Alle falde settentrionali del vulcano, lungo la sponda destra del fiume Alcàntara, è il centro (765 m, ab. 11 200) più vicino al cratere principale dell’Etna (15 km). Di fondazione bizantina, acquistò importanza in età sveva, quando cominciò ad assumere l’aspetto urbanisticomedievale che ancora parzialmente conserva, con i resti di mura ancora visibili nei pressi della Porta Aragonese. La presenza di importanti chiese contraddistingue i tre principali quartieri della città, in passato abitati da
comunità che fino al xvi secolo parlavano differenti dialetti: i latini a Santa Maria, i greci a San Nicolò e i lombardi a San Martino. Su piazza Basilica è la chiesa di S. Maria, costruita tra il 1217 e il 1239 in stile normanno-svevo. Originarie sono le tre absidi a forma di torrioni merlati, mentre
sul fianco destro spicca uno splendido portale gotico catalano (xv secolo). L’interno, rifatto tra il XVI e il XIX secolo, è a tre navate su colonne di pietra lavica: prezioso documento iconografico è la Salvezza di Randazzo, una tavola cinquecentesca con veduta della città del tempo, posta sulla porta laterale destra. La chiesa di S. Nicolò è la più grande di Randazzo, trecentesca, ma rifatta a fine ’500. All’interno, opere dei Gagini, fra cui una vigorosa statua di S. Nicola in cattedra, nel braccio sinistro del transetto, firmata da Antonello (1523). La chiesa di S. Martino, di fondazione sveva (XIII secolo), ha un magnifico campanile sulla destra; all’interno, statue di scuola gaginesca e un polittico (Madonna col Bambino e le Ss. Maddalena e Marta, Deposizione e Annunciazione) attribuito ad
Antonello de Saliba. Nei pressi della chiesa è il castello, l’unica struttura superstite delle otto torri fatte costruire lungo la cinta muraria da Federico II. Oggi ospita il Museo archeologico «Paolo Vagliasindi», dove sono esposte importanti testimonianze archeologiche della zona etnea con vasellame corinzio, ionico e attico.