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Todi

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Todi (PG)
«Todi, una città in posizione difficile per il turista, ma nient'affatto scomoda per il viaggiatore», così Edward Hutton la definiva nel 1905. E ancora oggi Todi stupisce per il suo ardito adattarsi al colle e per i suoi bastioni intatti che si innalzano su uno zoccolo verde di olivi, in una posizione che per secoli ha rappresentato un elemento di difesa.
La vocazione recente della cittadina è saldamente turistico-culturale, grazie a un rilancio in ambito internazionale supportato dal Todi Festival, che si svolge dal 1987 tra agosto e settembre. Il peculiare rapporto tra l'insediamento e il suo sito è testimoniato dal complesso sistema di regimazione idrica, antico come la città e formato da pozzi e cunicoli, che dimostra come sia possibile trasformare uno svantaggio idro-geomorfologico in un valore ambientale e strategico. Il nucleo più antico di Todi corrisponde all'«arce» umbro-etrusca, posta a cavallo delle due vette del colle e chiusa dal primo giro di mura, che nel nome «tular», confine, sottolinea la primaria caratteristica della città. Entrata nell'orbita politica romana, divenne in età augustea «Colonia Julia Fida Tuder» subendo un'imponente trasformazione urbanistica le cui tracce sono tuttora evidenti. Fra XIII e XIV secolo la città conosce il momento di massimo sviluppo politico-economico, che determina una decisa espansione urbana verso il contado lungo gli assi della viabilità preesistente. Si formano così i quattro borghi, tre dei quali ricompresi nel terzo giro delle mura (1244) e diventati parte integrante della «forma urbis», immutata fino al 1950 circa.
Dopo l'unificazione, gli interventi di recupero urbanistico consentiranno, tra l'altro, il restauro dei Nicchioni romani; il primo '900 rafforzerà invece, qui come in molti altri centri dell'Umbria, l'immagine medievale della città.