Chi, da ragazza, non ha mai sognato di sposarsi come una principessa? E anche se si è maschietti, ammettiamolo, non può lasciare indifferenti l'idea di un matrimonio da fiaba come avrebbero potuto permetterselo Re Artù e Ginevra, Paolo e Francesca, Tristano e Isotta, o anche, ma sì, Rapunzel ed Eugene. Bene: ad Acquaviva Picena, panoramico borgo medievale a pochi chilometri da San Benedetto del Tronto e dal mare, a 350 metri di altitudine, questo sogno è una realtà possibile.

Qui ogni estate il primo giovedì, venerdì e domenica di agosto, nello spettacolare scenario della Rocca (la fortezza dei Duchi di Acquaviva, una delle più interessanti di tutte le Marche, sorta per difendere una postazione strategica a lungo contesa nel Medioevo tra fermani e ascolani), l'associazione Palio del Duca organizza Sponsalia, una delle più riuscite “feste medievali” in costume d'Italia: la rievocazione storica del matrimonio avvenuto nel 1234 tra Forastéria, figlia di Rinaldo degli Acquaviva detto il Grosso, e Rainaldo dei Brunforte, figlio di Bonconte e nipote di Fidesmino di Brunforte, vicario dell'imperatore Federico II.

La festa prevede il giovedì e il venerdì giochi, spettacoli e balletti medievali, e si conclude la domenica, nel cortile dentro le mura della fortezza, con un fastoso banchetto nuziale. Proprio l'esperienza maturata in ormai tre decenni di organizzazione ha indotto l'associazione Palio del Duca a fare questa “favolosa” proposta alle giovani coppie intenzionate a convolare, anche in date diverse da quelle della festa: pronunciato il sì in chiesa o in municipio, gli sposi si calano nei panni di Rainaldo e Forasteria indossando i meravigliosi abiti medievali appartenenti al guardaroba di Sponsalia e insieme agli invitati si recano in corteo alla Rocca, dove figuranti in costume “registrano” l'atto di matrimonio secondo una formula originale del 1300. Alla regia di tutta la cerimonia il presidente Nello Gaetani. La festa nuziale prosegue poi nell'atmosfera medievale della stessa rocca, illuminate da fiaccole e bracieri, mentre durante il buffet avvengono esibizioni di mangiafuoco, trampolieri, danzatori e altro.

Qualche coppia di giovani ha già approfittato di questa originale possibilità. Ma anche senza doversi sposare c'è sempre la possibilità di calarsi nella suggestiva atmosfera medievale del Palio e di Sponsalia. Il giovedì si comincia con la benedizione del drappo e l'impalmazione dei due fidanzati Forastéria e Rainaldo, impersonati da due giovani del paese. Il venerdì si rievoca il matrimonio, con gli sposi che pronunciano la tradizionale formula “Piace piace volo volo” davanti al duca Rinaldo degli Acquaviva e ai Notai. Subito dopo le due contrade di Acquaviva, Civetta e Aquila, già Colle e Rocca, si disputano il Palio (il “drappo” dipinto ogni anno da un artista diverso) con una serie di prove, tipo corsa delle pajarole, taglio del tronco, tiro alla fune, corsa con i sacchi (la maggior parte delle edizioni è stata vinta dalla Civetta, che addirittura si è imposta ininterrottamente dal 1994 al 2003). Infine, mentre in tutti quei giorni la Piazza del Forte e le vie del centro storico sono tornate all'epoca medievale, animate da mercanti e osti in costume, falconieri e musici, la festa si conclude la domenica sera nel cortile della Rocca, fra giullari e ballerine, con un sontuoso banchetto nuziale, medievale anche nel menù, e con l'incendio della stessa fortezza.

Celebrazioni medievali a parte, la Rocca resta comunque un'attrazione tutto l'anno. Edificata fra il Due e Trecento dalla potente famiglia degli Acquaviva d'Atri, distrutta dai fermani nel 1447 e ricostruita da Giovan Francesco Azzolino e dal famoso architetto fiorentino Baccio Pontelli nel 1474, è un esempio di fortificazione tardomedievale, con una irregolare pianta quadrilatera, torrioni angolari a forte scarpata che sembrano preludere ai possenti baluardi cinquecenteschi, e un mastio cilindrico alto circa 22 metri dalla cui cima lo sguardo spazia dal Mare Adriatico ai Sibillini, la Maiella e il Gran Sasso.

Restaurata a fine XIX secolo dall’architetto marchigiano Giuseppe Sacconi, autore del Vittoriale a Roma, la Rocca di Acquaviva ospita oggi il nuovo Museo archeologico “La Fortezza nel tempo”: inaugurato nel marzo 2016, si tratta di un progetto che vuole ricostruire la storia del paese sia attraverso i documenti rimasti sia con i reperti della civiltà dei Piceni ritrovati proprio ad Acquaviva, come un misterioso “anello a nodi” ritrovato recentemente in zona e in mostra all’interno della Fortezza (nonostante le tante ipotesi formulate, nessun archeologo ancora ha sciolto il mistero sul significato degli anelli a sei nodi trovati nelle tombe di donne picene del V sec. a.C.).

La Rocca è il principale ma non unico motivo di attrazione del paese, nel cui nucleo storico si entra attraverso una porta gotica del 400, ricavata nelle mura. Il Palazzo Municipale purtroppo nel 1799 fu assaltato e incendiato dai briganti capeggiati dal bandito Sciabolone e il suo archivio fu distrutto, andando così perdute le fonti relative all'antichissima storia cittadina. Meritano una visita le molte chiese e cappelle (almeno otto) entro e fuori del paese, alcune delle quali oggi sedi di confraternite locali. La più antica è la chiesa di San Rocco (XIII secolo), dalla facciata romanica e con un bel fregio di terracotta sui fianchi. Un'occhiata merita anche la chiesa di San Lorenzo degli Agostiniani, fondata nell’anno 1613 dagli Agostiniani Scalzi. Fuori del paese, poi, c'è anche il più antico convento francescano di tutta la Marca, si dice fondato dallo stesso san Francesco su invito della famiglia degli Acquaviva, e completamente restaurato e restituito al culto nel 1989. La chiesa di San Francesco (nella foto sotto) a navata unica dove due medaglioni in stucco raffigurano fatti miracolosi dei quali la chiesa fu protagonista nel 1673, ha una semplice facciata a capanna, abside quadrato, campaniletto a vela con una bifora e due campane, chiostro quadrato con un pozzo al centro. 

Testo di Roberto Copello; foto Sergio Savi (in alto), San Benedetto (festa, panorama notturno) e Pierantozzi (S. Francesco) 

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