L’area archeologica dell'antica Tyndaris testimonia una delle ultime colonie greche di Sicilia, sensibilmente trasformata in età romana e distrutta dagli arabi. La città aveva una pianta regolarissima: tre lunghe strade rettilinee (decumani), fiancheggiate da tabernae o botteghe, erano incrociate perpendicolarmente a strade minori (cardini) discendenti dal pendio, che formavano le insulae, ciascuna delle quali era formata da più abitazioni in terrazze a livello diverso intorno ad atri o peristili. La città aveva un perfetto sistema di fognature, costituito da canalizzazioni che correvano sotto il piano dei cardini raccogliendo le acque dei decumani e delle insulae. A monte del decumano il Teatro, addossato al pendio della collina, è conservato in buona parte. Ha la cavea rivolta verso il mare, divisa in 11 cunei con 28 gradini; il diametro era di m 63. La costruzione è greca (sec. III o II a.C.), ma subì rifacimenti in età romana quando lo si adattò a spettacoli da anfiteatro trasformandone l'orchestra in un'arena circolare, parzialmente circondata da corridoi di servizio mediante forte abbassamento del suolo e il sacrificio degli ultimi gradini. Si ottenne così un alto podio all'intorno, per proteggere gli spettatori dai pericoli dei «ludi gladiatorii» e delle «venationes». Si conservano però al margine dell'arena le fondazioni della scena greca, con tre porte e fiancheggiata dai due paraskenia, le quali indicano il livello dell'orchestra originaria. Di questa scena furono trovati, negli scavi eseguiti alla metà del sec. XIX, numerosi elementi. La Basilica fu eretta in età tardo-imperiale: era a tre piani, di cui solo quello inferiore in gran parte conservato. Questo è costituito da una sola ampia navata con copertura formata da una serie di 9 archi trasversali, con volte intermedie in calcestruzzo, avente quindi la forma di una galleria accessibile solo ai due estremi e che poteva essere chiusa quando vi si tenevano comizi o vi sedeva il tribunale. Gli archi costituenti le due fronti erano più bassi di quelli all'interno, i quali aggettavano dal muro. Dell'edificio si conserva quasi tutto il lungo muro a monte fino alla prima cornice, con uno degli archi e un breve tratto del muro a valle, il quale era in massima parte crollato e si era adagiato sul sottostante pendio. Nel 1956 fu risollevato e si ricostruì anche l'arco di facciata, di cui restava in piedi solo lo stipite a monte (anch'esso fino alla prima cornice). Lo scavo eseguito nel pendio fece recuperare numerosissimi elementi dell'elevato. La Basilica era fiancheggiata su entrambi i lati da due strade a cielo scoperto, le quali sboccavano sull'agorà (Foro) attraverso due fornici, che facevano corpo con la facciata della Basilica stessa. Simmetricamente, al di là dei due fornici, hanno inizio, sempre sotto archi, due scale, le quali davano accesso ai piani superiori della Basilica. Complemento interessante alla visita della città è il giro delle mura di Tyndaris: queste costituiscono una delle cinte più grandiose e meglio conservate della Sicilia. Gli scavi, che ne hanno messo in luce il maggior tratto, hanno permesso di datarle ai primi anni del sec. III a.Cristo.