È uno dei santuari isiaci meglio conservati del mondo antico. Risale come fondazione all'età sannitica (II secolo a.C.) e nel 79 d.C. era tra i pochi edifici pubblici a essere stato totalmente restaurato dai danni del terremoto del 62 d.C. Le particolarità del culto hanno determinato la pianta stessa del complesso: i portici abbracciano al centro il basamento su cui si trovava il sacello della dea, mentre da un piccolo recinto presso l'angolo sud-est si scendeva in un vano sotterraneo in cui si conservavano le acque sacre del Nilo necessarie ai riti purificatori; a riunioni e cerimonie erano riservati gli ampi ambienti alle spalle dei portici occidentali. In un'intera sezione del Museo Archeologico Nazionale di Napoli sona stati ricostruiti l'arredo e le decorazioni pittoriche che ornavano il complesso, scoperto in epoca borbonica.