Sul crinale tra Molise e Campania, e poi su quello in territorio pugliese, il vento era forte. E dove c'è vento, in questa zona, ci sono pale eoliche. "È stata la prima di tante tappe in cui abbiamo avuto le pale eoliche come compagne di viaggio. Quel giorno il cielo era proprio terso, con le nuvolette bianche e le colline ricoperte d'oro e marrone sembrava di essere stati catapultati in uno di quegli sfondi da desktop, hai presente le foto di Windows?" ride Andrea. Un passo dopo l'altro e i ragazzi sono arrivati ai piedi di San Marco la Catola: non sapevano che li aspettava una salita non banale. "Nonostante fosse ottobre, non ti dico il sole come batteva. Senza un punto d'acqua, lungo una strada d'asfalto con una pendenza assurda... ce lo siamo sudati, quest'arrivo!". Ad aspettarli c'era Renato, che ha ospitato Va' Sentiero nell'agriturismo Avellaneta. "Una struttura gigante in un punto spettacolare, che però abbiamo trovato vuota e dismessa, in evidente stato di abbandono... Renato ci ha raccontato di essere in cerca di nuove idee e di una nuova gestione, speriamo che riesca a trovare entrambe, il luogo lo merita" "Magari un gruppo di giovani che hanno voglia di fare, la struttura ha un potenziale enorme" aggiunge Giacomo. I maiali neri semiselvatici hanno salutato con Va' Sentiero la fine della giornata.
La tappa da Bosco Mazzocca a San Marco La Catola - foto Martina Stanga
"A me quelli che buttano i rifiuti in giro fanno proprio rabbia". A parlare è Giacomo, che racconta del primo "scempio" trovato lungo il sentiero il giorno seguente. "Stavamo camminando in un bosco molto suggestivo, quand'ecco che in un paio di punti compaiono vere e proprie discariche a cielo aperto... purtroppo sarebbero state solo le prime di una lunga serie, come abbiamo documentato anche sul nostro account Instagram". Usciti dal bosco, un po' come il giorno precedente, sono subito comparse le pale eoliche. "Centinaia di pale, enormi, incredibili... non ti nego che ti lasciano un po' stranito, anche se poi ci fai l'abitudine. Alcuni dicono che deturpano il paesaggio. Il mio personale punto di vista è che è un compromesso cui si può scendere: ci raccontavano come la regione Puglia, da sola, sia in grado di illuminare buona parte del sud Italia con l'energia del vento":
Meta della giornata Alberona, borgo Bandiera arancione Touring. "Qui abbiamo incontrato dapprima una signora intenta al filtraggio del vino, che ci ha offerto uno squisito succo d'uva. Poi il sindaco, che ci ha ospitato nel suo b&b I templari di Alberona. Pensa che all'interno sono conservati cimeli del ventennio fascista... il sindaco ci ha visti osservarli con sguardo stranito e ci ha spiegato che li ha trovati in casa quando ha acquisito la struttura, così ha pensato di tenerli". Non lontano da Alberona si trovano anche Pietramontecorvino, altro borgo Bandiera arancione, e la suggestiva Torre di Montecorvino, "chiamata la sedia del diavolo" aggiunge Francesco "isolata su una collina, unico rudere dell’antica città medievale di Montecorvino, distrutta nel 1137". Più a valle, Lucera, con il suo castello e la sua lunghissima cinta muraria, densa di ricordi di Federico II (come del resto tutta la Daunia).
Alberona - foto Sara Furlanetto
"Dopo i giorni di coccole ricevute alla Masseria Pasqualone ho raggiunto il team ad Alberona: quel mattino ero proprio contenta di rimettermi in marcia". A parlare è Sara, che dopo qualche giorno di influenza ha ripreso il cammino con il gruppo. E anche, in questa giornata, con un folto gruppo del Cai di Foggia, una sezione in cui sono presenti molte donne - a partire dalla presidente Caterina. "La giornata è stata densa di cambiamenti metereologici. "Siamo partiti con un forte vento e cielo grigio, mentre salivamo verso la cima del Monte Cornacchia, il più alto della Puglia con i suoi 1152 metri" ricorda Sara. "Poi, dopo aver pranzato sul cocuzzolo, si è aperto un altro scenario: è stato come ricominciare a camminare da zero". Sole, cielo azzurro, un pianoro che poi risaliva su un dolce crinale, sullo sfondo la pianura pugliese: "l'erba era giallissima, lo scenario era incredibile!".
