Era giugno 2012 quando Antonio Bertocci ha firmato sulla nostra rivista mensile Touring la denuncia sullo stato di abbandono della Reggia di Carditello, all'interno della rubrica il caso. Da quel giorno Carditello è stato “adottato” dal Touring come emblema dell'abbandono dei beni culturali del nostro Paese. Tanto che già allora si decise di fissare proprio in quel luogo simbolo la tappa di marzo della Penisola del tesoro. Purtroppo, però, l'accesso alla reggia è stato negato e l'evento Tci è stato trasferito provocatoriamente nella vicina Capua: obiettivo, quello di affrontare a fondo il tema suggerito proprio dal caso Carditello (per il programma del convegno, la partecipazione – da prenotare entro il 6 marzo – e per le notizie utili relative si può visitare la pagina dedicata su questo sito).
Ma sappiamo tutti di che cosa stiamo parlando? A scanso di equivoci, o forse solo per rinfrescare la memoria, rileggiamo in breve la scheda di questo capolavoro. La Reale tenuta di Carditello si trova nel territorio comunale di San Tammaro, in provincia di Caserta ed è detta anche Real sito di Carditello oppure, con riferimento alla palazzina ivi presente, Reggia di Carditello. La tenuta faceva parte di ben 22 luoghi utilizzati dalla casa reale borbonica di Napoli posti nella Terra di Lavoro (una unità territoriale oggi suddivisa fra Lazio, Campania e Molise) quali luoghi di delizie, casini di caccia, seterie ecc.
In particolare il complesso di Carditello da casino di caccia di Carlo di Borbone fu trasformato nel 1752 da re Ferdinando IV in tenuta modello, dove il corpo principale dell'edificio fu progettato da Francesco Collecini, allievo di Vanvitelli. Dopo l'Unità d'Italia la proprietà passò al demanio dello Stato e dopo il secondo dopoguerra, già in completo degrado (nel 1943 fu occupato dal comando nazista), al Consorzio generale di bonifica del bacino inferiore del Volturno. Da molti anni la tenuta è in uno stato di abbandono, che l'ha resa sconosciuta ai più e relegata in una posizione inferiore rispetto ad altre località e siti di interesse artistico. Nonostante il grave stato di decadenza e la scomparsa dei boschi che le facevano da cornice, sono ancora intuibili la ricchezza e bellezza artistica e architettonica della Reggia e la stupenda veduta d’insieme del sito, elementi che hanno fatto nascere l'antico appellativo di "Reale Delizia". Dal 2011 è stata infine oggetto di varie vendite all'asta, tutte andate deserte.
Per tornare al convegno di Capua va detto che il Touring Club Italiano ha scelto Carditello per iniziare una riflessione sullo status del patrimonio storico artistico, sulle prospettive di valorizzazione e tutela dei beni culturali e sulle potenzialità del turismo culturale nel Paese. "Con questo convegno – ha affermato Franco Iseppi, Presidente del Touring Club Italiano - non solo vogliamo denunciare la negata fruizione alla Reggia di Carditello, ma vorremmo soprattutto ribadire l’impegno del Touring Club Italiano a tutelare e valorizzare i beni culturali in Campania come nel resto d’Italia. Il turismo culturale – prosegue Iseppi - è un asset fondamentale per il nostro Paese non solo come contributo alla notorietà turistica dell’Italia all’estero ma anche come comparto economico. Il nostro Paese può contare su quasi 4.800 siti culturali (statali e non) che generano mediamente ogni anno circa 95 milioni di visitatori per un totale di 246,4 mln di euro di incassi (fonte Istat e Sistam)".
Parole quanto mai attuali, a maggior ragione in questi giorni, dopo l'incendio della Città della Scienza di Napoli, l'ultimo ed ennesimo dramma di una lunga serie che ha colpito la Campania.