Il Touring Club Italiano sostiene Va' Sentiero, il progetto di sei ragazzi che da maggio 2019 hanno iniziato a percorrere tutto il Sentiero Italia. Alla pagina www.touringclub.it/vasentiero tutti gli articoli dedicati al cammino, con resoconti periodici e approfondimenti sulle varie tappe. Seguite anche voi Va' Sentiero!
 
Se già molti hanno difficoltà a collocare su una carta geografica il Molise (perché non esiste: vedi capitolo 23), non parliamo della Daunia. Eppure la regione storica che comprende il nord della Puglia e un piccolo pezzo di Basilicata ha radici molto antiche: qui abitava una tribù degli Japigi, il popolo italico che poi si amalgamò nel tempo con i coloni della Magna Grecia. Non facilita il fatto che la storia ha lasciato discosta (molto discosta) la Daunia fino al giorno d'oggi: pochi turisti si avventurano sulle colline della provincia di Foggia, ammaliati dalle spiagge adriatiche, dai trulli e dai pasticciotti del Salento. Eppure, anche quest'angolo di Puglia regala sorprese. Come dimostrano i sette borghi certificati dal Touring con la Bandiera arancione (una concentrazione altissima). E come hanno potuto scoprire i ragazzi di Va' Sentiero nel loro cammino verso Santa Maria di Leuca.
Li avevamo lasciati al confine tra Molise e Campania, coccolati alla Masseria Pasqualone. Da qui riprendiamo il racconto. "Siamo ripartiti in direzione di San Marco La Catola, la nostra prima tappa pugliese" spiega Andrea "attraversando il Bosco Mazzocca, ancora nel Comune di Riccia. Un bel tratto ombroso, tra querce, frassini, aceri, meli selvatici: non ti dico il contrasto quando ne siamo usciti, davanti a noi un mare di colline, crinali di campi a perdita d'occhio, pronti per l'inverno". I colori erano incredibili: "anche perché molti campi erano bruciati, seguendo una tecnica specifica che non avevo mai visto prima: una volta terminato il raccolto, si brucia quel che resta delle stoppie". 

Sul crinale tra Molise e Campania, e poi su quello in territorio pugliese, il vento era forte. E dove c'è vento, in questa zona, ci sono pale eoliche. "È stata la prima di tante tappe in cui abbiamo avuto le pale eoliche come compagne di viaggio. Quel giorno il cielo era proprio terso, con le nuvolette bianche e le colline ricoperte d'oro e marrone sembrava di essere stati catapultati in uno di quegli sfondi da desktop, hai presente le foto di Windows?" ride Andrea. Un passo dopo l'altro e i ragazzi sono arrivati ai piedi di San Marco la Catola: non sapevano che li aspettava una salita non banale. "Nonostante fosse ottobre, non ti dico il sole come batteva. Senza un punto d'acqua, lungo una strada d'asfalto con una pendenza assurda... ce lo siamo sudati, quest'arrivo!". Ad aspettarli c'era Renato, che ha ospitato Va' Sentiero nell'agriturismo Avellaneta. "Una struttura gigante in un punto spettacolare, che però abbiamo trovato vuota e dismessa, in evidente stato di abbandono... Renato ci ha raccontato di essere in cerca di nuove idee e di una nuova gestione, speriamo che riesca a trovare entrambe, il luogo lo merita" "Magari un gruppo di giovani che hanno voglia di fare, la struttura ha un potenziale enorme" aggiunge Giacomo. I maiali neri semiselvatici hanno salutato con Va' Sentiero la fine della giornata.
 



La tappa da Bosco Mazzocca a San Marco La Catola - foto Martina Stanga

"A me quelli che buttano i rifiuti in giro fanno proprio rabbia". A parlare è Giacomo, che racconta del primo "scempio" trovato lungo il sentiero il giorno seguente. "Stavamo camminando in un bosco molto suggestivo, quand'ecco che in un paio di punti compaiono vere e proprie discariche a cielo aperto... purtroppo sarebbero state solo le prime di una lunga serie, come abbiamo documentato anche sul nostro account Instagram". Usciti dal bosco, un po' come il giorno precedente, sono subito comparse le pale eoliche. "Centinaia di pale, enormi, incredibili... non ti nego che ti lasciano un po' stranito, anche se poi ci fai l'abitudine. Alcuni dicono che deturpano il paesaggio. Il mio personale punto di vista è che è un compromesso cui si può scendere: ci raccontavano come la regione Puglia, da sola, sia in grado di illuminare buona parte del sud Italia con l'energia del vento": 

