La Galleria di Arte moderna è stata recentemente riaperta dopo lavori che ne hanno migliorato la fruibilità senza alterare la struttura originaria dell’edificio, importante opera progettata negli anni Trenta del secolo scorso da Edo Ravnikar. L’esposizione permanente, a sinistra dell’ingresso (a destra si trovano gli ambienti per le mostre temporanee), prevede un percorso cronologico che segue lo sviluppo dell’arte nazionale nel Novecento, collocando al termine di ogni sala espressioni dei cosiddetti ‘momenti di rottura’, che hanno segnato le principali svolte rispetto alla ‘continuità’ dell’evoluzione artistica. Il percorso si salda con quello della Galleria nazionale, prendendo avvio dall’impressionismo, corrente giunta tardi in Slovenia tanto da risentire già di accenti simbolisti. Alle opere dell’espressionismo, di matrice viennese, seguono i primi grandi protagonisti dell’arte slovena del Novecento: i fratelli France e Tone Kralj (Tempesta del 1923 e Matrimonio contadino del 1932). I dipinti del secondo dopoguerra sapranno stupire quanti ritengono che nella Iugoslavia socialista potesse manifestarsi solo un’arte di regime: si ammirano infatti quadri di matrice astrattista, che risentono di Klee e Miró, ed espressioni della pittura di Zoran Mušic, artista segnato dall’esperienza nel campo di concentramento di Dachau. Il primo dei ‘momenti di rottura’ è individuato nel costruttivismo degli anni Trenta, qui rappresentato soprattutto da Avgust Cernigoj. La seconda guerra mondiale segna una nuova svolta: grazie alla grafica militante prodotta in seno al movimento partigiano, l’espressione pittorica si apre al coinvolgimento dell’intera nazione, uscendo dall’ambito accademico e scolastico. Seppur di breve durata, grande importanza anche per i riflessi sulla società dell’epoca ebbe il movimento di arte concettuale Oho (1966-71), di cui viene presentata un’installazione. Ultimo dei ‘momenti di rottura’ è l’arte della Neue Slowenische Kunst, movimento che, sotto una veste punk provocatoria e apparentemente anarcoide, ha espresso un’acuta critica della deriva qualunquista della società slovena degli anni Novanta. Il monumento di fronte al museo, raffigurante il padre della lingua slovena Primož Trubar, è opera di Franc Berneker del 1910. La chiesa serbo-ortodossa che si erge dietro è del 1935-40 in stile medievale serbo.