Leggermente arretrato rispetto al filo antico della strada che qui formava una piazza intitolata alla famiglia, il severo palazzo ha un prospetto austero, nel quale s’apre il possente portale seicentesco. La ricostruzione in forma di palazzo delle case della famiglia presente sull'area sin dal Medioevo iniziò poco dopo il 1550 e, ripresa nel '600 forse da Flaminio Ponzio, fu conclusa da Orazio Torriani (suo il disegno del portale); intorno al 1745 Luigi Vanvitelli progettò la bellissima biblioteca. A fine '800 risale il radicale restauro dell'edificio e degli isolati adiacenti (uno dei primi interventi di ristrutturazione urbanistica su piccola scala nel vivo del centro storico), intrapreso dal principe-editore Maffeo Sciarra nell'ambito dell'allargamento del Corso; l'idea fu studiata da Francesco Settimj nel 1875-82, ma gran parte dell’attuazione si deve a Giulio De Angelis (creazione, nell'isolato del palazzo, del teatro Quirino e della galleria Sciarra). L'austera nobiltà della facciata di palazzo Sciarra, riquadrata dai cantonali bugnati e dal cornicione e con tre piani di finestre rettangolari sottolineati da fasce, traduce lo spirito di severa monumentalità che coinvolse nel periodo della Controriforma anche l'architettura 'laica' romana; elemento di spicco è il portale (1641), attribuito in passato ad Antonio Labacco e persino al Vignola, ad arco bugnato tra due colonne tuscaniche scanalate su alto plinto, mensolone sull'arco e balcone.