Il Touring Club Italiano sostiene Va' Sentiero, il progetto di sei ragazzi che da maggio 2019 hanno iniziato a percorrere tutto il Sentiero Italia. Alla pagina www.touringclub.it/vasentiero tutti gli articoli dedicati al cammino, con resoconti periodici e approfondimenti sulle varie tappe. Seguite anche voi Va' Sentiero!

E già rosseggiava l'Aurora, fugate le stelle,
quando vediamo lontano oscuri colli e bassa
l'Italia. Italia!, grida per primo Acate,
Italia!, salutano i compagni con lieto clamore.
Allora il padre Anchise pose una corona su un grande
cratere, e lo colmò di vino puro, e invocò gli dei
eretto sulla regia poppa:
"O dei, signori del mare e della terra e delle tempeste,
date un'agevole via con il vento, e spirate favorevoli!".
Crescono le brezze sperate, e già il porto si apre
ormai vicino, e sulla rocca appare il tempio di Minerva.
I compagni raccolgono le vele e volgono a riva le prue.
Il porto è curvato ad arco dal flutto orientale;
le rocce protese spumeggiano di spruzzi salmastri;
ma esso è al riparo: turriti scogli abbassano
le braccia in duplice muro, e il tempio s'addentra dalla riva.
Qui, primo auspicio, vidi quattro cavalli
d'un niveo candore sull'erba pascere, nella vasta pianura.

È sempre emozionante rileggere il terzo canto dell'Eneide, quando Enea con il padre Anchise e i compagni di ventura vede per la prima volta le coste dell'Italia. Quelle del Salento, per la precisione: gli archeologi l'hanno dimostrato in questi ultimi anni, quando a Castro hanno ritrovato i resti di quello che era un tempio consacrato a Minerva, proprio come ci ha lasciato scritto Virgilio.

Perché allora ci viene in mente il viaggio di Enea verso Roma, nel parlare dell'ultima tratta di Va' Sentiero 2020? Perché i ragazzi sono passati da Castro, innanzitutto, come leggerete tra poco, e hanno contemplato all'alba, "fugate le stelle", lo stesso mare da cui Enea proveniva. Ma anche perché - come per Enea - il Salento per loro è stato la fine di una parte del viaggio, la seconda, quella che dalle Marche li ha condotti fino a Santa Maria di Leuca. E perché l'emozione di arrivare, di avercela fatta un'altra volta, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia, i cambiamenti di programma, le corse per arrivare prima che tutto chiudesse le porte, l'emozione è stata grande. Gli dei hanno spirato favorevolmente, il porto sicuro è stato raggiunto.

A volte può sembrare una passeggiata, quella di Va' Sentiero. Non ci si rende conto che l'imprevisto può essere sempre dietro l'angolo, che la pianificazione è d'obbligo, che bisogna avere la prontezza di riorganizzarsi e prendere decisioni velocemente. In quest'anno travagliato è stato così. E teniamo conto della scala, cioè dell'ampiezza del progetto: Yuri, Sara, Giacomo, Martina, Andrea e Francesco hanno percorso quest'anno 1.333 chilometri in 58 tappe: in totale, compreso il tratto effettuato lo scorso anno, i chilometri sotto i piedi sono già 4.881. E l'anno prossimo ci sono ancora tutto il sud e le isole! 

LA TERRA DEI TRULLI
Ma, come sempre, dobbiamo andare con ordine. E raccontare quest'ultima parte di spedizione, giunta in Salento a fine ottobre dopo essere partita a fine agosto nelle Marche e aver attraversato Abruzzo, Molise e piccole parti di Lazio e Basilicata. Avevamo lasciato i ragazzi a Gioia del Colle, terminate le Murge delle grotte e delle gravine. Un capitolo nuovo si è aperto per loro in Valle d'Itria: una Puglia simile a quella appena lasciata eppure diversa, costellata di ulivi ma anche di trulli e di masserie.

