Quest'articolo è frutto della collaborazione avviata dal Touring Club Italiano con Missioni Geografiche (www.missionigeografiche.it), innovativo progetto di educazione geografica promosso dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (www.aiig.it) e dal Museo di Geografia dell’Università di Padova (www.musei.unipd.it/geografia). A questa pagina l'introduzione e tutte le missioni pubblicate sul sito Touring. Valentina Ghirardi è un'educatrice museale che spazia tra psicologia, arte e geografia.
«L’estro mi spinge a narrare di forme mutate in corpi nuovi». Così la ninfa Dafne, per liberarsi dell’amore indesiderato di Apollo, si trasforma in un albero di alloro; così Atteone, colpevole di aver osato guardare le nudità di Diana, da uomo muta in cervo, ma mantiene la mente d’un tempo, allo stesso modo in cui Dafne-alloro continua a sottrarsi ai baci della divinità. Nelle Metamorfosi di Ovidio la forma è qualcosa che conserva la sua identità nel tempo, pur cambiando l’aspetto corporeo.
Avete mai pensato che la stessa sorte può capitare anche a edifici o luoghi che incontriamo quotidianamente nel nostro paesaggio? Luoghi che sono nati con una specifica funzione o condizione d’uso, ma che poi il mutare di usi e costumi ne ha modificato i connotati insieme all’utilizzo. Luoghi che tuttavia, come i personaggi ovidiani, conservano ancora qualche traccia della vocazione originaria, magari in un elemento di arredo o in una decorazione della facciata, o più semplicemente nel nome che viene appositamente conservato. In architettura esiste un termine specifico, riuso edilizio, che sta proprio ad indicare la modifica di destinazione d’uso di un edificio, dismesso o meno, per adeguarlo ad una diversa e più attuale funzione.
Vi sta venendo in mente qualche esempio di metamorfosi urbana?
DA TORINO A ROMA
Una delle più grandiose mai realizzate nelle nostre città italiane è quella che ha coinvolto lo stabilimento delle auto italiane per eccellenza, il Lingotto di Torino, in cui fino agli inizi degli anni ’80 si producevano le Fiat. Su progetto dell’architetto Renzo Piano, lo stabilimento in pochi anni si è trasformato in complesso alberghiero, commerciale e fieristico. 
 

Passeggiando tra negozi di scarpe e abbigliamento è difficile immaginare l’antica catena di montaggio, ma a uno dei poli del complesso si può ancora percorrere la famosa rampa che vedeva salire i prototipi degli ultimi modelli pronti per essere collaudati sulla pista del tetto. Mentre siete indecisi su quale modello di costume acquistare, vale la pena salire all’ultimo piano fino allo “scrigno”, per ammirare i Canaletto che Gianni e Marella Agnelli tenevano sopra i divani.
 
La Pinacoteca del Lingotto; sullo sfondo, la pista di prova - foto Wikipedia Commons​
Simile destino è quello toccato alla Centrale Montemartini di Roma: dopo anni di abbandono e incuria il vecchio impianto, il primo pubblico di Roma, per la produzione di energia elettrica è stato trasformato in spazio museale. Il nome, che ne denuncia immediatamente la funzione, è conservato come per il Lingotto, ma rispetto a quest’ultimo, la Centrale conserva ancora le antiche caldaie, le turbine e i motori Franco Tosi. La cosa sorprendente, e di grande effetto suggestivo, è che a fianco ai possenti macchinari ci si può imbattere nel busto di epoca ellenistica di Cleopatra, o nellastatua del satiro Marsia, immortalato appena prima di essere scorticato vivo e di trasformarsi poi in un fiume. E la metamorfosi è completa. 
La Centrale Montemartini di Roma, foto Wikipedia Commons
IL CINEMA DI PADOVA
Passeggiando per il centro di Padova può capitare di venire attratti da ampie vetrine in cui manichini muti ma ammiccanti ci propongono vestiti variopinti. Questo palazzo nasconde una metamorfosi non facile da riconoscere, sia per il nome dell’originaria funzione che non è stato conservato, sia per la disposizione degli spazi interni che è stata stravolta per accogliere la nuova funzione. Si tratta infatti dello storico Supercinema di Padova, uno dei tanti cinema che si potevano trovare nei nostri centri storici prima dell’avvento della televisione casalinga. Oggi al suo posto troviamo uno dei punti vendita del gruppo Benetton, che nel 2018 ha compiuto un restauro maggiormente conservativo rispetto ai precedenti. 
 
