Ironie della storia. Quando ventenne studiava a Colonia, i compagni di san Tommaso d'Aquino lo prendevano in giro, chiamandolo “il bue muto”. Chi mai avrebbe immaginato, allora, che il grande e taciturno teologo alla sua morte sarebbe stato sepolto nella chiesa dell'abbazia di Fossanova, e che questa, qualche secolo dopo (quando le spoglie di Tommaso già non si trovavano più lì) sarebbe stata adibita a stalla, dove scorazzavano mandrie di bovini?

Per capire come ciò sia stato possibile occorre partire dall'inizio. Anzi, dalla fine della vita dell'immenso pensatore, autore della Summa Theologiae. San Tommaso d'Aquino morì il 7 marzo 1274, alle prime ore del giorno, nella foresteria dell'abbazia di Fossanova, dove in realtà non avrebbe dovuto esserci. Il frate domenicano negli ultimi mesi aveva avuto visioni straordinarie, che al confronto gli avevano fatto apparire “paglia” le migliaia di geniali pagine che aveva scritto. Aveva anche da poco rifiutato la nomina ad arcivescovo di Napoli, ma non aveva potuto declinare la convocazione di papa Gregorio X per il Concilio che doveva iniziare il 1° maggio 1274 a Lione. Così il Dottore Angelico (ma quanti soprannomi aveva san Tommaso?) aveva dovuto lasciare Napoli e mettersi in cammino.

Chissà, forse perché era inverno, forse perché l'agro pontino era paludoso e insalubre, fatto è che la mente più brillante della sua epoca si ammalò, prima ancora di aver raggiunto Roma. Dovette fermarsi a riposare a Fossanova, dove però rapidamente peggiorò. Tommaso capì che era giunta la sua ora, ma non fece resistenza, rassicurato dal destino buono che, ne era certo, lo attendeva. Non era lui l'uomo che aveva affascinato i suoi contemporanei con le sue cinque vie per dimostrare l'esistenza di Dio? Bene, quel Dio che aveva descritto come immutabile, eterno, infinito, onnisciente, unico, onnipotente ecc. ecc. ora lo attendeva e non v'era dunque da porre ostacoli alla sua volontà. Così il 4 o forse il 5 marzo Tommaso si confessò dall'amico Reginaldo, fece la comunione, pronunciò la sua consueta professione di fede. Il giorno dopo ricevette l'Unzione degli infermi, ovvero l'olio santo, rispondendo personalmente alle preghiere del rito. Infine, all'alba del 7 marzo 1274, dopo avere ancora una volta ricevuto l'eucaristia, il grande teologo padre della Scolastica, l'uomo che facendo dialogare fede e ragione aveva dato alla filosofia cristiana una solida base scientifica, si spense in una stanza al primo piano della Foresteria di Fossanova.

Tommaso d'Aquino venne sepolto in chiesa e Fossanova, che viveva allora il suo periodo d'oro, fu per un secolo meta di visite alla sua tomba. Il numero dei pellegrini però calò bruscamente dopo che i domenicani nel 1369 traslarono il corpo del santo a Tolosa, lasciandone vuota la tomba (ancora oggi è visibile in chiesa la sua semplice lastra di marmo di copertura). A Fossanova restarono alcune reliquie e la testa, vera o presunta, del santo. Reliquie che nel 1798, quando il monastero fu saccheggiato dai soldati di Napoleone, furono salvate trasferendole nella cattedrale di Priverno dove sono da allora custodite e venerate, in una delle cappelle laterali, e da cui escono solamente la vigilia della festa patronale di san Tommaso d'Aquino (7 marzo) per essere portate in processione.

All'inizio del Seicento, intanto, il cardinale commendatario Francesco Barberini aveva fatto trasformare in cappella la stanza ove era morto san Tommaso, per poi farla arricchire con un bel soffitto a cassettoni decorato da dipinti dei quali, però, oggi non restano tracce. Nel corso dello stesso XVII secolo era stato realizzato anche il pregevole rilievo marmoreo che riproduce la morte dell’Aquinate, opera che pare possa attribuirsi o ai discepoli del Bernini o ai discepoli dell’Algardi.

Fossanova, così, in qualche modo è rimasta legata per sempre a quel santo che, qui solo di passaggio, ne fece il luogo per ben altro e definitivo transito. Circostanza che merita di essere ricordata, ancor più in occasione di un importante anniversario. Così a Fossanova il 14 settembre 1974 accadde qualcosa di storico: un elicottero bianco atterrò accanto all'abbazia e da esso discese niente meno che papa Paolo VI. Il pontefice aveva voluto venire a Fossanova per onorare il dottore angelico, nel settimo centenario della sua morte (sia pur con qualche mese di ritardo...). “Era nostro pensiero di fare, quasi furtivamente, questa visita, a titolo di devozione privata”, spiegò Montini, “ma le circostanze prevalgono su questa nostra intenzione...”. Quel giorno infatti una gran folla di fedeli accorse da tutta la provincia di Latina, e davvero si può dire che nella sua millenaria storia Fossanova non aveva mai visto così tanta gente stringersi attorno all'abbazia. A loro, Paolo VI rivolse parole che risuonano attuali ancor oggi, tanto nella stanza del trapasso di Tommaso come in qualsiasi altro luogo della contemporaneità: “Maestro Tommaso, quale lezione ci puoi dare? A noi, in un momento breve e intenso qual è il presente, a noi lontani sette secoli dalla tua scuola, a noi, galvanizzati dalla cultura moderna, a noi, fieri del nostro sapere scientifico, a noi, distratti dal «fascino della frivolezza», la fascinatio nugacitatis, di cui parla il libro della Sapienza, e di cui noi sperimentiamo oggi, con la prevalenza della conoscenza sensibile su quella intellettuale e spirituale, il vertiginoso incantesimo, a noi, sottoposti alla anestesia del laicismo antireligioso, a noi, san Tommaso, che ancora grandeggi, filosofo e teologo, sull’orizzonte del pensiero avido di sicurezza, di chiarezza, di profondità, di realtà, a noi, anche con una sola parola, che cosa ci puoi dire?”.

Testo di Roberto Copello; per le foto, si ringraziano Comune di Priverno (in alto); GettyImages (ritratto di San Tommaso e pala); Città di Aquino (rilievo della cappella). 

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