Tra le tante missioni che si diede il Touring Club fin dai suoi albori ce n’è una che non è così famosa: la promozione dell’enogastronomia. Ce lo ricorda il presidente Gian Domenico Auricchio nell’editoriale di Touring di ottobre. Eppure è fin dal 1923 che il tema fu identificato e affrontato dai padri fondatori del Club prima con una Guida d’Italia per stranieri del 1923 poi la la monumentale prima Guida gastronomica d’Italia che metteva per la prima volta in stretta relazione la cucina con il territorio che l’aveva creata. Un legame inscindibile che ancora è di estrema attualità. Tra le tante pubblicazioni che si sono succedute nel tempo fino alle più recenti newsletter Gusto Touring e InVino Touring e con il prossimo Bagaglio di viaggio per gli iscritti al Club “Il Buonpaese. Un Viaggio nei territori del gusto italiani”.

Al ritorno dell’attenzione e all’uso del treno è dedicata la sezione Idee di Touring di ottobre. Mezzo ecologico, comodo, capillare. Dopo anni di sviluppo dei viaggi aerei e dei treni ad alta velocità, gli italiani sembrano aver riscoperto il gusto di utilizzare i treni turistici ma anche i locali e quelli ordinari. Non è solo un modo di viaggiare sostenibile ma è anche una vera e propria filosofia del viaggio. Lo conferma anche l’originale intervista del grande scrittore americano Paul Theroux che non a caso rivendica il piacere di muoversi su rotaia.

Un’altra intervista, legata anch’essa al tema della gastronomia è quella alla chef triestina Antonia Klugmann. Appassionata di sport, di viaggi, di fotografia e cinefila, Antonia ha scelto il suo buon retiro creativo (il suo ristorante, L’Argine a Vencò che ha già una stella Michelin) nel Friuli profondo, immerso nella natura da cui attinge i suoi ingredienti preferiti ma le resta sempre la voglia di viaggiare "con l’occhio innamorato del turista”.

Tra i reportage del mese c’è un’immersione tra le piazze, i vicoli e le strade di Napoli. L’esuberante ex capitale dei Borbone festeggia i 2500 anni in grande spolvero e sottolinea la sua vena teatrale. Sembra tutta una città palcoscenico sul quale i napoletani si comportano come veri attori professionisti. C’è un gusto diffuso di andare ogni giorno in scena che è unico al mondo. Anche se non sempre lo spettacolo riesce gradito a tutti...

C’è poi una Sardegna diversa e lontana dai soliti cliché. È quella raccontata da Gabriella Saba che ha messo a fuoco una città, Nuoro, nel cuore dell’isola che viene non a caso definita la piccola Atene sarda. A sorpresa per molti la capitale della Barbagia rivendica un suo ruolo di epicentro culturale isolano che ritrova le radici nel primo premio Nobel alla sua concittadina Grazia Deledda ma che più che mai punta il suo futuro su arte, teatro, libri e storici caffè.

Ultima segnalazione da non tralasciare è il racconto del fotogiornalista Alessandro Gandolfi di un suo viaggio nella Puszta ungherese, l’ultima prateria d’Europa. Una pianura selvaggia tra il Danubio e i Carpazi, orgogliosa delle sue tradizioni agricole e della profonda cultura del cavallo ma anche desiderosa di aprirsi a un sostenibile turismo naturalistico.

Buona lettura!

Silvestro Serra