Dalla strettoia che per secoli ha segnato il confine tra Delfinato e territori sabaudi, il forte di Exilles domina la valle con il suo inconfondibile profilo. Il luogo ha una storia poco meno che millenaria: intorno alla metà del XII secolo le casate degli Albon e dei Savoia si contendevano la valle e questa ambita postazione di controllo sulla via di transito. Per 600 anni la rocca di Exilles sarà la chiave di volta delle contese tra Francia e ducato di Savoia e passerà di mano in mano, fino a quando nel 1708 Vittorio Amedeo II, con una mossa a sorpresa, discende dalla valle di Bardonecchia, si presenta a Exilles attaccando dal fronte scoperto e s'impadronisce della fortezza. Affidati a Ignazio Bertola, lo stesso architetto militare che progettò la 'muraglia' di Fenestrelle, grandiosi lavori di ristrutturazione rendono quasi inespugnabile Exilles. Ma la furia degli eserciti napoleonici ha la meglio e nel 1796, a conferma della temibilità del luogo, lo stesso generale ne ordina la distruzione: nel 1798 l'opera delle mine riduce la poderosa fortezza a un cumulo di macerie. Con la Restaurazione i Savoia portano a termine la titanica ricostruzione (1818-29), dando alla fortezza l'aspetto attuale, che meraviglia e intimidisce. Abbandonato alla fine della seconda guerra mondiale, il forte conosce un progressivo declino, arrestato negli ultimi decenni grazie all'azione congiunta della Regione Piemonte e del Museo nazionale della Montagna, che hanno riaperto gli ambienti al pubblico nel 2000. Ora Exilles si presenta con tutta la sua suggestione evocativa a ricordarci l'inquietante «fortezza Bastiani» delle pagine del Deserto dei Tartari di Buzzati. La rampa reale, una lunga e dritta ascesa di mille passi, conduce solennemente alla porta Reale. Superate poi la prima e la seconda Tenaglia, si costeggia il Pozzo, una caverna profonda scavata per 70 m nella roccia. Oltre un'altra porta si apre il cortile dei Cavalieri, cuore della fortezza, dove pare ancora di sentire l'eco dello schioccare dei tacchi degli ufficiali. Vi si affacciano, oltre al centro informazioni, il bookshop, la cappella - adibita a spazio per incontri, esposizioni e concerti - e gli ambienti destinati ad area museale. Una sezione racconta la lunga storia architettonica, militare, ma anche di vita quotidiana del forte; l'altra è dedicata alla storia e alla memoria del corpo degli Alpini: uniformi, oggetti, bozzetti, fotografie e documenti scritti raccontano frammenti della vita del soldato in montagna (e qui le suggestioni letterarie si amplificano: Piero Jahier, Emilio Lussu, Mario Rigoni Stern). Una visita guidata conduce dalle scuderie al basso forte, attraverso il fossato dominato dalla batteria reale; quindi per una lunghissima scala, detta per antifrasi 'del Paradiso', si passa al cortile delle Galere; quindi la salita ai sottotetti, dove un allestimento multimediale ripercorre la vita del forte attraverso le parole di un vecchio del borgo.