Nella lingua italiana, la frase “passare sotto le forche caudine” equivale all'idea di essere sottoposti a una grande umiliazione. D'accordo, ma dov'erano le forche caudine, e che cosa vi accadde di tanto importante da rimanere per millenni inciso nella memoria collettiva?

Le forche caudine furono il sito dove nel 321 a.C., durante la seconda guerra sannitica, i sanniti di Gaio Ponzio inflissero ai Romani la maggior umiliazione della loro storia, come racconta Tito Livio: «E venne l’ora fatale dell’ignominia. Prima i consoli, quasi nudi, furono fatti passare sotto il giogo; poi gli altri in ordine e grado furono sottoposti alla stessa ignominia; infine a una a una tutte le legioni».

E quindi, dov'erano queste “forche” della vergogna? Per quanto la loro esatta localizzazione resta oggetto di dibattito fra gli storici, l'opinione prevalente è che le Forche caudine si trovassero nella stretta di Arpaia fra Caserta e Benevento, al centro del territorio dei bellicosi Sanniti Caudini: proprio una loro città, l'antica Caudium (le cui rovine sono vicino all'attuale Montesarchio), aveva dato il nome alla stessa Valle Caudina, chiave fondamentale d'accesso alle vie di transito per il territorio pugliese, attraverso la quale alla fine i Romani nel 268 a.C. riuscirono a far passare la Via Appia.

C'era però anche un'altra via d'accesso alla conca caudina e al suo verde paesaggio circondato di colline e montagne: arrivava da nord, da Casilinum (ora Capua), lungo i fiumi Volturno e Isclera, e passava per un piccolo villaggio sannitico alle falde del Monte Taburno, uno dei tanti fortilizi che rendevano inespugnabile la zona, eretti in posizioni eccezionali dal punto di vista panoramico e strategico. Quando infine i Romani conquistarono il territorio sannitico, quel villaggio arroccato sul tufo, l'antica Saticula o Saticola citata da Virgilio nell'Eneide, fu raso al suolo e trasformato in un castrum romano. Era il primo nucleo di quello che nel Medioevo sarebbe diventato uno dei borghi più belli della Campania, con il nome tutto nuovo di Sant'Agata, attribuitole nell'VIII secolo d.C. in onore della santa catanese. Solo nel XII secolo, in epoca normanna, sarebbe stato aggiunto “de' Goti”: il riferimento, contrariamente a una diffusa convinzione, non sarebbe ai Goti (gli invasori germanici sconfitti nella battaglia del Vesuvio nel 553 d.C. e la cui presenza nel Sannio però non è mai stata dimostrata) bensì ai feudatari francesi “Drengot” o “De-Goth", o ancora "Dei Gothi", la stessa famiglia da cui proveniva papa Clemente V eletto nel 1305. 

Testo di Roberto Copello; foto del Comune

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