"La prima tappa è stata quella da Gioia del Colle a Noci" racconta Giacomo "ancora lungo l'acquedotto pugliese. Io ne ho approfittato per riascoltare gli insegnamenti degli amici di Sentieri Olistici, incontrati in Molise: un'esperienza di meditazione che consiglio a tutti". Lungo il percorso, il grande monastero benedettino della Madonna della Scala: "fu costruito negli anni Cinquanta" spiega Francesco "e ingloba una piccola chiesa romanica. I benedettini qui hanno una grandissima biblioteca e sono specializzati nel restauro di libri antichi". Poi le indicazioni di un nuovo cammino: "quello dedicato a don Tonino Bello, molto popolare in Puglia: un sacerdote e un vescovo che si è fatto ben volere da tutti". Il cammino, accessibile a partire proprio dall’estate 2020, si sviluppa lungo oltre 400 chilometri, che da Molfetta – la città dove don Tonino fu vescovo – raggiungono la sua tomba ad Alessano, per proseguire sino al Santuario di Santa Maria di Leuca. 


L'abbazia della Madonna della Scala, Noci. Foto Giacomo Riccobono


Un segnale indica il cammino di don Tonino. Foto Giacomo Riccobono

"Noci è veramente deliziosa" continua Martina "abbiamo attraversato il centro, ci siamo persi tra le vie tutte bianche, c'era anche il mercato...". Poi, nella tappa verso Alberobello, ecco l'inizio dei trulli. "Più ci avvicinavamo ad Alberobello, più i trulli aumentavano in maniera esponenziale. E quando siamo arrivati, che tripudio! C'erano trulli ovunque". Alberobello, come le vicine Cisternino e Locorotondo, è un borgo certificato dal Touring con la Bandiera arancione. Ma da dove vengono quese particolari abitazioni? "Ci hanno raccontato che il trullo è nato nel XV secolo per evitare una tassa sugli edifici costruiti con la malta... visto che il trullo è costruito a secco, non si doveva pagare nulla!" spiega Francesco.

Martina si sofferma su un episodio particolare. "Ad Alberobello siamo arrivati presto, quel giorno, abbiamo pranzato, poi ognuno si è preso un paio d'ore di libertà, chi ha esplorato il paese, chi ha riposato in un parco. E mi ha colpito il fatto che per qualche ora siamo stati da soli: una sensazione stranissima, molto forte, visto che era forse la prima volta nell'ultimo mese che non vedevo nessuno di Va' Sentiero così a lungo. E mi è venuto spontaneo pensare quanto stavamo condividendo insieme, e nello stesso tempo quante esperienze avevamo già condiviso e quante ancora avremmo condiviso in futuro. Ho provato una sorta di "mancanza", in senso positivo. Nemmeno con un parente o un fidanzato mi era mai successa la stessa cosa!".  


Alberobello, Trullo Sovrano. Foto Sara Furlanetto​


Alberobello. Foto Sara Furlanetto​

In una giornata dal sapore estivo - nonostante fosse ottobre inoltrato - i ragazzi si sono messi in moto verso Cisternino: "una tappa molto lunga, spesso su asfalto" racconta Andrea "in cui io e Francesco siamo rimasti silenziosi nei primi chilometri, poi abbiamo iniziato a parlare del più e del meno e in un batter d'ali già il sole stava tramontando. Le ginocchia? A pezzi, con tutto questo asfalto in piano!". In questa tappa Va' Sentiero ha lasciato il Sentiero Italia tracciato dal Cai, che prosegue invece verso sud e termina a Grottaglie, presso Taranto, la sua parte pugliese (che non si inoltra dunque in Salento). "Abbiamo dunque puntato verso Torre Guaceto per incontrare la Via Francigena del Sud" continua Andrea "un percorso tracciato negli ultimi anni, che avremmo poi seguito fino a Santa Maria di Leuca". 

