Un vino non è quasi mai solo un vino, anzi. E se una bottiglia a tavola richiama al rito della convivialità, degustare da un calice è un gesto intimo, che accende l’immaginazione, suggerisce pensieri, rimanda a storie e territori.

Vinificare è un’arte antica che lascia molto poco al caso. Lo sanno le famiglie che da generazioni vivono nel Monferrato, terra di grandi vini e vignaioli esperti e coraggiosi.

Su queste colline pievi, paesi e castelli medievali scandiscono le province di Alessandria, Asti e Cuneo, ma noi restringiamo la prospettiva su Ozzano Monferrato, da qualche mese comune Bandiera arancione del Touring Club Italiano, con il suo centro storico raccolto, le case arroccate sul colle, il castello e la chiesa vegliata da un “campanilone” che sembra appoggiarsi a una parete di tufo, quasi a dire “lasciatemela godere questa meraviglia di panorama”.

In questo spazio solo apparentemente ristretto una dimensione si allarga a dismisura. È il tempo, che è stato l’alleato prezioso per tre famiglie che da un secolo producono bottiglie d’eccezione, tramandando saperi e sfruttando le proprietà della terra alluvionale e degli “Infernot”, camere naturali sotterranee, ideali per il riposo di botti e bottiglie.

LE CANTINE VALPANE E LA SAGA DEL “GIUSPIN”
A fine ‘800, a Cellamonte, Pietro Giuseppe Arditi, il "Giuspin", vive con un fratello e quattro sorelle che non riescono a distrarlo dalle vigne affittate sulle colline di Ozzano. Ma ad accendere la passione del Giuspin è la Tenuta Valpane: esposta bene, domina la valle con la mole della grande villa e una snella torretta con l'orologio. Che sogno.

Valpane da un po’ pare trascurata, perché i Fojadelli, i vecchi proprietari, di autunni e vendemmie ne avevano visti molti. Pietro allora si mette il vestito buono e dopo aver incassato un primo “no” grosso come una tenuta, riesce a conquistarsi la fiducia dei Fojadelli e l’affitto di Valpane, che nel 1902 diventa sua proprietà.

Poi viene l’amore, Teresa, il matrimonio e tra un giro di valzer e l’altro anche a Cellamonte arriva la guerra, quella Grande, e la crisi, altrettanto Grande, che nel ‘29 spinge i paesani a cercar lavoro dal Giuspin, che indietro non rimanda nessuno.  

Scomparso il Pietro Giuseppe, la memoria e le sue vigne vanno nelle mani di Lydia, figlia maggiore di Pietro, che da sempre lo segue tra vigne e cantine, al mercato di Casale e nelle trattative. Donna abile in un mondo di uomini, negli anni Cinquanta, Lydia Arditi fa crescere la produzione nella modernità, ma senza tradire la struttura e il bouquet di profumi del vino di papà. E a 88 anni, quando vede che il nipote, di nome Pietro come il nonno, stava prendendo in mano le redini dell’azienda, capìsce che di nuovo la tenuta Valpane stava voltando pagina... e che la storia continuava.

“Oggi ci metto la passione di sempre – ci racconta Pietro Arditi –. Mi sento molto legato al territorio di Ozzano e a tutto il Monferrato. Qui si raggiunge una alchimia che ci consente di fare dei vini eccezionali. Vini che ad oggi sono sempre più apprezzati nel mondo".

"Il lavoro è intenso, quasi totalizzante, ma i frutti si vedono. Sto ripiantando molti vigneti e delle circa 80mila bottiglie che produciamo in un anno, l’85% viene richiesto negli Stati Uniti. Il ritorno che iniziamo a vedere è quello turistico. Molto più di qualche anno fa si affacciano sulle colline turisti che vogliono avvicinare i nostri vini, le nostre vigne e soprattutto conoscere il Monferrato, ed Ozzano naturalmente. Non ci si ferma più nelle sole Langhe, finalmente si viene in Monferrato".

Pietro Giuseppe Arditi, il "Giuspin"

I BECCARIA, UNA STORIA D’AMORE ALL'OMBRA DELLA VITE
L’Azienda Agricola Beccaria nasce ad Ozzano Monferrato nei primi anni ’70 per volontà di due giovani sposi: Angelo e Maria Teresa. “La nostra storia è quella di una famiglia monferrina – racconta Laura Beccaria .- Un legame talmente forte da far sì che i miei genitori, nei primi anni ’70 lasciassero Genova per far ritorno in Monferrato nonostante mio padre lavorasse in una delle più rinomate torrefazioni della “Lanterna”. Ma il ritorno non poteva essere né a San Salvatore né a Mirabello, loro paesi d’origine, perché i miei genitori avevano un progetto: creare una realtà che desse continuità al lavoro delle proprie famiglie.

Ed è così che nel 1972, a Ozzano Monferrato, vide la luce l’Azienda Agricola Beccaria Angelo. "La messa a dimora del primo vigneto da parte mio nonno e di mio padre a partire dall’esecuzione degli innesti. Il nuovo capitolo data 2001, con la nascita dell’Azienda Agricola Beccaria Davide. Abbiamo ristrutturato la cantina, riprogettato e realizzato a mano un vigneto di 4 ettari su di un colle a schiena d’asino".

"Ci sono voluti mesi, ma oggi  alleviamo grignolino, barbera, freisa, nebbiolo, malvasia, arneis che rappresentano il nostro atto d’amore verso il nostro lavoro, verso la nostra terra, verso Ozzano, che prima l’Unesco e ora il Tci stanno raccontando con passione".

GLI ANGELINI, IL FUTURO È A OZZANO MONFERRATO
“Quaranta ettari di vigne, tutte intorno ad Ozzano”. Mauro Angelini si dedica interamente alla vinificazione e sembra avere “barra a dritta” quando racconta il suo lavoro e prospetta il futuro della Società Agricola Angelini, di Ozzano e del Monferrato tutto.

“Noi siamo cresciuti qui, siamo alla quarta generazione di coltivatori e produttori, e crediamo profondamente nelle qualità e nelle prospettive del nostro territorio”. Situata nel cuore del Piemonte, sulle dolci colline del Monferrato, la Società Agricola Angelini Paolo ha fatto la storia del Monferrato.

“Su questi terreni, dai più calcarei ai più argillosi, siamo riusciti a trovare il posto ideale per arrivare ai migliori risultati nel ventaglio dei vitigni classici del Monferrato, Barbera e Grignolino su tutti. Mentre ci piace osare un po’ con Viognier e Syrah. Noi rispettiamo questa terra che ci ospita da quasi un secolo. Nel 2022 compiremo cento anni e oggi più che mai ci stiamo impegnando ad eliminare diserbanti e fitofarmaci, nel rispetto dei vitigni del Monferrato, tesoro da preservare".  

"Ozzano merita di essere scoperta e riscoperta. E nel segno dell’accoglienza abbiamo investito un fondo europeo per accogliere i turisti e fargli assaggiare i nostri prodotti in una nuova struttura. Abbiamo costruito con materiali ecologici e dal 16 marzo del 2018 chi viene ad Ozzano può essere accolto e avvicinare la nostra cultura e i nostri vini.

Testo: Fabrizio Milanesi