Giorno dopo giorno è il progetto per raccontare Peccioli, il borgo Bandiera Arancione del Pisano che in questi anni ha visto portare avanti, anche con il sostegno e la collaborazione del Touring Club Italiano, molte iniziative riguardanti lo sviluppo turistico sostenibile. Nell'estate 2025 i 4600 abitanti di Peccioli sono stati chiamati a dare il loro punto di vista sul borgo, raccontando la loro esperienza, aneddoti sulle tradizioni e sulla quotidianità, momenti memorabili, stranezze, episodi che li legano al territorio e alle sue peculiarità. In questa pagina la presentazione del progetto e l'indice delle storie raccolte; a seguire l'intervista a Marzia.
Marzia, ogni pagina una storia
Marzia sfoglia con cura il quadernino che tiene sempre a portata di mano. Ogni pagina racconta una storia, ogni volto che emerge dalle fotografie porta con sé un pezzo di vita vissuta. È un quaderno speciale, nato per creare un calendario, dove ogni mese è rappresentato dagli ospiti del centro diurno vestiti a tema. Ma per Marzia è molto di più: è la memoria di tutte le persone che sono passate di qui, di cui conosce nomi, storie, piccole manie e grandi sogni.
Oggi Marzia lavora come OSS al centro diurno della Cooperativa il Cammino, una struttura che accoglie anziani non autosufficienti. Ma la sua non è solo una storia professionale: è il racconto di come la vita possa cambiare direzione in modi inaspettati, portandoci esattamente dove dovevamo essere.
La storia di Marzia inizia dopo la terza media, quando ancora non immaginava che un giorno si sarebbe presa cura degli altri. Il suo primo lavoro fu in una pasticceria di un paese vicino a Peccioli, dove imparò l'arte di creare dolci e dessert. Era un mestiere che le piaceva, nonostante la durezza: durante i periodi più intensi, quelli dei matrimoni e delle cresime, capitava di lavorare anche più di ventiquattro ore di fila. La pasticceria era così rinomata che si dormiva dentro, organizzando turni per garantire una produzione continua.
Erano giorni faticosi ma appaganti, dove Marzia scoprì di avere una passione per la precisione e la cura dei dettagli che caratterizzano il lavoro del pasticcere. Tuttavia, la vita aveva in serbo per lei altri piani.
L'incontro con quello che sarebbe diventato suo marito cambiò il corso della sua vita. Si sposarono, arrivò il primo figlio, poi il secondo. Marzia era felice, divisa tra il lavoro che amava e la famiglia che cresceva. Ma quando era incinta del secondo bambino, il marito iniziò a star male. La malattia si fece seria, richiedendo cure e attenzioni costanti. Fu lui a chiederle di lasciare il lavoro, di aiutarlo con i figli mentre lui affrontava le terapie. Marzia non esitò: mise da parte la pasticceria e si dedicò completamente alla famiglia. Il marito morì, lasciandola sola con due bambini piccoli e senza un lavoro.
Marzia racconta questo capitolo della sua vita senza amarezza, come "una storia di vita, come qualcosa che può capitare". È una donna che nelle difficoltà ha sempre trovato la forza di guardare avanti, di cercare una strada. La svolta arrivò quando il secondo figlio iniziò a frequentare l'asilo e Marzia ebbe finalmente del tempo per sé. Era il momento di ricominciare a lavorare. Aveva una vicina di casa, una cara amica, che era presidente di un'organizzazione chiamata "Il Borgo". Marzia aveva sempre pensato che si trattasse di un'agenzia di pulizie: vedeva continuamente persone di questa cooperativa entrare nelle case di Peccioli vestite con un grembiule e uscire spesso con dei sacchi.
Così, quando decise di rimettersi in gioco, chiese all'amica di poter lavorare con loro. Non specificò che voleva fare le pulizie, disse semplicemente che voleva lavorare con la cooperativa. L'amica le diede l'opportunità di fare delle prove, di andare a casa di alcune delle persone che seguivano. I primi giorni di prova furono una rivelazione. Marzia si accorse che le persone che visitava non sembravano voler che facesse le pulizie. Quello che cercavano era soprattutto compagnia, qualcuno che li ascoltasse, che li supportasse emotivamente. Non capiva bene cosa dovesse fare, fino a quando non tornò dall'amica dopo i primi tre giorni per confrontarsi su quello che le era successo.
