Il Touring Club Italiano sostiene Va' Sentiero, il progetto di cinque ragazzi che da maggio 2019 hanno iniziato a percorrere tutto il Sentiero Italia. Alla pagina www.touringclub.it/vasentiero tutti gli articoli dedicati al cammino, con resoconti periodici e approfondimenti sulle varie tappe. Seguite anche voi Va' Sentiero, partecipate a una tappa e condividete i contenuti!
E finalmente ci siamo. Dopo mesi di attesa, di dubbi, di pensieri i ragazzi di Va' Sentiero hanno iniziato a mettere terra sotto le scarpe. Quella del Sentiero Italia, ovviamente: il lunghissimo itinerario che avevano lasciato a Visso, nelle Marche, nel novembre scorso e che avrebbero dovuto riprendere a fine marzo di quest'anno direzione Sardegna. Poi il lockdown, l'emergenza, il riposo forzato, fino alla decisione di ripartire il 30 agosto e accorciare il percorso 2020, arrivando in Salento (come abbiamo raccontato in quest'articolo). 

Ed ecco quindi che anche noi ricominciamo a seguire le loro tracce, raccontando su questo sito la spedizione attraverso racconti e immagini. Per capire insieme a loro e al loro cammino di che cosa sono fatte le montagne italiane: paesaggi e panorami, certo, ma anche persone, incontri, problemi, opportunità. Perché Va' Sentiero è un inno alle terre alte, innanzitutto. Una celebrazione, un'indagine, una condivisione diffusa di quello che rappresentano le montagne nel nostro Paese. 

TERREMOTO, SEGNI E SPERANZE

Come la fine dello scorso anno, così l'inizio della seconda parte della spedizione è stato segnato dal terremoto. D'altronde non poteva essere diversamente: i ragazzi avevano scelto di fermarsi a Visso proprio per dare un segnale di partecipazione, in uno dei Comuni divenuti tristemente simbolo del sisma del 2016. "Tra l'altro, ancor prima di arrivare a Visso" racconta Sara, una delle tre fondatrici e fotografa del gruppo "quest'anno siamo stati ospiti di Risorgimarche e Camerino Jazz a Camerino, un altro paese del Maceratese colpito nel suo cuore dalle scosse. E siamo stati colpiti dalla vastità della zona rossa, del silenzio forte nel centro storico... un'atmosfera davvero irreale. Poi, quasi a contrapposizione, l'energia e il sorriso degli abitanti, una vera ventata di aria fresca: troppo spesso queste persone vengono viste come vittime del contesto e non si ricorda quanta forza e propositività ci sia in loro". 

La serata a Camerino è passata in compagnia di Bach e del noto violoncellista Mario Brunello, tra l'altro compaesano di Sara e una delle prime persone a credere nel progetto di Va' Sentiero. Attraverso le note delle sonate bachiane, emesse dal violoncello piccolo a quattro corde, una sorta di benedizione musicale al viaggio. 


Camerino, centro storico inagibile. Foto Sara Furlanetto​

Poi Visso, il paese dell'Infinito leopardiano (nel senso che qui era conservato, prima del sisma, il manoscritto di una tra le poesie più celebri della letteratura italiana). Ma - volando parecchio più bassi - anche del ciauscolo, il sublime insaccato "spalmabile". "Pensa che siamo andati a visitare una macelleria storica, la Calabrò, dove ci hanno mostrato l'antica cantina dove fanno stagionare i salumi" spiega Francesco, il filosofo-cambusiere di Va' Sentiero. "E qui ci hanno spiegato che hanno chiamato il loro prodotto vissuscolo, in quanto non seguono le indicazioni dell'IGP per non andare contro la loro storica ricetta che si tramanda da generazioni". 