Lungo la tappa, un paesaggio a mano a mano sempre più delineato e suggestivo: "uliveti, vigneti, masserie enormi, piccoli paesi, boschetti, tratti dell'acquedotto che già ci aveva accompagnato nei giorni precedenti, muretti a secco e trulli ben restaurati... sembrava di essere entrati in un'altra Puglia, dal tocco più anglosassone" commenta Andrea.

 

Alberobello > Cisternino. Foto Andrea Buonopane


Cisternino. Foto Sara Furlanetto

Il passaggio a Cisternino è stato arricchito da un incontro particolare. "Devi sapere che otto anni fa ero capitata a Cisternino con Yuri" racconta Sara "ci eravamo fatti trascinare dalle voci di una grande festa che ci sarebbe stata per la fine del mondo... non che noi avessimo particolari simpatie per i catastrofisti, ma l'idea di una festa in Puglia ci attraeva alquanto e così, via dal freddo nord per dodici ore di bus fino in valle d'Itria. Fu in quell'occasione che conoscemmo Anna Zizzi, una ragazza che ci aveva offerto ospitalità con il couchsurfing. Ora, il couchsurfing prevede che si metta a disposizione gratuitamente un divano, al massimo un letto... Anna ci ospitò niente meno che in un trullo! Furono giorni bellissimi, magici, che ricordo con un grande sorriso".

Sara, Yuri e amici non potevano quindi non ritrovare Anna, visto che il percorso stabilito sarebbe transitato da Cisternino. "Ci ha ospitato in quelli che già otto anni fa erano trulli riconvertiti in b&b: la sua struttura si chiama I sette coni e negli anni si è ingrandita, acquisendo ancor più fascino e stile. Trulli spaziosi, ben attrezzati, su una collinetta con una terrazza favolosa sul mare... di trulli dei dintorni" continua Sara. "Non dimentichiamo la vite del Canadà rossa, una meraviglia" le fa eco Martina "e il fatto che Anna ci ha accolto con una seconda Anna Zizzi, che è la sua migliore amica e incredibilmente ha il suo stesso nome. Ragazze intense, che hanno tanto da dire, con cui abbiamo passato una bellissima serata".

Non basta. Dicevamo della festa di otto anni fa: "ebbene, una volta in loco avevamo scoperto che non era proprio una festa, ma una celebrazione rituale in un ashram, che  nella tradizione indiana è un luogo di meditazione" continua Sara. "Questo a Cisternino si chiama Centro Bhole Baba ed è stato fondato nel 1979 da Lisetta Carmi, musicista e fotografa, dopo aver incontrato in India un maestro indiano, BabaJi. È un luogo che emana belle energie, avremmo voluto rimanere lì, ma c'era da camminare...". "Confermo!" interviene Francesco. "Già il sincretismo mi ha affascinato: fianco a fianco, sulle pareti, erano appesi poster di San Francesco e immagini indù... Il tempietto ottagonale, poi, era proprio affascinante. E trovare un tempio induista nell'atmosfera della Valle d'Itria, beh, non può che essere un'esperienza interessante".


Anna Zizzi, proprietaria del B&B "I Sette Trulli" nella campagna di Cisternino. Foto Sara Furlanetto​


Dettaglio dell'ashram Bhole Baba, Cisternino. Foto Sara Furlanetto

Ma torniamo a camminare! "La tappa da Cisternino a Ostuni è stata molto bella, finalmente lontani dall'asfalto e con la vista del mare" prosegue Sara. "Ostuni è anche più bella di quanto avessi immaginato, così arroccata e bianca, con il mare in lontananza" continua Martina. "A me hanno colpito soprattutto il grande rosone della concattedrale" interviene Francesco "e poi la storia del ritrovamento, nel 1991, di uno scheletro umano femminile a pochi chilometri dal paese, in una grotta presso il Parco archeologico e naturalistico di Santa Maria D'Agnano. La sua peculiarità consiste non solo nel fatto che è risalente a circa 28.000 anni fa, ma anche che è quello di una ventenne gravida, rinvenuto con la mano destra appoggiata sul ventre, quasi a protezione del feto. La chiamano la mamma più antica del mondo... è conservata presso il Museo di civiltà preclassiche della Murgia meridionale".

