Prevalentemente costituita di tufo, la rupe di Orvieto è stata nei secoli oggetto di scavo per la realizzazione di vani artificiali, genericamente chiamati `grotte', che hanno creato una sorta di città ipogea (Orvieto Underground), da qualche tempo in fase di studio sistematico. Le cavità che si snodano e si sovrappongono nel sottosuolo, spesso trasformate nel corso dei secoli e collegate tra loro da una complessa rete di passaggi e gallerie, sono di epoche e forme diverse a seconda della loro destinazione d'uso. Di origine etrusca sono probabilmente i cunicoli a sezione ogivale, i silos per le derrate agricole e alcuni profondi pozzi che, con le oltre cento cisterne per la raccolta dell'acqua piovana, dovevano assicurare l'approvvigionamento idrico della città. Medievali sono i butti (pozzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti), le cisterne a intonaco grigio, le fornaci, i resti del primo acquedotto cittadino. Inoltre, numerose cantine e cisterne rinascimentali, colombari esposti a mezzogiorno e comunicanti con l'esterno, grandi cave di pozzolana, frantoi e alcuni piccoli ambienti destinati al culto. Le visite si svolgono attualmente in due fra le più grandi e significative cavità artificiali, appositamente attrezzate e rese accessibili al pubblico.