A Visso c'è stato tempo di visitare la zona rossa del borgo insieme a funzionari comunali, messa in sicurezza ma ancora totalmente inagibile. "La situazione è davvero sospesa" riflette Sara "tutto è estremamente complicato per la ricostruzione, ogni cosa sembra rimanere in un limbo e non c'è una visione realistica del futuro di questi borghi. Davvero triste". In serata, l'evento pre-partenza, con la presenza del sindaco di Visso e del presidente del parco nazionale dei Monti Sibillini, che ha espresso parole sincere di supporto al progetto di Va' Sentiero. Due band hanno allietato la notte prima della tappa numero uno. "Una bella serata dove abbiamo incontrato e reincontrato tanti amici" conclude Francesco. 
 


Visso, visita alla zona rossa con Filippo Sensi dell'amministrazione comunale. Foto Sara Furlanetto​

L'UMBRIA DI NORCIA E CASTELLUCCIO
La foto qui sotto è il migliore modo per capire quanta gente abbia voluto accompagnare la ripartenza di Va' Sentiero. "Eh sì, eravamo in parecchi, non c'è che dire..." sorride Yuri, un altro dei fondatori di Va' Sentiero e guida della spedizione. "Il nostro fido Giovanni ha provato a tutti la temperatura con il termoscanner, io ho letto "Itaca" di Kavafis come l'anno scorso, a mo' di augurio per questo nuovo viaggio o ritorno... e con un po' di emozione siamo partiti in direzione Umbria". 


Il gruppo alla ripartenza da Visso, in cammino verso Norcia. Foto Sara Furlanetto​

Il meteo, tuttavia, non è stato del tutto clemente per la prima tappa. "Le condizioni sono state mutevoli per tutto il giorno" continua Yuri. "Il cielo era dapprima plumbeo, poi all'uscita di un bosco è spuntato di nuovo il sole, poi un temporale fortissimo...". Diciamo che il gruppo ha dovuto strizzare giacche e pile più volte, durante la giornata. Anche quando, in una piana di ulivi che dava su Norcia, mentre si stava addentando un panino è scoppiato un altro temporale più violento del primo. E Luciano, un rappresentante del Cai di Visso che aveva fatto da guida, è scivolato ferendosi in volto. "Povero, lui era tranquillo e continuava a scherzare, ma abbiamo dovuto chiamare un'ambulanza per portarlo in ospedale... per fortuna non si è trattato di nulla di grave, ma l'episodio ci ha ricordato quanto dobbiamo essere sempre prudenti" riflette Yuri.

Durante il cammino Va' Sentiero è passato anche nella zona di Campi, frazione di Norcia dove si trovano piccoli abitati devastati dal terremoto. "Siamo entrati in qualche paese e l'atmosfera ci ha inquietato non poco. L'umore del gruppo è cambiato, nessuno aveva più voglia di parlare..." racconta Yuri "d'altronde si camminava sulle strade invase ancora dalle macerie, tra pezzi di muro in piedi per caso e imposte delle finestre che sbattevano... Una bella differenza da Visso, dove per lo meno tutto è stato ripulito. Ci hanno detto che in quei luoghi, dai giorni del sisma, non era più arrivato nessuno". 


In cammino da Visso a Norcia. Foto Sara Furlanetto


Attraversando una borgata colputa dal sisma del 2016 lungo la strada per Norcia. Foto Sara Furlanetto

Ed ecco l’arrivo a Norcia, che come Visso è un borgo certificato dal Touring con la Bandiera arancione. “Un borgo splendido” racconta Yuri “e purtroppo un altro simbolo del sisma, soprattutto per via della sua antica e preziosa cattedrale sventrata dalle scosse”. “Molte attività economiche hanno dovuto chiudere i battenti” gli fa eco Francesco “anche se per fortuna qualche negozio è riuscito a riaprire: Norcia è famosa per le cosiddette norcinerie, ovvero i salumi e gli insaccati, ma anche per i tartufi, il cioccolato e i legumi. Abbiamo trovato diversi negozi passeggiando per il centro”.

