Il museo, centro di visita del Parco Nazionale della Majella e area faunistica del camoscio d'Abruzzo, è dedicato a Maurizio Locati, lo zoologo milanese che vi ha reintrodotto i camosci. Si tratta di un museo-laboratorio in cui il visitatore è invitato a partecipare: in due ampie sale pannelli, diorami, supporti multimediali, reperti naturalistici e archeologici raccontano la storia del territorio e ne evidenziano le caratteristiche vegetali e faunistiche. Protagonista della sezione naturalistica è il camoscio d'Abruzzo, di cui si illustrano ambienti e caratteristiche fisiche e comportamentali. Una serie di pannelli e vetrine dedicati all'archeologia industriale della zona, come la lavorazione della lana e la produzione della pasta, insieme con la riproduzione di una grotta della Majella con pitture rupestri preistoriche, introducono alla sezione archeologica. Dedicata a F. Verlengia, ripercorre a ritroso la storia della presenza umana sulla Majella, dal medioevo alla Preistoria (vasi, monete, oggetti di corredo funerario in ferro e bronzo, utensili rinvenuti nel territorio di Lama dei Peligni e dei comuni limitrofi); di rilievo il lapidario, con iscrizioni funerarie romane di età imperiale e il calco dell'uomo della Majella che risale a oltre 7000 anni fa, proveniente dallo scavo del villaggio neolitico di Fonterossi. Localizzato intorno al museo, il giardino botanico dedicato a Michele Tenore, botanico napoletano, ospita circa 500 specie vegetali molte delle quali endemiche dell'Appennino Centrale o esclusive della Majella