Ci vollero quasi 50 anni di lavori, a cavallo tra la fine del secolo XIX e i primi decenni del ’900, per cancellare le aggiunte apportate in epoca barocca, restituendo alla Cattedrale le originarie forme romanico-gotiche; il progetto della prima chiesa si deve ai Maestri Comacini, che edificarono il tempio (secolo XIII) sulle rovine di un luogo di culto paleocristiano. La penuria, nel circondario, di materiale laterizio suggerì l’impiego del calcare giallastro estratto nelle cave di Verezzo, che conferisce alla facciata notevole sobrietà, attenuata dall’avancorpo intorno al portale principale. Sui prospetti laterali se ne aprono due a pseudoprotiro, con lunette a ogiva ornate da bassorilievi: quello destro (Madonna in trono fra due santi) data al ’400, mentre il sinistro (Agnello pasquale) risale al del secolo XII.<br>Colonne e pilastri ottagonali scandiscono le tre navate interne, culminanti in altrettante absidi prolungate nel secolo XVII. Nella navata destra è conservato un Crocifisso nero del ’400, protettore dei marinai; sull’altare maggiore si innalza un grandioso Crocifisso opera di Anton Maria Maragliano (1722 o 1727), lo scultore a cui si deve anche la Madonna del Rosario, nella cappella a sinistra della maggiore. Va invece riferita a Raffaele De Rossi la tavola cinquecentesca (S. Siro fra i Ss. Pietro, Paolo, Giovanni Battista e Romolo) posta alla parete di fondo del coro. Completano il ricco corredo decorativo il pulpito e le acquasantiere in marmo bresciano scolpiti nel 1950 da Dante Ruffini.