Francesco ricorda anche le tante specialità gastronomiche locali, come le bombette, involtini di carne di maiale... "le macellerie sono vere e proprie boutique, in questa zona!". 


Cisternino > Ostuni. Foto Sara Furlanetto​


La Concattedrale di Ostuni. Foto Sara Furlanetto


Ostuni. Foto Sara Furlanetto

SI ENTRA IN SALENTO
Ulivi, ulivi, ancora ulivi... La Puglia è certamente famosa per gli ulivi. "Ma quelli appena fuori Ostuni sono incredibili! Abbiamo camminato su un sentiero lungo circa 15 chilometri letteralmente circondati da ulivi millenari" racconta Martina. "Lo si conosce proprio con il nome Sentiero degli ulivi secolari. Pensa che alcuni hanno addirittura tremila anni, sono nati ai tempi dei Messapi. Ed è incredibile come i loro tronchi si siano trasformati in vere e proprie opere d'arte... alcuni sembravano mani, altri volti di persone, altri ancora nastri e intrecci...". 

L'altro highlight della tappa è stato l'arrivo a Torre Guaceto. "Una splendida area protetta, che tutela un tratto di dune, macchia e spiagge nel comune di Carovigno" racconta Martina "abbiamo fatto il bagno e giocato a carte sulla spiaggia fino al tramonto, aspettando che arrivassero gli altri... è stato bellissimo". "La torre, costruita nel 1563" spiega Francesco "era una delle tante realizzate lungo il litorale per volere di Carlo V. A quell'epoca il temuto pericolo veniva dal mare, soprattutto a causa dei pirati turchi". La riserva è scampata da tempo, per fortuna, allo scempio edilizio di altri tratti di costa: era già tutelata come Area Ramsar dagli anni Settanta, poi divenne riserva marina nel 1981, poi ancora riserva naturale statale nel 2000. Al Gawsit, Guaceto, era il luogo dell’acqua dolce. 


Ostuni > Torre Guaceto. Foto Sara Furlanetto​


Ostuni > Torre Guaceto. Foto Sara Furlanetto​

Torre Guaceto è un gioiello della costa pugliese e i ragazzi l'hanno scoperto ben presto. "Appena usciti dalla riserva, l'indomani" continua Francesco "ecco la spazzatura riempire ogni metro della spiaggia. Un disastro". "È stato proprio uno choc" gli fa eco Andrea "dopo aver camminato per qualche chilometro all'interno della riserva, con i piedi nell'acqua, e aver fatto, uno, due, tre bagni in un mare splendido, appena abbiamo lasciato l'area protetta non ti dico la delusione... rifiuti ovunque, bottiglie di plastica, la scogliera completamente ricoperta di immondizia. Lì, sotto gli occhi di tutti, senza che nessuno avesse fatto qualcosa evidentemente per settimane. Che senso ha? Bisognerebbe tenerli sempre puliti, questi posti, non soltanto d'estate. È come se si facesse ordine in casa solo se nel momento in cui è atteso un ospite". 

Il percorso fino a Brindisi, lungo la via Francigena del Sud, era tutto su asfalto. "Una delusione. E meno male che era ottobre... abbiamo pensato quanto sarebbe stato pericoloso percorrere questo tratto in estate, quando la Statale certamente è ben più trafficata. Forse bisognerebbe rivedere questo tratto di cammino" conclude Andrea. Arrivo in città al tramonto, con le luci del porto di Brindisi a illuminare il monumento al Marinaio d'Italia. "Si tratta di una struttura peculiare, alta 53 metri, a forma di timone... pensa, fu realizzata nel 1933 per commemorare i circa 6.000 marinai caduti in occasione della prima guerra mondiale" spiega Francesco. Tra l'altro, la cripta del Monumento è uno dei luoghi dove i Volontari Touring soliamente accolgono i visitatori nell'ambito del progetto Aperti per Voi. A Brindisi finisce anche la Via Appia, ricordata da due colonne romane poste davanti alla scalinata dove Virgilio spirò di ritorno dalla Grecia.