Qualcuno si è lasciato galvanizzare fin troppo dalla bellezza del paesaggio. "Andrea ha pensato bene di far volare Icaro, il nostro drone... ma non aveva calcolato quanto vento tirasse sul crinale..." spiega Sara. "A un certo punto l'ho visto partire di corsa gridando 'Ho perso il controllo, Icaro sta volando al mare!'". Per fortuna Andrea e Francesco, dopo una lunga corsa, sono riusciti a recuperare il drone che non aveva riportato danni e dopo un paio d'ore hanno raggiunto il gruppo.
La tappa da Alberona al rifugio Casonetto - foto Sara Furlanetto
A CASA DI PEPPE ZULLO
Alla sera altro incontro, questa volta con l'amministrazione di Orsara (sindaco, vicesindaco e assessore al turismo), che ha raccontato a Va' Sentiero i vari eventi per cui il Comune è noto. "Innanzitutto la festa del primo novembre, Fucacoste e Cocce Priatorje, ovvero "falò e teste del Purgatorio", quando il paese si anima con fuochi in onore dei defunti e vengono intagliate zucche che prendono sembianze umane. Un evento che nel tempo è diventato fin troppo conosciuto" spiega Martina "molti abitanti non sono troppo felici dell'affluenza di gente che ne deriva, dal momento che sentono la ricorrenza come personale e intima". Altro evento quello del Festival Fine Confine, in cui Daunia e Irpinia - regioni confinanti, una in Puglia una in Campania - si "fondono" e celebrano la loro appartenenza a un unico territorio con pranzi, letture, spettacoli. In particolare, Orsara e Montaguto (in Irpinia) diventano in quei giorni Montagutorsara. "Pensa che una volta Orsara era in Campania e Montaguto in Puglia, oggi il contrario" aggiunge Francesco. "I bambini di Montaguto vanno a scuola a Orsara, quindi è inevitabile che i confini qui non vogliano dire granché...".
Castelluccio Valmaggiore - foto Sara Furlanetto
La tappa dal Rifugio Casonetto a Orsara di Puglia - foto Sara Furlanetto
Peppe Zullo - foto Sara Furlanetto
Proprio da Montaguto sarebbero passati i ragazzi l'indomani, svalicando l'invisibile confine tra le due regioni, sempre immersi tra le pale eoliche che costellano i crinali della Daunia. "Prima Montaguto, poi Panni, di nuovo in Puglia, raggiunto dopo un'altra salita imbarazzante... ma la Puglia non era una terra piatta?" ride Andrea. "I dislivelli sono pochi, ma queste salite per arrivare ai borghi spezzano le ginocchia, specie dopo chilometri e chilometri di lievi pendii". A Panni pioggia, poi via verso il monte Crispiniano - "un'altra salita da gare di vertical...". Nessun panorama dalla cima, ma molto vento e nuvole basse. "Una roba pazzesca, da tanto che non sentivo un vento così forte. E l'atmosfera era parecchio strana, si camminava su un sentiero di cemento immerso nella nebbia, ovunque cartelli di pericolo di morte per cavi di alta tensione... sembrava una scena da film horror". Arrivo serale ad Accadia, dove i ragazzi si sono fermati due notti, dormendo in una palestra. "Paese con un suo fascino nella parte antica" ricorda Giacomo "e meno interessante nella parte moderna, costruita a fianco".
"Vorrei aggiungere un particolare" interviene Francesco "a Panni abbiamo incontrato il signor Luciano Cifaldi, che ci ha voluto regalare la sua raccolta di poesie, intitolata Emozioni. Lo vorrei ringraziare ancora per la sua gentilezza. Tra l'altro a Panni c'è una strana statua dedicata al dio Pan, che alcuni dicono diede il nome al paese, con un'altra poesia di Renato de Michele: "Al luogo desti il nome e a noi pastori,/ ai dubbi, alle ferite e alle paure,/ a selve, all'acque, ai venti ed agli amori./ Coi nostri fiati e affanni qui danzasti,/ per boschi, monti, ripe e valli scure,/ in questa nostra vita poi sfinisti".