A Norcia un paio di incontri da ricordare, a detta di tutti. Don Davide, innanzitutto, l’eccentrico sacerdote parroco della concattedrale di Norcia che ha offerto un aperitivo ai ragazzi. “Lui si fa chiamare Lu Poru Prete” spiega Yuri “e ha un canale Instagram in cui consiglia musica e libri. Ci ha tenuto una bellissima lezione sulla storia di Norcia!”. E poi Nunzio, gestore dell’agriturismo Il Margine, poco fuori Norcia, dove i ragazzi hanno dormito (…nella stalla, visto che è stato impossibile montare le tende causa maltempo). “Un personaggio teatrale, sfuggente, affascinante, con cui abbiamo cenato e festeggiato a tarallucci e vin cotto. Anche lui ci ha offerto la sua prospettiva su una ricostruzione che non avverrà mai, complici ritardi e burocrazie inimmaginabili”.


Norcia, centro storico. Gli edifici storici de borgo umbro sono ancora un cantiere aperto. Foto Sara Furlanetto


Norcia, centro storico. Alcune piccole attività sono ripartite; si tratta di chi aveva proprietà in edifici non storici e che ha quindi potuto investire privatamente nella riconstruzione. Foto Sara Furlanetto​

Nei dintorni di Norcia c’è un luogo mitico, uno di quelli che rientrano senz’altro nella top ten dei paesaggi più belli d’Italia. Avrete già capito che stiamo parlando del Pian Grande di Castelluccio, l’enorme pianoro stretto tra i monti dei Sibillini che d’estate si colora dei gialli della lenticchia, dei rossi dei papaveri, dei blu dei fiordalisi. Logico dunque che la tappa Norcia-Castelluccio fosse molto attesa. “Per fortuna il meteo ci ha aiutati: quel giorno c’era un cielo perfetto, azzurrissimo con nuvolette bianche” ricorda Giacomo, il terzo fondatore di Va’ Sentiero e l’organizzatore della logistica della spedizione. “Già sul Monte Patino, dove una croce gigantesca segna un punto panoramico pazzesco, l’atmosfera era incredibile, sembrava di vivere un film: prati gialli all’infinito, colli sinuosi e perfino una mandria di cavalli selvaggi”.

“Il sentiero scorreva in parte nel bosco, in parte all’aperto, ma il famoso piano non si faceva mai vedere” continua Giacomo. “La suspence è durata fino all’ultimo: il percorso a un certo punto, senza preavviso, sbuca su un balcone naturale da cui finalmente si vede Castelluccio. E non si può che rimanere estasiati”. Chiediamo a Giacomo cosa l’abbia colpito maggiormente, anche in un momento in cui la fioritura è ormai terminata e il piano non regala più i colori dell’estate. “Guarda, quello che mi ha più impressionato è l’ampiezza del piano, davvero immenso, non avevo mai visto uno spazio così grande circondato da montagne. A parte la meraviglia, mi ha trasmesso quasi un senso d’ansia”.


Cavalli allo stato brado nella dorsale del Monte Patino. Foto Sara Furlanetto


Pausa sotto al Monte Patino con vista sul Vettore. Foto Sara Furlanetto


Scorci che si aprono nella salita a Monte Patino. Foto Sara Furlanetto


Team VS sul Monte Patino nella tappa Norcia > Castelluccio. Foto Sara Furlanetto​


L'affaccio sul Pian Grande - foto Sara Furlanetto

I ragazzi sono poi scesi nel paese, costruito su un piccolo colle in mezzo al piano: un luogo unico, sperduto nel nulla, isolato a lungo tanto da essere rimasto senza elettricità fino agli anni Settanta, famoso per le sue pregiatissime e piccolissime lenticchie (“i tentativi di imitazione sono molti” ricorda Francesco). “L’ho trovato disastrato a causa sisma” commenta Giacomo “ma purtroppo anche molto mal tenuto, pieno di sporcizia, con cose lasciate un po’ ovunque”. “Io l’avevo visto quindici anni fa, quando c’ero stato in camper” prosegue Giovanni, l’autista che accompagna la spedizione. “Ritrovarlo così azzerato è stato un colpo al cuore… speriamo che non ci voglia troppo tempo perché si torni a una parvenza di normalità”. L’atmosfera è stata rallegrata da uno degli eventi previsti per l’iniziativa Marcia solidale in Jazz, organizzata quel giorno appena fuori dal paese.


