Giorno dopo giorno è il progetto per raccontare Peccioli, il borgo Bandiera Arancione del Pisano che in questi anni ha visto portare avanti, anche con il sostegno e la collaborazione del Touring Club Italiano, molte iniziative riguardanti lo sviluppo turistico sostenibile. Nell'estate 2025 i 4600 abitanti di Peccioli sono stati chiamati a dare il loro punto di vista sul borgo, raccontando la loro esperienza, aneddoti sulle tradizioni e sulla quotidianità, momenti memorabili, stranezze, episodi che li legano al territorio e alle sue peculiarità. In questa pagina la presentazione del progetto e l'indice delle storie raccolte; a seguire il racconto di Eletta B. e Francesca, bibliotecarie della Biblioteca Comunale e Archivio Fonte Mazzola di Peccioli.
"Come siete arrivate in biblioteca?". È una domanda semplice, ma dietro ogni risposta si nasconde una storia di vita, di scelte, di casualità che diventano destino.
Eletta ricorda con precisione: era il gennaio 2005 quando mise piede per la prima volta nel mondo di Peccioli. Era ancora studentessa di Conservazione dei beni culturali e aveva bisogno di completare uno stage universitario per accedere alla laurea. Non immaginava che quel periodo di formazione si sarebbe trasformato nel lavoro di una vita. "Mi misero a fare delle guide al museo, mi ricordo. Insieme ad altri colleghi" racconta, e in quelle parole c'è ancora la sorpresa di chi scopre un mondo nuovo. In quegli anni la Fondazione Peccioli Per si stava formando, crescendo intorno al nucleo originario del museo delle icone russe e del museo archeologico. Era tutto più piccolo, più raccolto, ma già si intuiva il potenziale di quel luogo. Il 2007 segnò una svolta importante: il comune decise di affidare alla fondazione quella che era la vecchia mediateca comunale, una piccolissima stanza nel centro storico, in Corso Matteotti. "Era veramente piccola, però avevamo già i computer che davamo ai ragazzi che venivano a fare delle ricerche, bambini, persone anche più anziane," ricorda Eletta. "Vedevi tutto quello che accadeva."
Da una stanza a un mondo: l'evoluzione della biblioteca
La Mediateca del centro storico era "molto carina" ma anche molto limitata. Nel 2019 arriva la grande trasformazione: l'inaugurazione della nuova Biblioteca Comunale e Archivio Fonte Mazzola. Quattrocento metri quadri di ampiezza e una collocazione spettacolare sul limitare della campagna pecciolese, costruita dove un tempo sorgeva un vecchio casolare colonico.
"È tutta quanta in architettura eco sostenibile, è fatta in legno, progettata dall'architetto Panizzi" spiega Eletta. "Un casolare che hanno praticamente ricostruito. Mantiene anche più il caldo, mantiene più il fresco, grazie al cappotto che ha intorno.”
Le quattro stanze comunicanti creano un ambiente grande e unico che favorisce lo scambio tra le varie generazioni contemporaneamente presenti in biblioteca: "La struttura è molto particolare ma serve molto rispetto per convivere perché sono tutte stanze comunicanti…". Ma l'innovazione più sorprendente è l'accesso autonomo: dalle 8 alle 24, tutti i giorni compresi i festivi, gli utenti abituali possono entrare con un codice personale. "Un po' stravagante o comunque una cosa innovativa" ammette Eletta.
Francesca e il master
Francesca arriva qualche anno dopo, nel 2011, portando con sé un percorso diverso ma complementare. Aveva studiato lettere con indirizzo storico, lavorava all'università occupandosi di database per l'avanzamento di carriera dei professori. Una vita ordinata, fatta di routine accademiche, che cambia quando nasce sua figlia.
"Nel 2011 mi sono iscritta a un master organizzato da Cegos. Fu molto bello e durò quasi un anno, era sulla comunicazione marketing" racconta. L'importante istituto di formazione milanese selezionava tra circa 200 candidati. "Durante questo corso ci facevano anche loro tanti colloqui per selezionare." Alla fine furono scelti in tre.
