Pinacoteca Nazionale di Bologna sede di Palazzo Pepoli Campogrande
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La storia della famiglia Pepoli è strettamente legata alla città e al grande Palazzo che Romeo Pepoli acquistò nel 1276, monumentalizzato solamente nel 1344 da Taddeo Pepoli mediante un esterno imponente e un fossato; l’interno era caratterizzato da una corte nobile, lo scalone d’onore e un salone per i ricevimenti con decorazioni in stucco.
Divenuto senatore del governo cittadino, nel 1653, Odoardo Pepoli iniziò la costruzione dell’imponente “Palazzo Nuovo” su terreno acquistato dalla famiglia tra il 1577 e il 1648 innanzi al medievale “Palazzo Vecchio”. Il corpo centrale inquadrato da due avancorpi prospicienti via Castiglione, il portale bugnato, i due differenti prospetti su via Clavature (Giuseppe Antonio Torri) e via Castiglione (Francesco Albertoni) rappresentano la trasposizione in pietra del potere della famiglia Pepoli; probabilmente lo scalone nobile (1664 ca.) e l’androne maestoso (1690) sono da imputare all’arte di Gian Giacomo Monti.
Maestosamente decorati, gli ambienti interni furono affidati agli artisti bolognesi più prestigiosi (Canuti, Crespi, Creti, Rolli) che, tra il 1665 e il 1710, fecero assurgere il complesso ai massimi livelli artistici locali arricchendone le volte e i saloni mediante gli sfondamenti prospettici caratteristici della fine del XVII secolo. Compendio della migliore arte bolognese del ‘600 l’impegno decorativo era studiato in funzione di dar lustro alla nobile casata: un esempio sono gli ovali in stucco istoriati di Canuti (1665) che diede misura della sua grandezza con l’Apoteosi di Ercole nell’Olimpo nel salone principale. Sempre al 1665 sono da ascrivere i due ovali di Domenico Maria Canuti (1626- 1684) che impreziosiscono il soffitto dello Scalone caratterizzati con le storie di Taddeo Pepoli. Contemporanea risulta la decorazione del Salone d’Onore (1669-1671) a opera del Canuti supportato da Domenico Santi che curò in particolare i prospetti architettonici dipinti. Il soggetto primario dell’affresco di eccellente qualità, caratterizzato da particolare luminosità e dettagli figurativi, è l’Apoteosi di Ercole simbolico padre di Odoardo Pepoli. Altre fastose decorazioni caratterizzano le sale più celebri del complesso. Probabilmente sotto il senatore Ercole Pepoli (1683) fu realizzato l’affresco dei fratelli Rolli che caratterizza la Sala di Felsina: dove una ragazza dai capelli biondi si reca in cielo su un cocchio trainato dai classici leoni alati veneziani.
Altre figure che caratterizzano l’affresco sono: la Giustizia che sottopone la Forza, la Generosità, la Scienza. A seguire ricordiamo la Sala dell’Olimpo che come tradisce il nome è caratterizzata dal celeberrimo monte casa delle divinità classiche che popolano l'affresco. Ad Alessandro Pepoli è invece da ascrivere la commissione dell’affresco nella Sala di Alessandro dove trionfa Alessandro Magno che taglia il nodo gordiano di Donato Creti inserito in una prospettiva di Marcantonio Chiarini caratterizzata da architettura dipinta. Palazzo Pepoli Campogrande custodisce l’importante quadreria Zambeccari che costituitasi nel palazzo vecchio venne a rimpolparsi nel corso del Settecento e che per volontà del marchese Giacomo doveva essere resa fruibile per curiosi, appassionati e studiosi. Tra i nomi eccelsi che figurano all’interno della collezione colpiscono gli “emiliani” Lodovico Caracci, Guercino, Albani e Crespi, Franceschini, Pasinelli, Creti mentre di respiro nazionale si ricordano Giuliano Bugiardini, Giovan Battista Langetti, Tiziano, Sebastiano Ricci, Mattia Preti. Non mancano opere di tradizione fiamminga.
Nel 1883 la Regia Pinacoteca acquisì il Palazzo e la collezione si arricchì di circa 400 dipinti.
Palazzo Pepoli oggi è un percorso museale dedicato alla storia, alle mutazioni, alla cultura della città sin a partire dalla fase etrusca.
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