Ci si spinge fino al limite settentrionale della provincia di Isernia. Si oltrepassano boschi rigogliosi e piacevoli colline. Si sale fino a 850 metri di altitudine. Infine, si entra nell'antico paese di Agnone, allungato su un colle roccioso che domina la grande valle del Verrino. E allora, chissà perché, viene alla mente il noto indovinello che pone la questione se sia nato prima l'uovo o la gallina. Forse perché ad Agnone quell'indovinello vien quasi da parafrasarlo in quest'altro modo: sono nate prima le chiese o le campane? Detto in altri termini: non sarà che questo piccolo borgo molisano ha un numero così sproporzionato di chiese, più o meno una ogni 300 abitanti, solo perché qui da sempre si producono così tante campane che valeva dunque la pena collocare, esibire, far conoscere anche a chi arrivava da fuori? Perché Agnone, lo sanno tutti, è famosa nel mondo per le campane che qui vengono fuse con impareggiabile maestria da almeno mille anni, grazie alla capacità di padroneggiare tecniche di lavorazione dei metalli che risalirebbero addirittura agli antichi Sanniti (e che nel 1753 portarono a contare in paese ben 10 fonderie che rifornivano 14 botteghe di ramaio), ma le sue chiese, i suoi palazzi, il suo centro storico di impronta veneziana meritano di essere altrettanto conosciuti.

Una radicata tradizione, mai confermata e anzi spesso smentita, vuole che Agnone sia stata fondata sulle rovine della città sannita di Aquilonia distrutta dai Romani nel 239 a.C. Ed è comunque di eccezionale importanza la Tavola Osca, nota anche come Tabula Agnonensis o Tavola degli Dei, che fu scoperta nel 1848 da un contadino fra Agnone e Capracotta, in località Fonte del Romito. Si tratta di una lastra in bronzo di 28x16,5 centimetri, che su ambedue le facce presenta iscrizioni in lingua osca (la lingua parlata dall'Umbria alla Lucania) dedicate a Cerere, la dea della fertilità. Non c'è da stupirsi, in quanto i sanniti avevano il loro santuario principale non lontano da Agnone, nel tempio italico di Pietrabbondante. Purtroppo chi vuole ammirare la Tavola Osca deve andare a Londra, al British Museum, cui l'inestimabile reperto fu venduto nel 1873 da un antiquario romano. Agnone si consola con un'altra tavola sannita, la stele funeraria di Vibia Bonitas, conservata al Teatro Italo Argentino, nel centro storico.

I sanniti, dunque, da queste parti abitavano. E anche i Romani qualche insediamento dovevano averlo. Ma Agnone come la conosciamo oggi ha origini medievali, risalendo al XII secolo quando fu fondata da soldati e artigiani provenienti da colonie veneziane lungo l'Adriatico. Presto divenne una città importante, e le numerose chiese (almeno 16 nel centro storico) lo attestano.

Entrando in paese da est, per via Marconi, e dirigendosi poi verso il centro storico lungo corso Vittorio Emanuele, si trova una lunga scalinata che sulla destra sale alla chiesa di Sant'Antonio Abate, che nonostante l'aspetto barocco datole nel Settecento è in realtà stata fondata nel 1118. La facciata, molto semplice, ha un bel portale architravato. Il campanile è alto 30 metri e l'interno è a navata unica. 

Sempre su corso Vittorio Emanuele, invece, si trova la chiesa parrocchiale di S. Emidio, eretta nel 1443 da mercanti ascolani dove c'era una chiesa distrutta dal terremoto del 1096. Splendido il portale gotico ogivale, a colonne tortili e a motivi vegetali, con un grande rosone e la statua del santo. L'interno, a due navate, ha begli altari barocchi, un crocifisso in gesso del ligure Giulio Monteverde, e numerose statue in marmo e in terracotta realizzate a fine Ottocento dal famoso scultore senese Giovanni Dupré e dalla figlia Amalia, particolarmente attivi ad Agnone per via dell'amicizia che li legava al parroco del tempo, mons. Luigi Panunzio. Caratteristiche, nel coro, anche le statue lignee dei 12 apostoli, a grandezza naturale, di scuola napoletana del Seicento.

