Fin dal 1865 il palazzo del Bargello è sede di un museo nazionale, ricchissimo di collezioni di dipinti, maioliche, bronzetti e armi, fra i più importanti al mondo per la scultura del ’400 e del ’500.<br>Si entra nel cortile medievale, con portico su tre lati, una scala gotica di Neri di Fioravante (1367) e alle pareti stemmi dei podestà e dei giudici di Ruota (dal ’300 al ’500). Le sculture monumentali provengono dal giardino di Bòboli (come il gigantesco Oceano del Giambologna), da Palazzo Vecchio (statue per una fontana dell’Ammannati) e da chiese fiorentine. Ci sono poi il seicentesco cannone di S. Paolo, con una grande testa del santo, e il Pescatorello, scultura verista di Vincenzo Gemito (1877).<br>Passando sotto la scala si arriva alla sala del Cinquecento, dove dominano capolavori di Michelangelo: l’incompiuto tondo Pitti (1504-1505), il giovanile Bacco (1496-1497), il sereno David-Apollo (1530-1532) e l’intenso Bruto (1539), unico busto scolpito dall’artista, secondo Vasari ritratto del tirannicida Lorenzino de’ Medici. Attorno, piccole opere del Tribolo, dell’Ammannati e di Bandinelli, e sculture di Cellini (busto di Cosimo I), del Giambologna (Mercurio volante, 1564) e di Jacopo Sansovino (Bacco, 1510).<br>Al primo piano, nel Verone che si affaccia sul chiostro si trovano sculture in bronzo di animali (tra cui il famoso Tacchino) del Giambologna.<br>Il grande e luminoso salone del Consiglio generale, realizzato da Neri di Fioravante fra 1340 e 1345, custodisce un vero tesoro di sculture del ’400. Protagonista è Donatello: sono suoi il celebre S. Giorgio che era a Orsanmichele (1416) con la relativa predella (S. Giorgio che libera la principessa dal drago), il David giovanile in marmo (1408-1409), il David in bronzo (1440 circa, primo nudo dell’arte umanistica), il busto in terracotta policroma di Niccolò da Uzzano, e il Marzocco simbolo di Firenze. Si trovano qui anche le due formelle con il Sacrificio di Isacco presentate da Ghiberti e da Brunelleschi al concorso del 1401 per la porta nord del Battistero – episodio capitale della storia dell’arte italiana – oltre a lavori di Agostino di Duccio, Desiderio da Settignano, Michelozzo e Luca della Robbia.<br>Dalla Sala islamica, con tappeti, stoffe, oggetti in bronzo e in avorio di cultura araba, si raggiunge la sala Carrand, che espone arte applicata dal medioevo al rinascimento (smalti, maioliche, mattonelle, cuoi e stoffe) raccolta dall’antiquario francese e da lui donata nel 1888.<br>Accanto, la cappella di S. Maria Maddalena, del 1280, conserva affreschi attribuiti alla bottega di Giotto (1340 circa): nel Paradiso sulla parete di fondo, un ritratto di Dante giovane.<br>La sala degli Avori espone duecentosessantacinque pezzi tra quinto secolo e ’600.<br>Nella saletta del Trecento si trovano sculture di Arnolfo di Cambio e di Tino di Camaino, oltre a dipinti dell’epoca.<br>La sala delle Maioliche contiene pezzi dall’undicesimo secolo fino al ’900, e manufatti di produzione urbinate. Alle pareti, lavori di Giovanni e Luca della Robbia.<br>Al secondo piano, due sale espongono opere di Giovanni e Andrea della Robbia, e di altra terracotta smaltata del primo ’500.<br>Nella sala dei Bronzetti spiccano un Ercole e Anteo di Antonio Pollaiolo, opere di Cellini, del Giambologna e del Riccio.<br>Nella sala del Verrocchio – con opere di questo artista – spiccano il famoso David in bronzo (1470 circa, da confrontare idealmente con quello di Donatello) e il delicato marmo della Dama col mazzolino. Ma sono notevoli anche i due busti di un giovane guerriero (in terracotta) di Antonio Pollaiolo e di Battista Sforza (in marmo) di Francesco Laurana, oltre a rilievi e busti di Mino da Fiesole e di Antonio Rossellino.<br>Concludono la visita le sale della Scultura barocca e del Medagliere e l’Armeria.