Gli abitanti dei borghi Bandiera arancione custodiscono antiche lavorazioni artigianali, strettamente legate alla storia e alla cultura del territorio. Di generazione in generazione si tramandano tecniche e segreti giunti immutati sino ai giorni nostri. Da Nord a Sud le abili mani degli artigiani realizzano manufatti unici e pregiati da scoprire tra musei e botteghe.

Una produzione ricca e variegata che spazia dalle pantofole in tessuto tipiche di Gressoney-Saint-Jean ai preziosi ricami di Fobello, dai ferri taglienti di Frosolone alle raffinate ceramiche di Cerreto Sannita, fino ai colorati tappeti di Aggius.
 

Il centro storico di Gressoney-Saint-Jean (AO), tra le caratteristiche case Walser, conserva secolari tradizioni artigianali. È il caso della cooperativa D’Socka che, nella località turistica ai piedi del Monte Rosa, realizza le tipiche pantofole della valle del Lys secondo la lavorazione di un tempo.
Le d’Socka o pioun, come vengono chiamate nei dialetti Walser e franco-provenzale, sono pantofole in tessuto confezionate interamente a mano. Un’arte antica, come testimoniano gli scritti ottocenteschi in cui si fa per la prima volta riferimento a questo particolare tipo di calzatura. Realizzate dalle donne nelle lunghe giornate invernali, erano composte da diversi strati di tessuti pesanti recuperati da vecchi abiti, in modo da ottenere pantofole calde e robuste. Venivano indossate sia per i lavori nei campi sia nei giorni di festa. In queste occasioni si sfoggiavano stoffe dai colori vivaci e nel caso delle donne graziosi ricami sulla punta. Il rosso, che richiama il costume tipico della località, rimane tuttavia il più utilizzato. Info

La Fiera di Sant’Orso, che ogni anno, il 30 e 31 gennaio, richiama nelle vie del centro storico di Aosta artisti e artigiani da tutta la valle, è l’occasione ideale per scoprire la ricchezza dell’artigianato valdostano di tradizione.
 

La maestria delle donne di Fobello (VC) ha fatto la notorietà del piccolo borgo della val Mastallone. Dalle loro delicate mani nascono veri e propri capolavori di precisione e pazienza. Il puncetto, o “piccolo punto”, è una delle forme tipiche dell’artigianato valsesiano. Viene realizzato solo con ago e filo, unendo fra loro innumerevoli piccoli nodi per creare, con il susseguirsi di pieni e di vuoti, i pregiati ricami che ornano l’abito tradizionale e le case della Valsesia. Quest’antica lavorazione, secondo la leggenda introdotta dai saraceni nel X secolo, da tempo immemore viene tramandata oralmente di madre in figlia. Nel 1500 la bellezza dei merletti valsesiani spinse Gaudenzio Ferrari a dipingerli sugli abiti delle sue Madonne, come quella di Brera e quella del Polittico di Varallo. Grazie alla regina Margherita di Savoia, amante delle verdi vallate della Valsesia, alla fine del XIX secolo il puncetto si diffuse anche nelle corti d’Europa.

In una casa d’epoca nel centro di Fobello si trova il Museo del puncetto in cui sono esposti pizzi, abiti, oggetti, una collezione di costumi tradizionali della val Mastallone e la culla usata nel tradizionale rito del battesimo, durante il quale il bambino, avvolto in un panno rosso, viene posto in una culla di legno trasportata sulla testa da una ragazza in abito tipico fin davanti alla chiesa. Info

L’antico borgo molisano di Frosolone (IS) è noto per le sue lame. Da secoli, nelle piccole botteghe di famiglia, dove la pratica della forgiatura viene tramandata di padre in figlio, risuona il rumore del martello che batte ritmico sull’incudine. Grazie all’abilità degli artigiani locali coltelli, forbici, bisturi e lame da taglio di ogni forma e dimensione si trasformano in autentiche opere di artigianato artistico: dal “Gobbo di Frosolone” alla “Zuava”, il tradizionale coltello dei pastori, dal “Mozzetto” alla “Roncola”, utilizzata dai contadini, fino alle forbici da sarto, da barbiere, da manicure e da potatura.
A Frosolone la lavorazione artigianale dell’acciaio vanta origini antiche. Nel XIX secolo questa attività dava lavoro a centinaia di artigiani e apprendisti. Oggi, accanto alla produzione delle botteghe e dei negozi specializzati, convive quella industriale che tuttavia contribuisce al perpetuarsi della tradizione locale.

Da non perdere il Museo dei ferri taglienti in cui sono conservati centinaia di oggetti recuperati tra i collezionisti e i discendenti delle famiglie di forgiatori di lame del secolo scorso, strumenti di fine Ottocento e macchinari industriali di epoca moderna. Info

Le raffinate ceramiche di Cerreto Sannita (BN) sono famose in tutto il mondo. La cittadina campana vanta un’antica tradizione. Qui tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento giunsero scalpellini, muratori e stuccatori dal Regno di Napoli per ricostruire la città distrutta dal terremoto del 1688. Tra questi vi erano anche i “faenzari”, come in passato venivano chiamati i ceramisti, che portarono nella tradizione cerretese l’influenza della ceramica di Capodimonte, dando vita ad una ceramica fastosa e baroccheggiante. Il XVIII secolo è il periodo d’oro della ceramica cerretese che trae la sua unicità proprio dalla contaminazione di esperienze diverse, distinguendosi per i ricercati decori e per i colori vibranti, tra cui spiccano il verde, il giallo e il blu oltremare, anche noto come “blu cerretese”. Celebri sono le acquasantiere, i piatti da parata, gli albarelli e le “riggiole”, apprezzati anche oltre i confini nazionali.

Oggi questa antica tradizione continua a vivere nel locale istituto d’arte e nelle botteghe artigianali che offrono un vasto assortimento di pezzi moderni o ispirati a quelli antichi. Questi ultimi sono conservati nel Museo civico della ceramica cerretese in cui ammirare opere antiche risalenti al Settecento e al Novecento e opere contemporanee donate dagli artisti che partecipano alle varie edizioni della Biennale d’arte ceramica contemporanea di Cerreto Sannita. Info

Ad Aggius (OT) l’arte tessile è viva e radicata. Ancora oggi nel borgo della Gallura si tessono i coloratissimi tappeti di lana a motivi geometrici per cui la località è conosciuta in Italia e all’estero. La tessitura è una componente importante del patrimonio storico e culturale sardo. Diversi sono i centri in cui quest’arte viene tramandata di madre in figlia. Tra questi Aggius è senza dubbio il più rappresentativo dell’artigianato tessile gallurese.
Ogni zona della Sardegna vanta proprie peculiarità per quanto riguarda la tecnica e i motivi ornamentali. I tappeti aggesi si differenziano per la particolare tessitura, definita “all’antiga”, per i colori e per il caratteristico disegno “a dati”, una serie di strisce orizzontali, separate fra loro da una sottile fascia di colore diverso detta “pomu”, contenenti vari soggetti, come rombi, fiori o stelle.

Il MEOC – Museo Etnografico Oliva Carta Cannas ripercorre la storia della cultura popolare aggese dal 1600 ai giorni nostri. Al suo interno, oltre alla fedele ricostruzione di una casa tradizionale con arredi d’epoca e oggetti d’uso quotidiano, vengono celebrate le attività artigianali di Aggius, fra cui la produzione tessile a cui è dedicata la “Mostra permanente del tappeto aggese”. Nella sala della tessitura è inoltre possibile ammirare le donne del posto mentre lavorano al telaio secondo metodi tradizionali. Info

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