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Pavia

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Pavia (PV)
A seguito dell’espansione romana a nord del Po, nell’89 a.C. il villaggio gallo-ligure fondato su un terrazzamento al riparo dalle piene del fiume divenne colonia col nome di Ticinum. Assunse allora l’orditura ortogonale del castrum ancora rinvenibile lungo l’asse di strada Nuova (il cardo) e corso Cavour-corso Mazzini (il decumano). Col nuovo nome di Papia ebbe forza e prestigio al tempo degli ostrogoti di Teodorico prima (498), dei longobardi poi (572-774), avviandosi a divenire coi franchi capitale del Regnum Italicum. Saccheggiata nel 924 dagli ungari, risorse grazie al suo porto fluviale, transito delle merci orientali provenienti da Venezia per i mercati d’Oltralpe. La ricchezza economica fu premessa dell’indipendenza comunale (metà XI secolo), dell’espansione urbana e della fiorente stagione artistica del romanico pavese: grandi basiliche, innumerevoli chiese e conventi, ‘cento torri’ e possenti mura a comprendere quel che oggi è il centro storico. Con la signoria dei Visconti (1359) Pavia si dispose ad accogliere una delle più eleganti corti rinascimentali d’Italia: il castello (1360), il riassetto urbano (apertura di strada Nuova e della piazza Grande antistante al Broletto, costruzione del Ponte coperto), fabbriche di nuove chiese (il Carmine, S. Francesco). Al tempo degli Sforza, oltre alla costruzione di importanti edifici laici (l’ospedale di S. Matteo, il primo nucleo dell’Università), incominciò la lunga vicenda del Duomo che concluse, in certo senso, una stagione di fervore artistico. La battaglia di Pavia (1525), vinta da Carlo V sui francesi, combattuta nel parco visconteo, segnò il passaggio della città (con tutto il ducato milanese) nell’orbita spagnola. Fortificata con bastioni, baluardi e terrapieni, fu residenza di possidenti terrieri e soprattutto centro universitario (collegi Borromeo, 1561, e Ghislieri, 1567). Passata nel 1713 agli Asburgo d’Austria, ai Savoia nel 1743 con Oltrepò e Lomellina, si trovò ridotta a territorio di confine. Accentuò tuttavia il suo ruolo universitario e si arricchì di bei palazzi tardobarocchi e neoclassici. Dopo l’unità d’Italia si accentuò l’espansione fuori dalla cinta cinquecentesca, cominciata dal 1815. Nel ’900 l’agricola Pavia conobbe l’impronta forte dell’industrializzazione (fonderie Necchi, Snia-Viscosa), già predisposta però, con le grandi strutture dell’Università, alla successiva riconversione terziaria.