Proseguendo, si superano la barocca chiesa dell'Annunziata, eretta nel 1505 e che a inizio Seicento fu ultima dimora di san Francesco Caracciolo, e la sede del Municipio, sino ad arrivare nell'irregolare piazza Plebiscito, presso cui si trova la chiesa della Trinità, con tele dell'agnonese Giuseppe d'Apollonio. Nella piazza si dipartono sette vie, verso altrettante zone del borgo antico. Una è il notevole corso Garibaldi, che prima di sfociare sullo scenografico belvedere della Ripa allinea alcuni dei principali palazzi nobiliari del paese (casa Nuonno del sec. XIV, casa Paoloantonio del sec. XVII, casa Apollonio del sec. XV, casa Bonanni del sec. XV. casa Santangelo del sec. XVI), antiche case spesso provviste di elementi evidentemente veneziani, quali bifore gotiche o leoni in pietra su mensole (il “borgo veneziano” della Ripa è di fatto il quartiere originario di Agnone), mentre sono inaccessibili lo storico convento delle clarisse (1434) e il ricco corredo ligneo rococò dell'attigua chiesa di Santa Chiara.

Da piazza Plebiscito, già piazza del Tomolo, si possono raggiungere anche le chiese di San Biase (già cappella duecentesca dei conti Borrello, poi sede della Confraternita della Madonna della Mercede), di Santa Croce (i teschi scolpiti sul portale indicano che era sede della Congregazione della Morte) e soprattutto l'importante chiesa trecentesca di San Francesco, monumento nazionale. Ristrutturata nel Settecento, mantiene comunque portale gotico e bellissimo rosone del 1343. Originale il campanile con sommità in ferro battuto e bellissima la cupola a tamburo. All'interno della chiesa si trovano ricchi altari e affreschi del molisano settecentesco Paolo Gamba. Notevole la tavola dell'Assunta di inizio Cinquecento. Un portale barocco del 1769 introduce poi al bel chiostro dell'ex convento francescano, sede oggi della Biblioteca intitolata allo storico agnonese Baldassarre Labanca, nonché della Mostra permanente del libro antico, con rari volumi, fra cui una copia cinquecentesca dell'Opera omnia di Platone.

Da qui, salendo per i vicoli sino alla parte più alta di Agnone, si può giungere a San Marco, la millenaria Chiesa Matrice del paese, il cui portale rinascimentale è fregiato da un leone di San Marco in rame. L'interno, a una navata, è spartito da un ordine di semicolonne corinzie, fra le quali vi sono ricchi altari barocchi in legno intagliato e dorato. Particolarmente ricco l'altare della Madonna del Rosario. Ancora, la parte estrema del borgo riserva ancora la chiesa di Sant'Amico (a croce greca e forse eretta al posto di un tempio pagano, conserva all'interno una tavoletta in argento del 1520, detta “Pace di Sant'Amico”, del 1520, con la deposizione di Gesù dalla croce) e la millenaria chiesa di San Nicola di Bari (di aspetto settecentesco, con un bel campanile rivestito di maioliche gialle e verdi e una cupola ornata da affreschi dei Quattro Evangelisti).

Tornando a Piazza Plebiscito, cuore del centro storico, si può ammirare la fontana marmorea voluta in occasione della costruzione dell'acquedotto, nel 1881, e che porta lo stemma di Agnone, e si può visitare il Museo della Ndocciata, dedicato alla più conosciuta tradizione locale, la sfilata di migliaia di enormi fiaccole la notte della Vigilia di Natale. Realizzate artigianalmente con tronchi di abete e fasci di ginestre, le ndocce sono accese e portate a spalla lungo il corso principale del paese. Il museo espone alcuni di questi manufatti, alti anche 4 metri, fotografie che raccontano la loro fabbricazione e il trofeo che ogni anno viene vinto da una delle cinque contrade del paese. È documentata anche la “ndocciata” che fu eseguita l'8 dicembre 1996 in Piazza San Pietro davanti a papa Giovanni Paolo II.

Nella zona artigianale a nord del paese si trova invece La Ramera - Museo Storico del Rame "Francesco Gerbasi", sorto per iniziativa della famiglia Gerbasi, ultimi ramai locali, e intitolato al capostipite Francesco, calderaio nato in Abruzzo nel 1856. Un video serve a comprendere il procedimento di lavorazione del rame per produrre caldaie, catini, pentole ecc.

E, per concludere, ricade nel territorio comunale di Agnone anche la frazione Staffoli, che da una trentina d'anni ha saputo trasformarsi in un angolo italiano di Far West. Chi arriva qui trova infatti saloon western, recinti da rodeo, mandrie bovine e soprattutto 850 ettari di pascoli, torrenti, boschi di querce e conifere dove cavalcare liberamente. Proprio qui, a oltre mille metri di altitudine, si svolge ogni anno in agosto il “Corsalonga Western Show”, il maggior raduno equestre dell'Italia centro-meridionale, che richiama sempre migliaia di appassionati dall'Italia e dall'estero.

Testo di Roberto Copello; per le foto, si ringraziano Comune (in alto), staffoli.it (cavalli) e Wikipedia Commons, in particolare Gianfranco Vitolo per le foto delle chiese.

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