Se infatti non si è troppo obnubilati dalle infinite varianti di colori di maglioncini in lana merinos, ci si accorge di trovarsi al centro di un foyer e di essere circondati dalle balconate che nel 1931 hanno visto susseguirsi i primi cinefili. All’uscita poi, dopo aver meglio allenato lo sguardo, non si può non notare una fila di sedie da cinema vintage, posizionate davanti ad uno schermo che trasmette non più lo spettacolo ma solo l’intervallo. 
Sedie da cinema vintage nello store Benetton di Padova - foto V. Ghirardi
LA MINIERA IN TOSCANA E IL TEATRO DI VENEZIA
In provincia di Grosseto, affacciato sul golfo di Follonica si trova il Teatro delle Rocce di Gavorrano. Si tratta di una metamorfosi del tutto naturale, e anche di facile riconoscimento, che ha visto una cava di estrazione di calcare non più utilizzata, trasformarsi in una sede di spettacoli e concerti aperti al pubblico. Una riconversione a fini culturali che ha dato un nuovo senso ad una ferita a cielo aperto che caratterizza dagli inizi del Novecento la montagna della zona. 
Quella di Gavorrano è stata infatti per circa ottant’anni la miniera di estrazione di pirite più grande d’Europa (ancora oggi alle 17 suona la sirena che riportava alla luce i minatori). E se vi doveste chiedere che viaggio faceva il materiale trasformato, ai piedi della cava sulla riva del mare di Follonica, dei binari indicano ancor oggi il percorso verso il pontile che un tempo portava alle navi ed oggi conduce alle tavole del ristorante albergo Piccolo Mondo. 
Binari che trasportavano il materiale trasformato delle cave alle navi - foto V. Ghirardi
Una metamorfosi urbana recente, che ha fatto e sta facendo ancora molto discutere, è quella operata sul Teatro Italia di Venezia. Il teatro, costruito nel primo decennio del Novecento, già da molti anni aveva perso l’uso originario, diventando prima cinema, poi distaccamento universitario e restando poi inutilizzato per decenni. Fino a quando il gruppo Spar non ha deciso di compiere un costosissimo restauro che ha riportato alla luce la struttura neogotica ideata dall’architetto Giovanni Sardi, gli affreschi del pittore Alessandro Pomi e i decori in stile liberty di Guido Marussig. Ancora oggi il visitatore può attraversare i magnifici portoni in ferro battuto di Umberto Bellotto, non più, però, per assistere ad una commedia del Goldoni, ma per far scorta della più prosaica carta igienica. 
Gli scaffali del Despar al Teatro Italia di Venezia - foto linealight.com
QUALI METAMORFOSI CONOSCETE?
Insomma, le metamorfosi sul nostro territorio sono numerose, considerando anche la stratificazione edile che si perpetua in Italia da più di duemila anni. Alcune sono più facilmente riconoscibili, altre nascondono ad un primo sguardo l’originaria funzione. Certe le consideriamo un dignitoso recupero, un salvataggio dall’incuria e dallo sfacelo del tempo, altre ci sembrano avere maggiormente ceduto alla logica merceologica che imperversa in questi nostri tempi. 
Ora non vi resta che strofinarvi bene gli occhi e allenare lo sguardo a scovare le metamorfosi urbane a voi vicine di cui non vi eravate mai accorti, e di scoprire nuove metamorfosi nei luoghi che visiterete questa estate. Come nei racconti di Ovidio, anche se la forma è mutata, la loro identità in piccoli o grandi dettagli vive ancora. 
Fateci conoscere le metamorfosi che avete individuato commentando questo articolo o postando un’immagine sui social con i seguenti hashtag: #missionigeografiche #metamorfosiurbane #TouringClubItaliano.