Credimi, amico, questa casa è veramente l’opera mia più bella
Con queste semplici parole uno dei più grandi compositori del XIX sec. definisce la costruzione sita al numero 29 di piazza Buonarroti.
Una Casa di Riposo per musicisti dove quanti hanno vissuto nella musica, nel teatro, trovino acquietamento, conforto, giusto agio vitale per le stagioni estreme. Senza distinzioni, in un vero concerto di uguaglianze, nel sovrano rispetto della dignità umana come ricorda Gianandrea Gavezzani.
Alle spalle del monumento eretto in onore di Giuseppe Verdi (Enrico Butti, 1913) si erge un edificio neogotico progettato dal maestro e da Camillo Boito. Il complesso è incarnazione unica e personale di un’architettura di “incontro” nella quale si fondono tratti arabi e normanni, elementi gotici/toscani, respiri veneto-bizantini.
Una casa di riposo per artisti dove il visitatore può essere ammaliato da voci giovanili che si esercitano al fianco di personalità mature dalle quali carpiscono i segreti di una vita votata all’arte. Le note provenienti dai pianoforti a coda o mezza coda, dai violini, dal grande organo (nel salone dei concerti) offrono il benvenuto a chi ha la fortuna di visitare questa “dimora delle muse”.
Casa Verdi è uno dei luoghi simbolo della città di Milano; costituisce un’istituzione immutabile nelle forme e negli ideali, una comunità.
A Milano tutti sanno dov’è Casa Verdi, un palazzo ottocentesco caratterizzato da ambienti ampi, finestroni, arredamenti familiari ma di pregio, una casa della memoria che vorremmo lasciar sempre intatta, custodirla, con affetto continua Gavezzani.
Oggi Casa Verdi è arricchita da un percorso musealizzato dove sono esposti: documenti originali, raffinati quadri ed eleganti busti. Tra i quadri ricordiamo le opere di Domenico Morelli: i Foscari (1857) e Gli ossessi.