Le montagne della Lombardia. Spesso molto meno considerate dei Quattromila valdostani, delle Dolomiti trentine, del Monte Rosa piemontese. Eppure bellissime, selvagge, ancora "vere". "Guarda, questi giorni da rifugio a rifugio sono stati incredibili: ci è sembrato di essere stati catapultati improvvisamente nel cuore delle Alpi. Un senso di infinito a ogni punto panoramico...". A parlare, per il racconto del capitolo 8 di Va' Sentiero, è Sara, la fotografa del gruppo nonché uno dei tre fondatori del progetto. Riusciamo a metterci in contatto dopo giorni di prove e tentativi falliti: perché la wilderness delle Alpi lombarde, giustamente, prevede che anche il campo telefonico non sia sempre una certezza.
Avevamo lasciato i ragazzi a Livigno e da qui Sara riprende il racconto di questi giorni di luglio baciati dal sole. "La tappa successiva ci ha portati al rifugio Viola, con un breve sconfinamento in Svizzera, al magnifico lago di Saoseo. Eravamo in compagnia di alcuni volontari dei Cai di Livigno, con cui abbiamo festeggiato i nostri primi 1000 chilometri! Un grande traguardo che non poteva rimanere inosservato...". Già, 1000 chilometri. Ricordiamo che Sara, Giacomo, Yuri e gli amici di Va' Sentiero sono partiti il primo maggio da Muggia, la punta meridionale del Friuli Venezia Giulia: in poco più di due mesi hanno già nelle gambe la distanza in linea d'aria da Bolzano a Messina, tanto per dirne una, o quella tra Torino e Lecce.
Al Rifugio Viola, nel Comune di Valdidentro, i ragazzi sono stati accolti dal gestore Aldo, che con la figlia porta avanti l'attività di suo padre Enrico. "Una questione di famiglia" spiega Sara "e, come abbiamo potuto constatare, una famiglia molto ben voluta da tutti, vista la popolarità del rifugio... anche grazie alla ricetta "segreta" di polenta e spezzatino!". Tra un bicchiere di vino e l'altro, è venuta fuori anche una storia incredibile: "qui raccontano che nel 1985 la zona fu bombardata per errore da una squadra dell'aviazione svizzera, che era in addestramento nella valle vicina... ".
Dal rifugio Viola il Sentiero Italia segue un tratto della cosiddetta Alta Via della Magnifica Terra, una lunga traversata, in sei tappe, che dalle frazioni alte a monte di Cepina Valdisotto porta al passo del Gavia, passando per tutte le grandi valli di quella che in passato fu chiamata la Magnifica Terra della Contea di Bormio. "Una giornata bellissima e impegnativa, con centinaia di metri di dislivello e tutti gli ingredienti della montagna più bella: laghetti cristallini, passi impervi tra le rocce, alpeggi, prati verdi e panoramici...".
SCENDENDO DI QUOTA
La mattina dopo, una sorpresa: ad attendere il gruppo sulla porta del rifugio Schiazzera c'era Guido Bellesini, ex presidente del Cai Lombardia. "Un incontro graditissimo: anche perché Guido, durante la discesa verso Tirano, non ha smesso un secondo di raccontarci storie e aneddoti su queste montagne. È stato davvero interessante: tra l'altro, ha contribuito lui stesso - che di professione faceva il fabbro - a realizzare la segnaletica della zona".
A Tirano, mezza giornata di pausa, con una bella cena a base di pizzoccheri, il piatto tipico valtellinese ("stiamo facendo il pieno di pizzoccheri... ma come si fa a resistere?") e la presentazione di va' Sentiero in una affollata serata insieme ai ragazzi di CammIKAndo, una associazione locale che si propone di valorizzare i percorsi di pellegrinaggi nella zona. Ricordiamo che a Tirano è meta molto frequentata anche per il Santuario della Madonna, una bella costruzione rinascimentale ricca di stucchi e arredi preziosi.
"Finalmente una tappa facile! Era dai tempi del Friuli che non camminavamo in piano...". Da Tirano fino a Teglio i ragazzi hanno scelto una variante del Sentiero Italia, percorrendo la Via dei terrazzamenti, un percorso ciclopedonale che si sviluppa a mezza costa sul versante retico della bassa e media Valtellina, arrivando fino a Morbegno. "Un sentiero stupendo, che ci ha permesso di aprire gli occhi su altri paesaggi, così diversi da quelli dei giorni precedenti: si cammina tra meleti, vigneti, piccole frazioni, chiesette... il percorso, segnalato proprio da Guido e dal figlio Christian, è adatto soprattutto a chi vuole correre, ma tutti ne possono godere" spiega Sara. Anche perché sono ben 40 le aree di sosta realizzate sul tracciato.