Torre Guaceto > Brindisi. Foto Andrea Buonopane​

"Una tappa lunghissima, infinita, brutta". Martina non ha mezze misure nel descrivere il percorso da Brindisi a Torchiarolo. "Per molti motivi: già la periferia di Brindisi non è certo uno splendore. Poi per chilometri e chilometri ecco i primi campi di ulivi azzerati dalla Xylella, davvero uno spettacolo avvilente, specialmente in una giornata grigia... E come se non bastasse, ecco, in mezzo ai campi di carciofi, un mostro: una centrale elettrica gigantesca. No, proprio niente di bello da ricordare in questa tappa...". Francesco aggiunge un particolare: "pensa, hanno avuto il coraggio di dedicare anche la centrale a Federico II... Entrata in funzione negli anni Novanta, è la seconda più grande centrale termoelettrica d'Italia ed una delle più grandi d'Europa. Ma anche una delle più inquinanti, visto l'utilizzo del carbone... proprio quest'anno è stato annunciato un processo di riconversione a un impianto a gas ad elevata efficienza".


Tappa Brindisi-Torchiarolo - foto Francesco Sabatini

Tappa Brindisi-Torchiarolo - foto Francesco Sabatini

Sempre Xylella e sempre spazzatura anche nella tappa che ha portato a Lecce, capoluogo del Salento. Ma almeno, lungo la strada, un almeno piccolo gioiello: l'abbazia di Santa Maria di Cerrate, realizzata nel XII/XIII secolo, e gestita dal 2002 dal Fondo per l'Ambiente italiano. "È davvero un luogo unico, di grande atmosfera, dove convivono un'aura spirituale e una vocazione agricola, testimoniata da un meraviglioso frantoio ipogeo" ricorda Yuri. "A me hanno colpito soprattutto due cose: il loggiato esterno, bellissimo, in cui ogni capitello è diverso dall'altro. E poi un'"opera" contenuta nella navata destra, in cui alcuni pezzi di affresco sono stati disposti su una parete in un ordine casuale: probabilmente la parete originaria andò distrutta e chi la ricostruì non si pose il problema di riposizionare i frammenti in un ordine logico, ma solo di ricomporla, col risultato che oggi le decorazioni appaiono come una specie di grande puzzle". 

L'impatto con Lecce, come sempre accade per chi entra nella città salentina, è stato di grande meraviglia. "Wow" racconta Yuri "la pietra di Lecce sprigiona luce, sembra quasi che viva di luce propria. Incredibile quanto basti camminare tra le chiese barocche per vivere un'esperienza speciale, diversa da ogni altra città italiana. Abbiamo incontrato qui il giornalista Roberto Guido, che in un certo senso ci ha adottato: non solo ha apprezzato il progetto e quindi ci ha dato una grossa mano con la logistica, ma ci ha anche fatto da guida per Lecce. Una persona empatica, modesta, combattiva, un incontro di quelli da ricordare. Peccato soltanto non aver potuto incontrare più persone, in quest'ultimo tratto di cammino: causa Covid purtroppo abbiamo dovuto limitare al massimo i contatti con la gente". 


Torchiarolo > Lecce. Il triste spettacolo della Xylella. Foto Sara Furlanetto


Torchiarolo > Lecce. Abbazia di Santa Maria di Cerrate. Foto Sara Furlanetto​


Torchiarolo > Lecce. Foto Sara Furlanetto


Lecce, Porta Napoli, una delle quattro porte di accesso alla città. Foto Sara Furlanetto

