L'ampio monastero fu adibito nel 1835 a sede del Grande Archivio del Regno, oggi Archivio di Stato tra i più grandi del mondo (300 sale e oltre 50 000 m lineari di scaffalature) e di fondamentale importanza per la storia dell'Italia meridionale dal secolo X a oggi. Con ingresso da via Grande Archivio, l'edificio accoglie quattro chiostri rinascimentali del XVI e XVII secolo: su due lati del chiostro del Platano, secondo la tradizione piantato da S. Benedetto per curare con le sue foglie le ferite, le storie del santo vennero affrescate da Antonio Solaria entro il primo decennio del '500. Negli antichi ambienti conventuali, dove sano conservati i fondi dell'archivio, di particolare rilievo sono la sala del Capitolo, oggi del Catasto, e l'enorme refettorio, oggi sala Filangieri, affrescato da Belisario Corenzio.