È appena uscita la nuova edizione della Guida Verde Touring "Roma e Città del Vaticano", arricchita dei percorsi d'autore di Igiaba Scego. Nata in Italia da una famiglia di origini somale, Scego ha svolto un dottorato di ricerca in Pedagogia all'Università di Roma Tre e si occupa di scrittura, giornalismo e di ricerca incentrata sul dialogo tra culture. Il suo ultimo romanzo è La linea del colore, Bompiani, 2020. L'abbiamo intervistata per capire meglio la "sua" Roma; in quest'altro articolo trovate uno dei suoi percorsi d'autore, insieme a una presentazione generale della guida.

Roma è come una torta di nozze, fatta a strati. Talmente tanti che se ne perde il conto e la misura. Ma del resto la capitale è così, eccessiva in tutto. «Vero, a partire dalla sua bellezza che alle volte diamo per scontata ma poi è lì, davanti ai tuoi occhi e ogni volta ti provoca uno stupore ammirato» racconta la scrittrice Igiaba Scego, autrice dei percorsi d’autore della nuova edizione della Guida Verde Roma.

«La prima volta che sono uscita di casa dopo il lockdown ho attraversato piazza di Spagna. Ci sarò passata a mille volte, eppure quell’attimo lì, con la piazza vuota, i palazzi intorno era come un fermo immagine dell’essenza stessa della bellezza. E questo a Roma mi capita di continuo, quando l’attraverso in bus e si arriva a San Giovanni, oppure quando entro in una qualunque chiesa e mi fermo due minuti, rimango in ammirazione. A Roma si vive in uno scrigno di bellezza, ogni giorno ci si può sentire come Paperon de Paperoni che stava nel suo deposito a rimirare la sua moneta numero uno». Solo che qui è gratis, sotto gli occhi di tutti. «Ed è anche merito anche della particolare luce di Roma che è come se fosse bilanciata, specie in primavera e ad ottobre, perfetta per illuminare al meglio ogni angolo, avvolgendo e salvando quello che continuamente cercano di massacrare con una gestione disastrosa» spiega. «Grazie a questa luce, e grazie a tutto quel che è stato fatto nei secoli si può quasi dire che Roma viva di rendita» scherza. 

Anche se in parte è certo vero che il passato di Roma assicura un posto nel futuro nonostante l’incuria costante. «Anche perché la forza di questa città è che riesce ad andare oltre ai disastri. “Roma è eterna” si dice, è eterna perché ha la capacità di morire e risorgere di continuo». E risorgendo porta alla luce alcuni dei suoi strati, ma bisogna saperli cercare per poterli apprezzare riuscendo ad affondare il cucchiaio in tutta la torta. «Si parla sempre della Roma Antica o di quella dei Papi, ma c’è la Roma ottocentesca e quella Fascista, dei palazzi razionalisti. Una Roma che spesso scovi frequentando i palazzi pubblici, gli uffici, le scuole, che vivono all’interno di edifici grandi e magnifici».

Senza dimenticare che oltre al piano cronologico c’è quello culturale: «Che aggiunge stratificazioni a stratificazioni, perché Roma è sempre stata transculturale, ha assorbito dalle genti, dall’imperatore Caracalla che era africano agli inglesi che vennero con il Grand Tour». E oggi assorbe dalle comunità migranti «che a Roma non sono concentrate in un luogo solo ma sparse, e piano piano occupano lo spazio pubblico per esempio con processioni che non ti aspetti come quella ogni anno fanno gli ortodossi del Corno d’Africa dietro piazza della pace con canti e tamburi» spiega.

Una città che ha dimenticato il suo passato coloniale, cui Igiaba Scego nella Guida Verde dedica invece un itinerario per decodificare monumenti e piazze il cui nome ci suona famigliare, ma di cui in realtà ignoriamo la storia. «Questo mi ha sempre meravigliato e anni fa mi ha spinto a scrivere un libro che rintracciasse questi luoghi e li raccontasse. Per esempio, la piazza dove si trova la Stazione Termini, piazza dei Cinquecento. Pochi sanno che è dedicata a una battaglia dell’epoca coloniale, la battaglia di Dogali, nel 1887, in cui morirono 500 soldati, che pure erano andati a colonizzare una terra. E per ricordare quella stessa battaglia venne eretto un obelisco in stile egiziano, che allora stava vicino alla stazione poi venne spostato dove si trova oggi, in viale Einaudi. Ci si passa accanto e non sa sa neppure che cosa è». 

Del resto è difficile concentrarsi in una città torta dove domina il baccano. «Per trovare il silenzio allora io vado nei cimiteri, come quello Acattolico che sta nel luogo più caotico eppure è un’oasi di silenzio, dove posso contemplare e riflettere. Mi piace andare alla tomba di Keats e stare lì a pensare alla caducità della vita. Ma è un’oasi anche il cimitero del Verano. Questi spazi oggi sono meglio di certi parchi come villa Borghese, che sono diventati poco frequentabili. Ma a sorpresa il silenzio lo trovo anche ai Fori Imperiali, dove nonostante i turisti si riesce a ritagliare un angolo di tranquillità. Sono tutti bei posti, perché ci rammentano quel legame tra noi e chi è venuto prima di noi». Posti in cui si capisce che generazione dopo generazione siamo tutti solo un ulteriore strato della torta.

INFORMAZIONI
La Guida Verde Roma e Città del Vaticano è disponibile sul nostro store online, in tutte le librerie e nei Punti Touring.