Svetta con le sue solenni proporzioni e le sue colossali colonne nel punto più centrale dell'Acropoli. Eretto sotto Pericle (447-432 a.C.) per custodire il tesoro sacro della città e la preziosa statua di Athena, il tempio ancora oggi incanta per la perfezione e l'armonia delle linee, simbolo indiscusso della Grecia classica. Rimasto pressoché intatto per oltre 17 secoli (prima chiesa cristiana, poi moschea turca e infine deposito di polveri), il Partenone saltò in aria la sera del 26 settembre 1687 per una cannonata sparata dall'artiglieria veneziana. Rialzato nel 1930 il colonnato nord, gli elementi in ferro a sostegno non intaccano il fascino di questo capolavoro dell'architettura. 8 colonne sulle fronti, 17 sui lati, 46 quelle del peristilio che circondava il tempio. Come in tutti i templi greci, anche al Partenone le superfici si presentavano in origine coperte di colori vivaci e ornate di sculture e rilievi, tra cui le 92 métope della trabeazione, di cui se ne sono salvate 58, 42 in loco. Spettacolari dovevano essere i due frontoni, con statue a tutto tondo in marmo, attribuite al grande Fidia e alla sua scuola. Si entrava alla cella dal lato orientale. Qui era una delle opere più incredibili di Fidia: il fregio di circa 160 metri che correva all'esterno sulla trabeazione della cella, che rappresentava una processione in onore di Athena con 400 personaggi e 200 animali. Proprio le lastre che componevano il fregio sono al centro di una diatriba internazionale che dura dall'Ottocento, quando lord Elgin spostò i famosi marmi al British Museum di Londra. Al centro del “náos”, la cella (detta ekatómpedon perché lunga 100 piedi, 30 metri x 19), troneggiava la veneratissima statua della dea, di Fidia, alta ben 12 metri che, portata a Costantinopoli, andò poi distrutta. Nonostante le spoliazioni e gli elementi a sostegno delle sue parti, il Partenone continua a dominare dall'alto dell'Acropoli su una città ormai profondamente modernizzata. E il contrasto con il fascino antico di questo tempio è ancora più forte.