Francesca aveva 32 anni quando iniziò a lavorare alla Fondazione. "Mi sono occupata in quegli anni del Museo archeologico". Il suo percorso si intreccia con quello di Eletta, creando una sinergia che ancora oggi caratterizza il lavoro della biblioteca.
La parola che cura
"Cosa leggono i Pecciolesi?" si chiede Eletta. "Tanti le novità del prestito, alcuni saggi, molti gialli". La specializzazione nel genere noir ha creato un pubblico fedele e competente.
"In questa stanza a piano terra sono tutti quanti i libri che sono riconducibili al giallo e invece al piano superiore abbiamo tutti gli altri libri, quindi i romanzi di avventura, i classici, le sezioni monotematiche". Non è solo una questione di scaffali: "Abbiamo investito tanto nei percorsi teatrali legati al giallo e curiamo anche un blog che si chiama Giallo Fonte Mazzola".
Tutto è iniziato nel 2016 con "Parole Guardate", il festival del giallo della biblioteca, che ha ospitato nel corso degli anni grandi nomi come Maurizio de Giovanni, Romano De Marco, Marilù Oliva, Giampaolo Simi, Piergiorgio Pulixi.
Ma l'innovazione che più sta a cuore a Eletta è la libroterapia: "Una iniziativa su cui la Fondazione ha puntato molto e su cui personalmente mi sono sentita affine." È un progetto che è guidato da una psicoterapeuta che è anche esperta in libroterapia cioè la modalità attraverso la quale le persone si curano leggendo le storie.
Il meccanismo è semplice ed efficace: "La professionista viene una volta al mese e i partecipanti leggono un libro durante questo periodo, di solito un romanzo ricercato e non troppo semplice. All'inizio erano circa 20-22 persone tutte insieme, poi il secondo anno abbiamo iniziato a creare due gruppi distinti per seguire meglio le persone. Durante gli incontri si parla del libro, ma soprattutto di come le storie risuonino nelle vite personali. Magari i lettori ci ritrovano alcune loro vicende o si rispecchiano nelle storie o magari anche una tematica che non riguarda prettamente loro che però poi li invita a ragionare su determinate situazioni e diventa una sorta di terapia di gruppo".
Maria e la lista che non arrivò mai
Tra tutte le storie che si intrecciano nella biblioteca, quella che Francesca porta nel cuore è quella legata a una signora che era stata una maestra del paese.
"Io sono piuttosto sensibile, quindi diversamente da lei [Eletta] io non do molta confidenza alle persone e ho un rapporto piuttosto di servizio. Ti presto il libro, cioè lei ascolta di più. Io invece faccio il mio lavoro, non permetto alle persone di avvicinarsi troppo. Ma con questa signora è stato diverso”.
Quando la biblioteca si trasferì dal centro storico alla nuova sede, la signora si trovò in difficoltà. "Lei abitava nel centro del paese e da quando invece la biblioteca si è trasferita qui non riusciva più a venire a piedi." Francesca iniziò a portarle i libri a casa, un gesto di servizio che divenne qualcosa di più profondo.
"Era una donna modernissima. Molto intelligente, proprio una donna con le sue idee." Tra loro nacque un'amicizia che andava oltre il rapporto bibliotecaria-utente: "Ci parlavo di tutto, poi mi faceva sempre domande. Cosa è successo? Mi raccontava le sue storie."
L'ultimo incontro con la signora fu il 17 dicembre, mentre Francesca stava mettendo le lucine di Natale fuori dal negozio di famiglia. "Lei mi dice 'bimba i libri che mi hai dato mi sono garbati molto' ho detto aspetta ti porto la lista di quelli nuovi. Mi ha lasciata così, quella notte è morta."
"E questa lista non è mai arrivata," conclude Francesca, e in questa frase c'è tutto il peso di un legame interrotto, di parole non dette, di consigli di lettura che rimarranno per sempre nell'aria.