È appena uscita la nuova Guida Verde "Roma e Città del Vaticano", disponibile sul nostro store online, in tutte le librerie e nei Punti Touring. Completamente aggiornata, arricchita di nuovi contributi, è ideale per iniziare a pianificare una vacanza o un weekend, ma anche per scoprire nuove realtà, documentarsi, sognare a occhi aperti. Merito anche dei percorsi d'autore di Igiaba Scego e di Paolo Di Paolo, di cui vi offriamo un saggio poco oltre. 

Intanto, ecco qualche anticipazione sui contenuti della nuova guida dedicata a Roma, una rassegna inimitabile di mondi, epoche, culture che da duemila anni alimentano il mito della Città Eterna - dallo sfarzo dei Cesari ai maestri del Rinascimento, dallo splendore del Barocco ai rigori urbanistici della Capitale d’Italia, fino alle contraddizioni della modernità. Fra le succose novità di questa nuova edizione:
● le tracce della città coloniale e le porte dell’accoglienza negli appassionati reportage della scrittrice Igiaba Scego;
● la Grande Bellezza da Federico Fellini a Paolo Sorrentino: la città di Cinecittà nei racconti dello scrittore Paolo Di Paolo;
● le icone del patrimonio archeologico vs la gloria effimera dell’arte di strada: Pigneto, Torpignattara, Tor Marancia, una rassegna del grande Museo all’aperto di Urban Art romana;
● sotto le stelle dell’Antica Roma: manifestazioni, iniziative, percorsi serali tra le magnetiche rovine;
● osterie, trattorie, vinerie, mercati: il culto del cibo alla romana e il meticciato gastronomico dei sapori dal mondo;
● in bicicletta sull’Appia Antica: accessi, percorsi, punti noleggio sulla regina viarum delle ciclabili;
● una ricca sezione di Indirizzi utili e le tavole cartografiche della città riunite in un pratico Atlantino interno alla guida, corredato da un indice delle vie e delle strade.

Dicevamo di Igiaba Scego. Nata in Italia da una famiglia di origini somale, Scego ha svolto un dottorato di ricerca in Pedagogia all'Università di Roma Tre e si occupa di scrittura, giornalismo e di ricerca incentrata sul dialogo tra culture. Il suo ultimo romanzo è La linea del colore, Bompiani, 2020. In quest'articolo l'abbiamo intervistata per capire meglio la "sua" Roma; qui vi proponiamo uno dei suoi percorsi d'autore, pubblicato sulla Guida Verde. 

BERNINI E GLI ELEFANTI DI ROMA
di Igiaba Scego

Roma è una città bestiale. Fatta di gabbiani impudenti e gatti timidi, qualche topo che spaventa turisti e cittadini, e poi colombi, cornacchie, cani di tutte le specie e persino pappagalli nei pressi dei parchi. Poi ci sono i numerosi animali immortalati nei monumenti: leoni di marmo, tartarughe equilibriste, cavalli audaci e non ultimo un piccolo dolce armadillo che Gian Lorenzo Bernini ha immortalato nella fontana dei Fiumi di piazza Navona. Bernini amava gli animali un po’ esotici e per accorgersene basta allungarsi verso il Pantheon. Al centro della piazzetta della chiesa di S. Maria Sopra Minerva un elefantino regge l’obelisco più piccolo del mondo. Bernini, almeno così dice la leggenda artistica, dopo un primo progetto che vedeva un Ercole reggere l’obelisco pare abbia pensato a un elefantino dopo averlo visto su una stampa tratta dall’Hypnerotomachia Poliphili, un vero e proprio bestseller dell’epoca. Sulla copertina del manoscritto c’era infatti un pachiderma che reggeva un obelisco sormontato da una palla.


L'elefante del Bernini in piazza della Minerva - foto Getty

Nell’elefantino della Minerva c’è anche la suggestione di una doppia presenza in carne, ossa e proboscide. Due elefanti sbarcati letteralmente tra i sampietrini di Roma, uno nel Cinquecento e l’altro nel Seicento. Del primo sappiamo anche il nome: Annone. Annone era albino e molto piccolo. Veniva da Ceylon, l’attuale Sri Lanka, e papa Leone X lo aveva avuto in dono dal re del Portogallo Manuel I di Avis ‘l’avventuroso’ nel 1514. Era tipico dell’epoca regalarsi animali tra regnanti, una brutta usanza coloniale. Annone divenne subito il beniamino della città. Tutti lo adoravano, soprattutto il papa. Si dice che l’elefante si inginocchiò davanti a lui, come un damerino di corte, e in quella occasione si divertì a innaffiare gli alabardieri e le guardie svizzere. Aveva già capito chi comandava e, visto che era un prigioniero, di lusso ma pur sempre prigioniero, cercò di firmare subito un patto di non belligeranza con chi lo aveva incatenato. Poi il clima umido della città lo uccise, un colpo al cuore, un infarto. Ma non fu solo quello, Annone morì di saudade, di nostalgia per la sua terra da cui un potere coloniale lo aveva strappato violentemente.

L’altro elefante arrivò a Roma un secolo e mezzo dopo Annone. Niente processioni, niente broccati, niente svolazzi. Di quell’elefantino del Seicento non sappiamo nemmeno il nome, sappiamo che era femmina e che il suo padrone la faceva esibire a pagamento. La pubblicità dell’epoca diceva che era capace di fare 36 giochi diversi, però solo se si sganciava il denaro pattuito per quel lusso la si poteva vedere esibirsi. Annone camminava libero solo nei Giardini Vaticani, ma almeno non era costretto a prostituirsi. Invece l’elefantina si doveva prostituire ogni giorno, per clienti diversi e curiosi di vederla mentre si rendeva ridicola. Probabilmente Bernini vide dal vivo la povera elefantina. Di Annone, invece, vide le tracce artistiche. I disegni a matita rossa di Giulio Romano, oggi a Oxford, o il battente di Giovanni di Verona (si dice su disegno autentico di Raffaello) in una delle porte della Stanza della Segnatura in Vaticano. L’elefante Annone ha lasciato traccia anche in due fontane, quella al centro del sontuoso giardino all’italiana del Parco dei mostri di Bomarzo e quella a Villa Madama. E pure in una metopa sotto la loggia del palazzo Baldassini, sempre a Roma, mentre si favoleggia ancora di un dipinto perduto di Raffaello in cui Annone era al centro di una scena abbastanza popolata.

INFORMAZIONI
La Guida Verde Roma e Città del Vaticano è disponibile sul nostro store online, in tutte le librerie e nei Punti Touring.