Francavilla Fontana
localita
Francavilla Fontana (BR)
Fu il rinvenimento miracoloso, nel 1310, di un'icona bizantina della Madonna, detta 'della Fonte' per il vicino ruscello, a determinare le sorti di questo abitato. Alla battuta di caccia che ebbe una così insolita 'preda' partecipavano Filippo I d'Angiò e la sua corte; e il principe di Taranto in persona commissionò, nel luogo del ritrovamento,la costruzione di una chiesa, promettendo a quanti avessero voluto stabilirsi nei dintorni l'esenzione dai tributi. Da qui il nome del borgo (Franca Villa), sviluppatosi in un luogo già frequentato almeno in età neolitica.
Con certezza si sa che fu abitata dai messapi, anche se alcuni studiosi la identificano con la Rhudiae Peucetia.
Provenendo da Oria si incontra dapprima il santuario di S. Maria della Croce, trasformazione secentesca di una cappella annessa a un cenobio basiliano. Attraverso la porta della Croce (1714) - con la settecentesca porta Noa e la secentesca porta del Carmine unici resti dell'antica cerchia muraria - si entra nel nucleo storico. Percorrendo via Regina Elena sulla quale affacciano alcuni palazzi gentilizi del '700 - spicca, al N. 27 palazzo Giannuzzi-Carissimo -, si arriva in piazza Umberto I (settecentesca è anche la torre dell'Orologio), dalla quale si dipartono le principali arterie, ampie e rettilinee a differenza degli altri comuni del territorio: su via S. Salvatore si individua il balcone Argentina (oggi Leo), loggiato in pietra del XIV secolo.
Via Alighieri termina in piazza Giovanni XXIII, dove la chiesa Matrice, edificata nel luogo del rinvenimento dell'icona, è stata ricostruita dopo il terremoto del 1743; maioliche policrome ricoprono la cupola. Oltre l'ottocentesca chiesa di S. Chiaro, comunemente detta della Morte dal nome dell'arciconfraternita (di pregio è la tela del '500 raffigurante la Vergine con il Bambino), per via Municipio si arriva al palazzo Imperlali.
Lungo la strada per Ceglie Messapica è la specchia Miano, tipica costruzione messapica in enormi blocchi di pietra usata come monumento sepolcrale o forse torre d'avvistamento.
Con certezza si sa che fu abitata dai messapi, anche se alcuni studiosi la identificano con la Rhudiae Peucetia.
Provenendo da Oria si incontra dapprima il santuario di S. Maria della Croce, trasformazione secentesca di una cappella annessa a un cenobio basiliano. Attraverso la porta della Croce (1714) - con la settecentesca porta Noa e la secentesca porta del Carmine unici resti dell'antica cerchia muraria - si entra nel nucleo storico. Percorrendo via Regina Elena sulla quale affacciano alcuni palazzi gentilizi del '700 - spicca, al N. 27 palazzo Giannuzzi-Carissimo -, si arriva in piazza Umberto I (settecentesca è anche la torre dell'Orologio), dalla quale si dipartono le principali arterie, ampie e rettilinee a differenza degli altri comuni del territorio: su via S. Salvatore si individua il balcone Argentina (oggi Leo), loggiato in pietra del XIV secolo.
Via Alighieri termina in piazza Giovanni XXIII, dove la chiesa Matrice, edificata nel luogo del rinvenimento dell'icona, è stata ricostruita dopo il terremoto del 1743; maioliche policrome ricoprono la cupola. Oltre l'ottocentesca chiesa di S. Chiaro, comunemente detta della Morte dal nome dell'arciconfraternita (di pregio è la tela del '500 raffigurante la Vergine con il Bambino), per via Municipio si arriva al palazzo Imperlali.
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