L'ambiente agreste che la circonda, intatto e armonioso, ha qualcosa di antico e rafforza la suggestione che si manifesta in chi scopre questo gioiello romanico. Perché la preziosa chiesetta di San Tomè, ovvero di San Tomaso in Lémine, ad Almenno San Bartolomeo non è una semplice ancorché millenaria pieve rurale, come se ne possono trovare tante in giro per l'Italia, ma è un esempio unico, sofisticato e geniale di architettura religiosa medievale.

Di fatto, con la sua perfetta struttura circolare, dal fascino quasi magico, si tratta di una delle più belle e originali costruzioni romaniche a pianta centrale della Lombardia, con i tre cilindri sovrapposti dalle differenti dimensioni che formano un gioco piramidale di volumi che conferisce leggerezza ed eleganza all'edificio.

San Tomè - detta anche La Rotonda di San Tomè - si raggiunge dalla zona industriale ai piedi di Almenno San Bartolomeo, percorrendo la strada della Regina e oltrepassando la provinciale che porta nella Valle San Martino e a Pontida. Eretta in conci di pietra verso la fine dell'XI secolo o, al più tardi, all'inizio del XII secolo, la chiesetta di San Tomè ha forme così sofisticate che hanno fatto pensare, niente meno, che a una raffinata elaborazione della Cappella Palatina di Aquisgrana.

L'edificio si compone attraverso le precise geometrie del cerchio e della retta che generano gli involucri spaziali cilindrici del corpo principale (scandito all'esterno da semicolonne e misurato superiormente da una sequenza di archetti) e dell'abside, compenetrata nel corpo principale. L'interno, circolare, è scandito da otto colonne a cui sono sovrapposte altrettante colonne del matroneo, con il perfetto taglio della pietra e l'originalità dei capitelli (soprattutto quelli del piano superiore, finemente decorati con figure zoomorfe, antropomorfe e geometriche) che arricchiscono di qualità cromatiche e plastiche la suggestione delle strutture circolari. Queste si moltiplicano nei due livelli sovrapposti del deambulatorio e del matroneo, per estendersi poi alle nicchie del perimetro, alla cavità che contiene la scaletta di accesso al matroneo, al presbiterio e alla cupola a volte anulari.

Testo di Roberto Copello; per le foto, si ringraziano turismovalleimagna.it (in alto); Getty; visitbergamo.net (interno).

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