Le catacombe più estese di Roma – 15 km di sviluppo sotterraneo - con quelle di S. Callisto, si sono formate nel sec. III nella tenuta che era stata proprietà di Flavia Domitilla, nipote di Vespasiano, e sviluppate nei sec. IV-V su tre piani a partire da sette ipogei primitivi pagani e cristiani. La visita inizia dalla basilica dei Ss. Nereo e Achìlleo, eretta a fine sec. IV sulla tomba dei martiri omonimi - soldati vittime verosimilmente della persecuzione di Diocleziano - abbandonata a metà IX (il terremoto dell'897 la demolì) e riscoperta nel 1874. L'edificio di culto, preceduto da un nartece, è a tre navate divise da quattro colonne con capitelli di spoglio; sono visibili resti della schola cantorum pertinente a un restauro altomedievale, frammenti scultorei relativi a un ciborio costruito sulla tomba dei martiri a fine IV (una delle colonnine presenta la scena, unica per formulazione, della Decapitazione di un martire, identificato con Achìlleo) e, dietro l'abside, un cubicolo affrescato con la defunta Veneranda introdotta in cielo dalla martire Petronilla. Gallerie sepolcrali dei sec. IV-V conducono all'ipogeo detto dei Flavi, in realtà piccolo sepolcreto pagano (inizi III) destinato in origine ad accogliere quattro sarcofagi e divenuto successivamente cristiano. Nell'area normalmente non visitabile si sviluppa la regione detta dei Flavi Aureli, consistente in due ipogei del sec. III che originarono lo sviluppo di questo settore cemeteriale nel IV-V. Al centro della catacomba si dispone, su tre piani sovrapposti, la regione detta dello Scalone nel 1897: tra le pitture presenti al primo piano e datate al sec. IV, notevoli quelle del cubicolo detto dei Fornai e la Madonna col Bambino e quattro Magi. Il settore nord è occupato dalla regione nata dagli ipogei di Ampliato (pitture di soggetto non cristiano di inizi sec. III) e del Buon Pastore (raffinati affreschi datati 230-240).