Si dice che la capitale lituana ricordi per molti versi Roma. Prima di tutto per i sette colli sui quali sorge e per il fiume che l'attraversa, il Nerìs, e poi per un motivo leggendario. Si narra infatti che al granduca Gediminas apparve in sogno un lupo di ferro ululante dalla cima di un colle e che quel colle divenne il luogo di fondazione della capitale di questo Stato famoso e potente.
È poi è una bellissima città d'arte. Vilnius viene infatti accostata a Roma per lo stile barocco delle sue chiese che segnarono il trionfo del cristianesimo nel paese baltico che più vi aveva resistito, per le sue tradizioni tenacemente pagane.
Qualcuno l'ha definita una “capitale di provincia” e a prima vista può sembrare dimessa. E invece Vilnius è al centro, se non della Lituania, dell'Europa, al confine di due continenti. Crocevia di culture, lingue e religioni, Vilnius, pur capitale di uno stato etnicamente omogeneo, mantiene quella caratteristica cosmopolita e poliglotta che l'ha contraddistinta per secoli e che è stata un punto di forza per la sua ricchezza culturale. Al cuore della vita artistica e universitaria del Paese, a differenza delle altre capitali baltiche è meno legata agli affari e ai commerci, ed è ricchissima di manifestazioni culturali canore, artistiche e poetiche.
Come ricorda il premio Nobel per la letteratura Czeslaw Milosz, la capitale della Lituania ha tanti nomi. I polacchi la chiamano Wilno, i tedeschi e i bielorussi Vilna, i lituani Vilnius, reintrodotto, dopo una lunga dimenticanza, a seguito delle proteste identitarie durante il biennio 1988-90. E il carattere forte dei suoi abitanti si percepisce dedicando del tempo a questa piccola capitale, andando alla scoperta delle zone meno turistiche e sedendosi ai tavolini dei suoi locali meno internazionali.