Risale al 1022 la citazione di un “Vicus Sancti Pauli at Averze”: il riferimento al santo patrono lascia intendere che si trattasse di un importante casale del territorio capuano, al centro della centuriazione romana. Pochi anni dopo, nel 1030, Aversa si affaccia alla grande storia con l'arrivo dei Normanni ed in particolare di Rainulfo Drengot, che la innalza a sede di contea. Si trattava del primo feudo normanno in un territorio diviso tra i Bizantini di Napoli e i Longobardi di Capua, donde il rango di rappresentanza che subito le spettò e le importanti modifiche urbanistiche, dalla costruzione delle mura e di un castello, a quella di una chiesa di rango vescovile. La città normanna sopravvive nel nucleo più antico dell'abitato, laddove le strade conservano il tracciato radiocentrico, e negli scampoli d'architettura, soprattutto nella Cattedrale, risparmiati dai terremoti e da altre rovine. La fisionomia urbana viene modificata in età aragonese, ma soprattutto tra Sei e Settecento, durante la felicissima età del Barocco, che porta in città il Vanvitelli, l'architetto della corte borbonica, artefice della Reggia di Caserta. È questo un periodo di grande fioritura culturale, che culmina nell'opera del figlio più illustre di Aversa, Domenico Cimarosa (1749-1801), musicista contemporaneo di Mozart ed a lui pari per fama e committenti, autore di almeno 70 melodrammi - celeberrimo fu il Matrimonio segreto - e di innumerevoli sonate.