Duomo
localita
Un’iscrizione sulla facciata dell’edificio attesta la costruzione del Duomo di Pisa nel 1063.
All’epoca Pisa era al culmine del suo sviluppo politico, economico e militare, e massima potenza marinara del Mediterraneo. La costruzione della nuova cattedrale fu espressione di questo potere, e per la costruzione si utilizzò il bottino proveniente dalle vittorie riportate sui saraceni e dal saccheggio di Palermo.
Il Duomo fu intitolato a S. Maria Assunta e fu realizzato su progetto dell’architetto Buscheto, che fuse la tradizione classica con elementi paleocristiani, bizantini, lombardi, arabi, normanni, realizzando un’opera unica, ‘in candido marmo’ e ‘senza precedenti’, come dice l’epitaffio della sua sepoltura in facciata.
Il Duomo fu consacrato nel 1118, e ultimato alla fine dello stesso secolo da Rainaldo, creatore della facciata a doppio spiovente, divisa inferiormente da arcate cieche, e coronata da quattro ordini di loggette ornate da tarsie marmoree e sculture.
I tre portali hanno ante in bronzo, con bassorilievi raffiguranti storie della Vergine e del Redentore realizzati da seguaci del Giambologna (fine del ’500).
Una partitura decorativa corre anche lungo i fianchi e i transetti, fino all’elegante abside, anch’essa, come la facciata, con un ordine di loggette.
A sinistra dell’abside, la porta di S. Ranieri ha pregevoli ante in bronzo (Storie del Nuovo Testamento) realizzate nel 1180 da Bonanno Pisano.
L’interno, a croce latina, con paramento a bande bianche e nere, ha cinque navate su colonnato duplice, con matronei anche nei bracci del transetto (a tre navate), cupola ellissoidale e profonda abside. Il soffitto a cassettoni è cinquecentesco.
All’inizio della navata centrale si trova una coppia di acquasantiere con statuette in bronzo di Felice Palma (1621). In fondo, è particolarmente notevole il pergamo in marmo di Giovanni Pisano (1302-1311), capolavoro della scultura gotica italiana; simboli e storie legate al rinnovamento religioso dell’epoca si addensano in un’articolata volumetria plastica e architettonica.
Quasi di fronte si trova una copia (l’originale è nel Camposanto) della cinquecentesca lampada votiva in bronzo disegnata da Battista Lorenzi che è detta di Galileo: secondo la tradizione, osservandone le oscillazioni lo scienziato pisano avrebbe compreso l’isocronismo del pendolo.
Nella navata destra, sul pilastro in controfacciata, una Crocifissione affrescata del ’400; tra gli altari, grandi tele di Antonio Cavallucci, Domenico Corvi, Francesco Mancini; al primo altare, Vergine in Gloria di Cristofano Allori; al terzo, Madonna delle Grazie di Andrea del Sarto e Giovanni Antonio Sogliani.
Nel transetto destro, in alto, nel catino originario dell’abside, mosaico trecentesco con la Madonna in Gloria; nella navatella sinistra è la tomba di Arrigo VII (1315), di Tino di Camaino.
Nella crociera del transetto, sotto la cupola, pavimento cosmatesco del dodicesimo secolo.
Nel presbiterio, sulla balaustra, due angeli in bronzo del Giambologna (1602); nell’interno, stalli intarsiati del ’400; ai lati, tele di Andrea del Sarto e di Giovanni Antonio Sogliani; all’altare maggiore, Crocifisso in bronzo del Giambologna.
Nel catino dell’abside, mosaico duecentesco con il Redentore fra Maria e S. Giovanni evangelista ( il volto del santo è attribuito a Cimabue, 1302); in basso, dipinti di Domenico Beccafumi, Sodoma, Ventura Salimbeni, Orazio Riminaldi.
Nel transetto sinistro, nel catino dell’abside, mosaico trecentesco con l’Annunciazione e, sull’altare, ciborio in argento di Giovanni Battista Foggini (1678-1686).
Nella navata sinistra, tra gli altari, tele di Placido Costanzi, Gaetano Gandolfi, Giuseppe Collignon; al terzo altare, l’Eterno in Gloria di Ventura Salimbeni; al secondo, Il Paracleto e martiri, del Passignano.