Il borgo di Castelluccio, nella sua desolazione post sisma, si scorge alla fine del sentiero che parte da Norcia. Foto Sara Furlanetto

DI SIBILLE E MEZZI LITRI

Diego è una new entry, nella spedizione di Va’ Sentiero: è il grafico che ha costruito il nuovo sito web. Per lui era quindi la prima esperienza con i ragazzi. “Ed è stato bellissimo, soprattutto in questa tappa: una tappa ricca di tanto, di tutto, con bellissimi incontri e discorsi a mano a mano che si camminava. Incontrare una persona speciale è già una rarità… quando poi si incontra addirittura un gruppo di persone speciali è quasi un miracolo!”. La tappa ha attraversato il cuore del parco nazionale dei Monti Sibillini. “Ci siamo risvegliati grazie a un gregge di pecore che è arrivato all’abbeveratoio in mezzo alla nebbia, un bell’inizio” commenta Diego “poi ci siamo incamminati verso il monte Vettore, una bella salita che ci ha portato a osservare un paesaggio assurdo ed emozionante: a destra era soleggiato e rigoglioso di verde, a sinistra grigio, dirupato, quasi dolomitico. Abbiamo visto dall’alto i laghi di Pilato, purtroppo prosciugati, e poi incontrato i muratori che avevano appena iniziato, pensa, proprio quel giorno, a ricostruire il rifugio Zilioli, danneggiato dal terremoto”.

Francesco ha molto a cuore i monti Sibillini: lo si capisce da come ne parla e da quante nozioni ha accumulato sul tema. Il nostro discorso finisce soprattutto sulla famosa grotta della Sibilla, nota fin dai tempi dei romani e poi ancora nel medioevo, quando è protagonista di molte avventure. “Poi, nell’Ottocento” racconta il cambusiere “pare che un esploratore in cerca di un varco per entrare nella grotta la fece collassare interamente, seppellendo così il mito della Sibilla per sempre. Anche se un’altra versione racconta che fu la Chiesa cattolica nel 1928 a far crollare l’ingresso, in quanto all’interno si celebravano riti pagani…”. In ogni caso, il mito è di quelli affascinanti: c’era una sibilla buona e una cattiva, una sibilla delle fate e un’altra arrabbiata che provocava i terremoti… “La natura doppia si riscontra anche nei nomi delle cime attorno, per esempio il Redentore e la Cima del Diavolo” conclude Francesco.


I laghi d Pilato, prosciugati, visti dall'alto del Vettore - foto Sara Furlanetto


Quello che è rimasto del rifugio Zilioli post sisma - foto Sara Furlanetto

Riprendendo il cammino, Diego ci racconta dell’esperienza al rifugio Mezzi Litri, alla Forca di Presta, dove i ragazzi sono arrivati alla fine della giornata. “Un rifugio sulla strada, in mezzo alle montagne, dove siamo stati accolti da Stefano ed Elena, che ci hanno spiegato la loro incredibile storia: sfollati a causa del sisma, si sono incontrati per caso nelle strutture che ospitavano gli abitanti sulla costa. E si sono innamorati! Per una volta, il terremoto è servito a qualcosa…”. Stefano ed Elena hanno deciso insieme di tornare sulle montagne e di gestire un rifugio, che era il sogno nel cassetto di Stefano. “Non hanno neppure un’insegna, vogliono che i turisti entrino in punta di piedi e scoprano la loro ospitalità. Cucinano solo prodotti locali, comprano tutto quotidianamente, non hanno un freezer… cercano di accogliere la gente in modo sano. E nei loro occhi si vede che c’è qualcosa di forte”. I mezzi litri sono quelli delle caraffe di vino, la cui forma richiama le rocce nei dintorni. “A me è venuto in mente che questi mezzi litri di Stefano ed Elena sono totalmente pieni… il bicchiere non è solo mezzo pieno, straborda!”.