Serata a Teglio, Comune di 4000 abitanti con un bel nucleo antico, dove Va' Sentiero è stato accolto da Donatella, assessore alla cultura del Comune: in programma una presentazione nella Sala Comunale e poi una visita alla torre medievale, detta "de li beli miri" e simbolo del paese (trasformata in un museo, ogni piano racconta un pezzo di storia della città). "Dall'alto si vede mezza Valtellina, uno spettacolo! Qui Claudio e Tobia, marito e figlio di Donatella, ci hanno regalato qualche canzone in dialetto... è stato bellissimo, il dialetto tellino è talmente dolce, somiglia quasi al portoghese" ricorda Sara.
I ragazzi si sono fermati a Teglio per un giorno di pausa, ma non è stata una giornata priva di impegni. "Siamo stati dapprima in Val Rogna, dove abbiamo visitato l'unico dei tanti mulini restaurato e ancora in funzione" spiega Sara. "Si tratta dell'antico mulino Menaglio di S. Rocco di Teglio, recuperato dal Comune di Teglio con contributi del Gal e di Fondazione Cariplo: oggi è gestito dall'Associazione per la Coltura del Grano Saraceno di Teglio". Già, il grano saraceno: una pianta a fiore che tradizionalmente viene associata ai cereali ma che cereale non è, visto che appartiene a una famiglia completamente diversa (le Poligonacee, non le Graminacee). "E che in Valtellina è alla base dell'alimentazione locale, dato che polenta e pizzoccheri si preparano con il grano saraceno".
"Abbiamo poi visitato San Pietro" continua Sara "un gioiellino romanico con una storia travagliata, come ci ha spiegato Gianluigi, uno storico locale. Dopo i lavori di restauro, sono emersi affreschi molto belli: a me ha colpito soprattutto il Cristo, con la pelle scura, le gote rosse e gli occhi azzurri, quasi dalle fattezze giamaicane, inquietante e affascinante nello stesso tempo". Conclusione della giornata con una incredibile cena "dal sapore natalizio" insieme a tutti gli amici di Teglio, antipasti di ogni sorta, di nuovo i pizzoccheri... e la buonanotte data dopo l'una. "Cercavamo di non pensare a cosa ci attendeva il giorno dopo!".
NELLE TERRE DI MORDOR
Perché la giornata successiva non è stata, come dire... tranquilla. A sera, i ragazzi di Va' Sentiero avrebbero appuntato sul loro taccuino 11 ore di cammino e la cima più alta toccata dalla spedizione, ovvero i 3323 metri di Pizzo Scalino. "Dapprima abbiamo attraversato la Val Fontana, poi un breve stop alla capanna Cederna-Maffina" spiega Sara "dove abbiamo purtroppo lasciato Giuseppe, un signore catanese che ci aveva raggiunto proprio per camminare con noi ma che purtroppo ha scelto un tratto troppo difficile per lui". Poi ancora il passo Forame, fino a raggiungere il pizzo Scalino, vetta panoramica per eccellenza: "un'emozione incredibile, il panorama fantastico sul mondo intero, con il Bernina e il Disgrazia lì davanti...".
"Ma la parte più difficile doveva ancora arrivare" ricorda Sara "per arrivare al rifugio Marinelli-Bombardieri abbiamo dovuto attraversare pietraie e traversi di neve, cercando di accelerare il passo perché si capiva che stava arrivando la pioggia. Il paesaggio era talmente aspro che sembrava di essere finiti in un paesaggio da Signore degli Anelli". Il Marinelli, posto a 2813 metri di quota, si trova su uno sperone di roccia, ben visibile a chi sta arrivando: una sensazione che chi va in montagna conosce bene, quella di vedere la meta e di continuare a camminare senza raggiungerla mai... "Dietro poi c'è il ghiacciaio del Bernina, che appariva e scompariva tra le nebbie: un panorama irreale, e comunque bellissimo".
Naturalmente la pioggia è arrivata nell'ultimo tratto: ma una volta arrivati al rifugio, "una costruzione enorme arredata come come una vecchia nave da crociera", si è squarciato il cielo ed è apparso l'ultimo sole. Sole che speriamo continui sulla via di Va' Sentiero: per il capitolo 8, passiamo e chiudiamo la linea dalla Val Malenco. A presto per altri racconti.