Attraverso le raccolte piazzette Castromediano e Gabriele Riccardi si giunge a uno tra gli episodi più alti del barocco leccese, anzi al più rappresentativo e famoso, per quel tripudio di decori in pietra che ammanta e trasfigura la sua monumentale fronte. Alla costruzione, iniziata nel 1549 e ultimata nel 1646, attesero tre grandi architetti barocchi, che lasciarono ben leggibili i segni dei loro successivi interventi.<br>Se Gabriele Riccardi creò su un più antico luogo di culto la struttura generale della chiesa e la parte inferiore della facciata, scandita da colonne a fusto liscio, si devono a Francesco Antonio Zimbalo il protiro a colonne binate e i portali laterali (1606), mentre di Cesare Penna è la parte alta del prospetto. E proprio l'ordine superiore il più ricco di decori, con balconata sostenuta da telamoni, leoni, draghi e grifi, balaustra animata da putti che abbracciano i simboli del potere temporale e spirituale, colonne con decori zoomorfi che inquadrano un rosone, romanico d'ispirazione, ma arricchito da un'elaborata ghiera barocca. Nella parte sommitale un ricco fastigio a volute (seconda metà del XVII secolo secondo i modelli di Giuseppe Zimbalo) reca lo stemma del Celestini che incorpora una Croce, simbolo del trionfo della Chiesa.<br>Si deve, invece, a Gabriele Riccardi il disegno dell'interno, dove alle linee classiche, ispirate ai modi del Brunelleschi, si unisce la bellezza dei decori, arricchita nel XVII e XVIII secolo con rosoni, cespi d'acanto e festoni d'alloro. Da notare, in particolare, gli elaborati capitelli, il cui fiore centrale si apre con una testina di apostolo, il soffitto ligneo a lacunari rifatto nell'800, l'originale disegno geometrico della cupola (1590), aperta all'incrocio del transetto su archi che recano i simboli degli evangelisti. Particolarmente ricchi gli altari, tra i quali spicca, mirabile esempio del barocco leccese, l'altare di S. Francesco di Paola, nella cappella a sinistra del presbiterio.<br>La preziosa composizione, con 12 bassorilievi che illustrano Episodi della vita del santo, fu realizzato nel 1614-15 da Francesco Antonio Zimbalo. Orna il transetto destro la cappella della Croce, opera di Cesare Penna (1639), dagli insoliti capitelli scolpiti. Tra i dipinti spiccano, nella seconda cappella a destra, Adorazione dei pastori, tela firmata da G.B. Lama, e, nella cappella a destra del presbiterio, Trinità, di Gianserio Strafella (metà del XVI secolo).