Catania
localita
Catania (CT)
Una città e il suo vulcano, una simbiosi eterna e imprescindibile. Perché la crescita di Catania è stata, nel bene e nel male, condizionata dal rapporto con l'Etna: usufruendo della fertilità delle campagne, soggiacendo alle colate, piegando la pietra lavica a materiale per costruire le case. La popolazione non ha mai voluto abbandonare la propria terra e ha accettato di convivere con il rischio di eruzioni e terremoti; non solo, ma già dall'Ottocento è iniziata l’espansione urbanistica verso il vulcano. Oggi Catania, Patrimonio dell'Umanità Unesco, si presenta come una grande città, costituita da uno splendido centro storico, ricostruito dopo il terremoto del 1693 nella sfarzosità dello stile barocco, attorniato da quattro zone di espansione urbana. L’insediamento storico risale alla più antica colonizzazione greca in Sicilia, quando i calcidesi di Naxos fondarono il primo impianto di Katane (dopo il 729 a.C., nella testimonianza di Tucidide), nella zona dove ora sono la chiesa di S. Nicolò e il monastero benedettino di S. Nicolò l'Arena. Assoggettata per tre secoli ai greci, spesso in guerra con i siracusani per l'egemonia sull'area, nel 263 a.C. venne conquistata dai romani, il cui dominio è testimoniato dal notevole numero di edifici pervenutici. Della storia paleocristiana sono testimoni i martiri di S. Agata e di S. Euplio anteriori al IV secolo d.C., mentre al 535 risale la conquista della città da parte dei bizantini, anche se dei tre secoli della loro dominazione rimangono pochissime tracce. I saraceni presero a loro volta Catania nell'875, lasciando un'impronta nella relazione con le campagne, innestando nuove colture e aprendo nuovi collegamenti. Sotto la dominazione normanna iniziò nel 1071 la costruzione del Duomo, ma nel 1169 un terremoto devastò la città, contribuendo alla crisi economica registratasi alla fine di tale dominazione. Nel 1239 Federico II di Svevia fece edificare il castello Ursino ai margini dell'abitato, in prossimità del mare, in una zona poi ricoperta dalla lava nel 1669. I pochi anni che intercorsero tra l'eruzione e il terremoto del 1693, e in maggior misura quelli che si snodarono dopo quest'ultima data, videro una città messa in ginocchio. Nel giugno del 1694 Giuseppe Lanza duca di Camastra, braccio destro del viceré Uzeda, fissò le direttive per una rinascita, che avvenne nell'antico sito. La forma della città prestò maggiore attenzione alle cautele antisismiche e le strade vennero intervallate da ampie piazze, con lo scopo di dare ai cittadini la possibilità di usufruire di spazi liberi in caso di nuovi terremoti. Nei primi decenni dell'800 Catania vide un forte incremento demografico, al quale tuttavia non si accompagnò un'attenzione razionalizzatrice dell'espansione urbana. Sprazzi di attenzione al recupero delle memorie storiche vi furono nei primi anni del '900, parentesi che anticipa il caotico sviluppo urbanistico degli anni '50 del XX secolo con la nascita di un vasto polo industriale tra la città e il Simeto e lo sventramento del quartiere di S. Berillo per la creazione della “city” economica, progetto peraltro lasciato incompiuto.