“Vade retro a chi soffre di claustrofobia o a chiunque sia facilmente impressionabile”. Questo dovrebbe essere scritto all'ingresso di questa lunga e profonda miniera, trasformata negli anni Sessanta del Novecento nella principale attrazione turistica di Banská Štiavnica. Strettissimi cunicoli, anguste gallerie, anfratti gocciolanti e piccoli tabernacoli di santa Barbara, protettrice dei minatori. E ancora macchinari obsoleti, vecchie fotografie che illustrano come si svolgeva il lavoro fra le due guerre mondiali e poche vie di fuga. Troppo poche, perché anche se oggi la miniera è stata messa in sicurezza, in un passato non troppo lontano qui sono morti in tanti. La discesa nelle viscere della terra che propone il Banské múzeum v prírode non centra nulla con le gite in miniera, parecchio edulcorate, che propongono molti altri paesi. Lo si capisce già dall'attrezzatura che viene fornita: caschi protettivi mezzi rotti, torce elettriche di una volta e cerate logore. Tute che hanno sicuramente conosciuto tempi migliori, ma fanno capire più di qualsiasi parola quanto coraggio e forza di volontà avessero gli uomini che qui, più che lavorarci, vivevano, in un'epoca in cui l'orario di lavoro era ancora una delle tante battaglie da compiere.