Fu così che scoprì l'arcano: la cooperativa Il Borgo non si occupava di pulizie, ma di assistenza domiciliare agli anziani. Gestiva anche un centro diurno per anziani autosufficienti. Marzia si rese conto di aver trovato per caso qualcosa che non stava nemmeno cercando, ma che le riusciva naturale. Decise di continuare. Si specializzò, studiò per diventare una professionista della cura, e iniziò a lavorare anche al centro diurno. Quando la struttura venne trasferita a Ghizzano e si trasformò in un centro per anziani non autosufficienti, Marzia era già diventata un punto di riferimento. Con il passaggio dalla cooperativa Il Borgo alla cooperativa Il Cammino, le venne riconosciuto il ruolo che di fatto già svolgeva: divenne la coordinatrice di tutto il centro.
"Questo è il lavoro della mia vita", dice Marzia con convinzione. "Ho scoperto che il lavoro che non cercavi, che ti è arrivato per caso, può essere quello giusto per te". Certo, ci sono momenti difficili, eventi non piacevoli che fanno parte del lavoro di cura, ma per Marzia la differenza sta nella relazione umana.
"Non è come fare questo lavoro in ospedale", spiega. "Lì rischi di vedere solo numeri. Qui sono persone con cui crei una relazione." E mentre sfoglia il quadernino delle fotografie, è evidente quanto ogni volto rappresenti per lei molto più di un ospite: sono storie, personalità, vite uniche che ha avuto il privilegio di incontrare.
Nel quadernino ci sono tutti: Berto, il famoso signore che scappò dal centro e che aveva l'abitudine di non riconoscersi allo specchio. Marzia lo indica con un sorriso affettuoso, ricordando quella volta che, salendo in ascensore, continuava a guardarsi riflesso mettendosi e togliendosi il cappello, chiedendosi chi fosse quel signore che gli sembrava di aver già visto.
Poi c'è Gastone, e qui gli occhi di Marzia si illuminano davvero. Era un fumatore incallito e una volta incendiò il cestino davanti al centro. Ma Gastone era anche un ex chef, e divenne una persona importante per la cooperativa: insegnò a cucinare ad altre persone del centro. Era un personaggio, Gastone. Aveva capito che quando suonava l'antincendio era solo per esercitazione. Dopo la prima volta in cui fuggì di fretta credendo a un vero incendio, alla volta successiva rimase sdraiato sul divano e disse a Marzia: "Vai vai, bimba, tanto è tutta una finta. Io muoio qui."
E poi c'è la signora Flora, che amava le Big Babol e passava tutto il tempo a masticarle. Diceva che le regalava a suo nipote e che si potevano trovare solo in un bar specifico di Lajatico, altrimenti non valevano niente.
Mentre Marzia racconta queste storie, sfogliando le pagine del suo quaderno della memoria, è chiaro che ha trovato la sua strada. Da pasticcera a coordinatrice di un centro diurno: un percorso che nessuno avrebbe potuto prevedere.
La cura che una volta metteva nel preparare dolci ora la dedica alle persone. La stessa precisione, la stessa attenzione ai dettagli, lo stesso amore per quello che fa. Marzia ha trasformato una serie di circostanze difficili in un'opportunità di crescita, dimostrando che a volte la vita sa quello che fa meglio di noi. Oggi, quando chiude il quadernino e guarda intorno al centro diurno di Ghizzano, Marzia sa di aver trovato il suo posto nel mondo. Un posto fatto di relazioni umane, di storie da ascoltare e preservare, di piccoli gesti quotidiani che fanno la differenza nella vita di chi ha bisogno di cura e compagnia. È la storia di una donna che ha saputo trasformare il caso in vocazione, il dolore in forza, l'incertezza in una strada sicura verso il futuro.