Stefano ed Elena al Rifugio Mezzi Litri - foto Sara Furlanetto
 

Il video dedicato ai Monti Sibillini realizzato da Va' Sentiero - regia di Andrea Buonopane

UN ANGOLO DI LAZIO
Forca di Presta è al confine tra Umbria e Marche; il punto d’arrivo della tappa successiva, il borgo di Accumoli, nel Lazio. Avete già capito che siamo a cavallo di tre regioni, proprio nell’epicentro del sisma del 2016; e anche di due parchi nazionali, quello dei Monti Sibillini e quello del Gran Sasso-Monti della Laga, quest’ultimo protagonista anche di molti dei prossimi chilometri di Va’ Sentiero. “Siamo partiti in tanti, tutti belli carichi” ricorda Martina, la social manager del gruppo. “Ed è stato un susseguirsi di emozioni: la strada larga e sterrata mi ha ricordato spesso la Via Francigena o il cammino di Santiago, mentre arrivati ai Pantani di Accumoli sembrava di essere arrivati in Texas... cavalli e cavalieri, pratoni con alberi solitari, bellissimo”. Nell’area dei servizi abitativi di emergenza, dove vive la maggior parte degli abitanti di Accumoli, i ragazzi hanno ascoltato un altro concerto della Marcia solidale in Jazz e poi hanno dormito tutti insieme in tenda, ad Agrimontagna Bio.


I pantani di Accumuli, situati tra il parco dei Sibillini e i Monti della Laga. foto Sara Furlanetto.

Almeno tre incontri da ricordare nella giornata. “Fiamma, che con tre sorelle a Roccasalli ha iniziato a coltivare zafferano: una bella storia al femminile” commenta Francesco. Poi Angelo, proprietario de La Fattoria a Sommati, frazione diAmatrice: qui proprio Francesco ha aiutato in cucina nei mesi estivi. “E' il regno dell’amatriciana, vengono fin qui da Roma per assaggiarla… la ricetta è storica e il perché degli ingredienti è presto detto: guanciale, pecorino e peperoncino non si deterioravano, quando non c’erano mezzi di refrigerazione. E pensa, fino all’Ottocento non si usava il pomodoro, che non si conosceva ancora…”. Terzo incontro ad Acquasanta Terme, nelle Marche, a casa di Francesco: nella frazione di Santa Maria i ragazzi sono scesi lungo il fiume con Giampaolo, presidente dell’associazione speleologica locale, che ha mostrato l’acqua sulfurea che sale dal terreno (“un posto molto frequentato, diventato turistico negli ultimi tempi grazie al lavoro dei locali che hanno realizzato belle piscine termali: è detto Lu Vurghe”).


Fiamma Antonucci di Ubi maior, azienda agricola di Roccasalli gestita da tre sorelle​


Amatrice, Ristorante La Fattoria, locale famosissimo per l'amatriciana. Foto Sara Furlanetto