La tappa verso Accadia - foto Sara Furlanetto
"La tappa da Accadia a Sant'Agata di Puglia è stata semplice e veloce" racconta Giacomo "non ho molto da segnalare, se non il ricordo di un cane che ci ha seguito per gran parte del percorso ed è arrivato con noi fino a destinazione. Era già successo a Campotosto, in Abruzzo, con un pastore che avevamo chiamato Tosto: qui ovviamente il cane è stato chiamato Accadia!".
Il borgo di Sant'Agata, in posizione suggestiva e panoramica, è una delle sette Bandiere arancioni della zona. I ragazzi di Va' Sentiero l'hanno visitato l'indomani. "Abbiamo scoperto che è chiamato borgo della lettura, pensa che una vecchia cabina telefonica è diventata un punto per il bookcrossing!" spiega Martina. "Ci hanno spiegato che un tempo era un paese ricco: a testimonianza del fatto che molte famiglie erano proprietarie terriere, sulla porta di varie abitazioni si può trovare il loro stemma in pietra. Devo dire che lo scenario è davvero bello: proprio quando siamo passati noi stavano girando un film, la location si presta assai!". A raccontare di Sant'Agata anche Gerardo, come spiega Sara: "Ci siamo messi a chiacchierare con lui al bar bistro Clio, sul bivio che introduce al borgo. Mi ha colpito subito il suo accento lombardo: Gerardo infatti ci ha raccontato di aver vissuto 40 anni a Milano, per poi tornare in Puglia con l'idea di staccare dalla vita imprenditoriale - aveva una sua azienda di carpenteria metallica. Ha così aperto un agriturismo, la Tenuta Sant'Arcangelo, in bellissima posizione poco fuori dal paese. È stato bello percepire il suo amore per Sant'Agata, anche se ci ha raccontato come le nuove generazioni non abbiano a cuore l'ambiente e non abbiano una visione del territorio".
Sant'Agata di Puglia - foto Sara Furlanetto
Le rovine dell'abbazia di Sant'Antuono, presso Sant'Agata di Puglia - foto Martina Stanga
Benito a Candela - foto Sara Furlanetto
Lungo la tappa da Candela a Melfi - foto Sara Furlanetto
Melfi - foto Sara Furlanetto
L'agriturismo il Riccio - foto Sara Furlanetto
L'indomani, il team di Va' Sentiero si è diviso in più gruppi. Uno, composto da Martina, Andrea e Giacomo, ha percorso una variante che conduceva a Rapolla passando per il Monte Vulture. "Premessa: era il giorno del mio compleanno, ben 26 candeline sulla torta!" ride Martina. "Ho espresso il desiderio di fare questa bella tappa per festeggiare: volevo vedere i due laghi di Monticchio, di origine vulcanica e immersi tra i boschi. Pensa che pur essendo così vicini, quasi gemelli, hanno colori molto diversi: in uno l'acqua è ferrosa". "Su uno dei due laghi si affaccia anche la bianchissima abbazia di San Michele Arcangelo" aggiunge Francesco "costruita intorno a una grotta abitata dai monaci basiliani".
Nel bosco anche un incontro inaspettato. "Una ciurma di signore locali che lavoravano, stipendiate dalla regione, per la bonifica del sottobosco. Mangiavano merendine e lasagne già alle 9 del mattino... ma erano sveglie dalle 6! Erano tutte sorridenti e contente, nonostante la fatica, e non ti dico quando hanno saputo che era il mio compleanno... si sono scatenate con dolcetti e persino un caffè fatto con la moka sul fornelletto da campo!". Un passo dopo l'altro in mezzo ai castagni e i tre ragazzi sono arrivati sulla cima del Vulture. "Beh, non proprio: diciamo al punto più in alto dove si poteva arrivare, visto che la cima vera e propria è occupata da una base militare" continua Martina. "Peccato che non si veda il panorama, coperto dagli alberi. Tutto il luogo è un po' trascurato, purtroppo: c'è un rifugio, ma è lasciato a se stesso, dopo che un'associaizone che l'aveva in gestione ha subito vari furti... pensa che hanno rubato pure le finestre...". Discesa tra i castagni verso Rapolla e poi spostamento a Venosa, dove erano arrivati gli altri gruppi della giornata.