Tra marmi, bronzi, ori e ceramiche si riconoscono i capolavori tante volte ammirati sui libri di storia e di arte antica. Spesso considerato una delle prime tappe di un soggiorno ad Atene, si consiglia di posticiparlo alla visita dei principali siti archeologici, così da ritrovare, dietro le teche e nelle sale, quelle opere che sappiamo essere state rimosse da templi, necropoli e palazzi. Solo in questo modo, inserite in un contesto preciso, le collezioni dell'Ethnikó Arheologikó Moussío riusciranno a raccontare l'evoluzione della civiltà e dell'arte greca dal neolitico all'età romana. Ospitato in un grande complesso classicheggiante, il museo è suddiviso in tre sezioni: quella preistorica, che comprende l'arte e la cultura micenea, la raccolta di sculture e quella di ceramiche. La collezione micenea espone oggetti rinvenuti nelle tombe reali: stele, maschere funerarie tra cui la “maschera di Agamennone”, vasi in oro, il “cratere dei guerrieri” e la celebre “coppa di Nestore”, in oro, decorata con scene dall'Iliade. Dalle Cicladi provengono idoli in marmo, perfettamente levigati e quasi trasparenti, dalle linee stilizzate: tra questi una “figura femminile” alta 1.52 metri, il “suonatore di lira” e il “suonatore di doppio flauto” (2400-2200 a.C.). La ricchissima esposizione di sculture parte con la bellezza fuori dal tempo dei “koúroi” e delle “korái”, sculture di ragazzi e ragazze dagli occhi a mandorla e dal sorriso arcaico. Seguono alcuni dei capolavori più conosciuti della scultura classica, che hanno definito i criteri dell'estetica per interi millenni. Spiccano il “Poseidone di Artemísion” in bronzo, colto nell'atto di scagliare il tridente, il “fantino di Artemísion”, con il giovane lanciato al galoppo, e l'”Efebo di Anticitera”. Segue una delle raccolte di ceramiche più preziose al mondo, con un'impressionante quantità di vasi e oggetti che fanno appassionare a quest'arte anche il visitatore meno incline al fragile mondo della ceramica.