LAVORARE PER IL FUTURO
Dopo tante emozioni, una tappa meno eclatante, la Accumoli-Colle d’Arquata, “anche se eravamo in molti, con alcuni non sono neppure riuscita a parlare!” ricorda Sara. “Pochi scorci, molte salite scoscese in un bosco un po’ claustrofobico. Eppure, per me è stato un giorno significativo: con noi quel giorno c’erano a camminare varie persone dell’associazione Arquata Potest, tra cui Paolo e Francesca. Pensa: li avevo incontrati subito dopo il sisma, nel 2016, quando ero venuta da queste parti per documentare il terremoto. Volevo focalizzarmi sugli aspetti più emotivi della gente, ma mi ero resa conto che era davvero un compito complesso, mi sembrava di essere invadente nelle loro vite, e tra l’altro anche loro non si capacitavano ancora di quello che stava succedendo. A quel tempo avevo passato una giornata ad Arquata proprio da Paolo e Francesca, e già allora mi avevano raccontato che volevano avviare questa associazione, che poi negli anni si è data come obiettivo quella della valorizzazione dei sentieri di montagna: lo scopo è coinvolgere i locali a prendersi cura del territorio, creando vie per potenziali camminatori che con il turismo lento possano portare economia al territorio”. Un compito arduo, una sorta di rivoluzione sociale, racconta Sara: “spesso la gente è diffidente e le istituzioni non ci credono, ma le piccole associazioni non demordono e per fortuna le soddisfazioni non mancano, c’è un bel trend di cambiamento in corso”.


Accumoli > Colle d'Arquata. Foto Sara Furlanetto


Scorcio sui Monti della Laga dalla Chiesetta della Madonna del Charino, Colle d'Arquata. Foto Sara Furlanetto

Arrivati a Colle d’Arquata, una piccola sorpresa aspettava Va’ Sentiero: proprio quella sera si sarebbe svolta la sentita processione della Madonna di Chiarino. “Una fiaccolata bellissima” conclude Sara “da una chiesetta che guarda il paese dall’alto si parte in processione appena cala la sera, ognuno con in mano una torcia. Fino ad arrivare in piazza, dove inizia la festa”.


Parte la fiaccolata della Madonna di Chiarino a Colle d'Arquata. Foto Sara Furlanetto

Ultima tappa di questo triangolo Umbria-Marche-Lazio, prima di entrare in Abruzzo, quella da Colle d’Arquata a San Martino di Acquasanta. “Una tappa bella impegnativa, con parecchio dislivello” racconta Andrea, il videomaker del gruppo. “Dapprima Sante di Arquata Potest ci ha accompagnato da Giovanni, uno degli ultimi carbonai, che ci ha mostrato come funziona questo antico mestiere. Poi via lungo il sentiero: faggete, poi una magnifica piana d’erba dorata, dove pascolavano mucche e cavalli, fino a giungere ai duemila metri del Monte Macera della Morte, punto di confine delle tre regioni, da cui si vedeva perfino l’Adriatico!”. Un toponimo perlomeno curioso: “qui si narra che si sia svolta un’epica battaglia tra i romani e i cartaginesi di Annibale… pare per il gran quantitativo di ossa trovate in loco già in tempi antichi” spiega Francesco. “Tra l’altro questo è stato il confine storico tra Stato della Chiesa e Regno delle Due Sicilie”. Ad accompagnare i ragazzi anche Peter, ragazzo di Manchester trasferito in Italia e tra i fondatori del Cammino delle Terre Mutate, che collega le zone terremotate e organizza eventi per alimentare l’economia locale.


Colle > San Martino. PIzzo di Sevo all'orizzonte, una bellissima cima nei Monti della Laga. Foto Sara Furlanetto

Discesa attraverso una faggeta che “mi ha ricordato le Foreste Casentinesi” continua Andrea “e pensa, io mi ero attardato con il drone e sono rimasto da solo, a volte il bosco nel silenzio mi faceva quasi paura, poi con tutti i racconti di lupi e orsi che vivono nella zona… chissà se qualcuno mi stava osservando”. Dopo aver passato alcune belle rocce levigate che spuntavano dalla vegetazione, ecco l’arrivo a San Martino. “Ci sono venuti incontro alcuni componenti della banda di Acquasanta Terme, con Mauro, il papà di Francesco, a far da direttore... è stato solo il prologo di un bell’incontro, con tanti interventi, tra cui quelli dei presidenti dei Cai locali e quello di Patrizia, referente di Casa. Casa sta per “Cosa accade se abitiamo” ed è un’azione di promozione sociale di Ussita, dove si fanno progetti per