All’epoca Pisa era al culmine del suo sviluppo politico, economico e militare, e massima potenza marinara del Mediterraneo. La costruzione della nuova cattedrale fu espressione di questo potere, e per la costruzione si utilizzò il bottino proveniente dalle vittorie riportate sui saraceni e dal saccheggio di Palermo.
Il Duomo fu intitolato a S. Maria Assunta e fu realizzato su progetto dell’architetto Buscheto, che fuse la tradizione classica con elementi paleocristiani, bizantini, lombardi, arabi, normanni, realizzando un’opera unica, ‘in candido marmo’ e ‘senza precedenti’, come dice l’epitaffio della sua sepoltura in facciata.
Il Duomo fu consacrato nel 1118, e ultimato alla fine dello stesso secolo da Rainaldo, creatore della facciata a doppio spiovente, divisa inferiormente da arcate cieche, e coronata da quattro ordini di loggette ornate da tarsie marmoree e sculture.
I tre portali hanno ante in bronzo, con bassorilievi raffiguranti storie della Vergine e del Redentore realizzati da seguaci del Giambologna (fine del ’500).
Una partitura decorativa corre anche lungo i fianchi e i transetti, fino all’elegante abside, anch’essa, come la facciata, con un ordine di loggette.
A sinistra dell’abside, la porta di S. Ranieri ha pregevoli ante in bronzo (Storie del Nuovo Testamento) realizzate nel 1180 da Bonanno Pisano.
L’interno, a croce latina, con paramento a bande bianche e nere, ha cinque navate su colonnato duplice, con matronei anche nei bracci del transetto (a tre navate), cupola ellissoidale e profonda abside. Il soffitto a cassettoni è cinquecentesco.
All’inizio della navata centrale si trova una coppia di acquasantiere con statuette in bronzo di Felice Palma (1621). In fondo, è particolarmente notevole il pergamo in marmo di Giovanni Pisano (1302-1311), capolavoro della scultura gotica italiana; simboli e storie legate al rinnovamento religioso dell’epoca si addensano in un’articolata volumetria plastica e architettonica.
Quasi di fronte si trova una copia (l’originale è nel Camposanto) della cinquecentesca lampada votiva in bronzo disegnata da Battista Lorenzi che è detta di Galileo: secondo la tradizione, osservandone le oscillazioni lo scienziato pisano avrebbe compreso l’isocronismo del pendolo.
Nella navata destra, sul pilastro in controfacciata, una Crocifissione affrescata del ’400; tra gli altari, grandi tele di Antonio Cavallucci, Domenico Corvi, Francesco Mancini; al primo altare, Vergine in Gloria di Cristofano Allori; al terzo, Madonna delle Grazie di Andrea del Sarto e Giovanni Antonio Sogliani.
Nel transetto destro, in alto, nel catino originario dell’abside, mosaico trecentesco con la Madonna in Gloria; nella navatella sinistra è la tomba di Arrigo VII (1315), di Tino di Camaino.
Nella crociera del transetto, sotto la cupola, pavimento cosmatesco del dodicesimo secolo.
Nel presbiterio, sulla balaustra, due angeli in bronzo del Giambologna (1602); nell’interno, stalli intarsiati del ’400; ai lati, tele di Andrea del Sarto e di Giovanni Antonio Sogliani; all’altare maggiore, Crocifisso in bronzo del Giambologna.
Nel catino dell’abside, mosaico duecentesco con il Redentore fra Maria e S. Giovanni evangelista ( il volto del santo è attribuito a Cimabue, 1302); in basso, dipinti di Domenico Beccafumi, Sodoma, Ventura Salimbeni, Orazio Riminaldi.
Nel transetto sinistro, nel catino dell’abside, mosaico trecentesco con l’Annunciazione e, sull’altare, ciborio in argento di Giovanni Battista Foggini (1678-1686).
Nella navata sinistra, tra gli altari, tele di Placido Costanzi, Gaetano Gandolfi, Giuseppe Collignon; al terzo altare, l’Eterno in Gloria di Ventura Salimbeni; al secondo, Il Paracleto e martiri, del Passignano.
Informazioni
Apertura: lunedì-domenica 10-18; i giorni e gli orari di apertura possono subire variazioni. Apertura/Chiusura annuale: sempre aperto
Condizioni di visita: ingresso gratuito
Apertura: lunedì-domenica 10-18; i giorni e gli orari di apertura possono subire variazioni. Apertura/Chiusura annuale: sempre aperto
Condizioni di visita: ingresso gratuito