VERSO SUD, VERSO IL TACCO
Pronti, via per l'ultima tranche di tappe, attraverso la parte meridionale del Salento. Dapprima lungo la Via Francigena del Sud, che da Lecce porta a Martano percorrendo in parte una pista ciclabile tra muretti a secco e attraversando piccoli paesi come Acaya, Calimera e Vernole. "Ho trovato Acaya molto interessante" racconta Giacomo "un borgo di epoca medievale, ben tenuto, con mura e castello. Ho sorriso ritrovandomi in piazza Giangiacomo, che è il soprannome che mi affibbia mio fratello... Anche Calimera è interessante. Qui ho "scoperto" una lapide dedicata a Pier Paolo Pasolini, che spiegava come nel pomeriggio del 21 ottobre 1975 lo scrittore fece la sua ultima uscita pubblica proprio a Calimera per ascoltare i canti popolari in lingua grika. E disse: "il Passato è l'unica cosa che conosciamo... e si deve tornare indietro. Anche se occorre un coraggio che chi va avanti non conosce". Ho pensato molto a questa frase, camminando. Condivido, ma trovo che sia necessario anche guardare avanti, altrimenti si rimane troppo ancorati al passato". 

"Siamo in Grecia salentina, dove la parola Grecia si deve leggere con l'accento sulla I" aggiunge Francesco "un'isola di lingua greca, dove ancora oggi si parla - anche se meno rispetto al passato - un dialetto neo-greco noto come griko". I Comuni dove ancora si parla griko sono nove. "Ce l'hanno spiegato Fabio e moglie, che ci hanno ospitato in quei giorni a Cannole. Con loro abbiamo parlato anche delle tante varietà di pasta tipiche della zona, dalle sagne ai maccaruni alle orecchiette... la signora ci raccontava che il sapore della pasta fatta a mano dipende dal tempo: viene diversa se tira scirocco o tramontana!". In generale, conclude Francesco, "si è capito subito come si sia entrati in un altro territorio, l'atmosfera è diversa da queste parti: spesso nei paesi sembra di essere sul set di un film messicano, con le case basse e colorate, gli scuri chiusi... affascinante".    


Lecce > Martano. Sul percorso si trova il centro di Acaya, borgo fortificato del secolo XVI. Foto Sara Furlanetto ​


Lecce > Martano. Lungo la via Francigena del sud. Foto Sara Furlanetto ​

Sempre Fabio, grande esperto del territorio, ha dato ai ragazzi preziosi consigli per affrontare la lunghissima tappa da Martano a Otranto. "Senza di lui non avremmo mai trovato lo stupendo frantoio ipogeo vicino a Carpignano Salentino" racconta Martina "davvero ben conservato, peccato che non sia per nulla valorizzato e indicato. Mi ha colpito molto anche la colombaia, una delle tante che poi avremmo visto lungo il cammino. Si tratta di una grande struttura cilindrica, al cui interno sono state scavate nicchie per ospitare i colombi. Non avrei mai immaginato che potessero esistere strutture simili". Sempre su consiglio di Fabio, i ragazzi si sono fermati a Giurdignano. "Viene chiamato il paese dei megaliti" spiega Francesco "per la grande quantità di dolmen e menhir presenti nei dintorni". "Qui abbiamo visitato anche la cripta bizantina di San Salvatore, risalente all'VIII-X secolo" aggiunge Martina "è stato emozionante entrare con il buio, accendere la luce e improvvisamente scoprire gli affreschi e le geometrie semplici della chiesa". In un territorio putroppo duramente colpito dal dramma della Xylella (guardate la foto dall'alto, qui sotto...), un tocco di colore: l'associazione di ciclisti e camminatori di cui fa parte Fabio ha costellato il cammino di panchine colorate che augurano al viandante un buon cammino. 

Poi Otranto, una delle città più belle del Salento. "Ci ha fatto da cicerone Elio, giornalista, persona di cultura, un'intelligenza sopraffina" spiega Francesco. "Le meraviglie a Otranto sono davvero numerose: dalle mura al centro storico fino al grandissimo mosaico medievale che pavimenta il Duomo, che mostra l'Albero della Vita e figure che sembrano uscire da un quadro di Bosch. Peccato che non ci sia modo d