Meta della giornata Alberona, borgo Bandiera arancione Touring. "Qui abbiamo incontrato dapprima una signora intenta al filtraggio del vino, che ci ha offerto uno squisito succo d'uva. Poi il sindaco, che ci ha ospitato nel suo b&b I templari di Alberona. Pensa che all'interno sono conservati cimeli del ventennio fascista... il sindaco ci ha visti osservarli con sguardo stranito e ci ha spiegato che li ha trovati in casa quando ha acquisito la struttura, così ha pensato di tenerli". Non lontano da Alberona si trovano anche Pietramontecorvino, altro borgo Bandiera arancione, e la suggestiva Torre di Montecorvino, "chiamata la sedia del diavolo" aggiunge Francesco "isolata su una collina, unico rudere dell’antica città medievale di Montecorvino, distrutta nel 1137". Più a valle, Lucera, con il suo castello e la sua lunghissima cinta muraria, densa di ricordi di Federico II (come del resto tutta la Daunia).


Alberona - foto Sara Furlanetto

"Dopo i giorni di coccole ricevute alla Masseria Pasqualone ho raggiunto il team ad Alberona: quel mattino ero proprio contenta di rimettermi in marcia". A parlare è Sara, che dopo qualche giorno di influenza ha ripreso il cammino con il gruppo. E anche, in questa giornata, con un folto gruppo del Cai di Foggia, una sezione in cui sono presenti molte donne - a partire dalla presidente Caterina. "La giornata è stata densa di cambiamenti metereologici. "Siamo partiti con un forte vento e cielo grigio, mentre salivamo verso la cima del Monte Cornacchia, il più alto della Puglia con i suoi 1152 metri" ricorda Sara. "Poi, dopo aver pranzato sul cocuzzolo, si è aperto un altro scenario: è stato come ricominciare a camminare da zero". Sole, cielo azzurro, un pianoro che poi risaliva su un dolce crinale, sullo sfondo la pianura pugliese: "l'erba era giallissima, lo scenario era incredibile!".

Qualcuno si è lasciato galvanizzare fin troppo dalla bellezza del paesaggio. "Andrea ha pensato bene di far volare Icaro, il nostro drone... ma non aveva calcolato quanto vento tirasse sul crinale..." spiega Sara. "A un certo punto l'ho visto partire di corsa gridando 'Ho perso il controllo, Icaro sta volando al mare!'". Per fortuna Andrea e Francesco, dopo una lunga corsa, sono riusciti a recuperare il drone che non aveva riportato danni e dopo un paio d'ore hanno raggiunto il gruppo.

Fine di tappa al Rifugio Casonetto, nel Comune di Castelluccio Valmaggiore, che merita un paragrafo a sé. "Ci hanno detto che è l'unico rifugio di tutta la Puglia, forse l'unico usufruibile" ricorda Sara. "È situato in una posizione spettacolare, con vista a 180 gradi su tutta la pianura, si vede il mare in fondo e anche il Gargano. Non ti dico il tramonto che abbiamo ammirato da qui... fasci di luce che squarciavano le nuvole rosse, l'occhio di bue del sole sui campi e le pale eoliche... non avevo mai visto nulla di simile!". Il rifugio si presenta come una casetta in pietra, un po' austera se vista dall'esterno. "Ma all'interno è super accogliente, arredato con artigianato minimal e anche un po' hipster. Opera di Antonio, un ragazzo molto il gamba che si occupa per lavoro di arredamento e costruzione: lui ci aveva seguiti in bicicletta per tutta la giornata". Il rifugio, dotato di acqua calda, è autogestito: per pernottare bisogna chiedere le chiavi al Cai di Foggia. "E dare un contributo simbolico. Noi siamo stati benissimo" conclude Sara "abbiamo suonato la chitarra e cantato... tutti tranne Francesco, che fino a mezzanotte inoltrata si è dedicato a una interminabile chat con gli amici del Fantacalcio!".




La tappa da Alberona al rifugio Casonetto - foto Sara Furlanetto

A CASA DI PEPPE ZULLO

Vento, pale eoliche, campi coltivati a perdita d'occhio, terra rossa. Ormai i ragazzi cominciavano a capire quali sono gli ingredienti del paesaggio daunio. "Anche nella tappa dal rifugio Casonetto a Orsara di Puglia lo scenario era simile a quello dei giorni precedenti, anche se reso meno suggestivo dal meteo" spiega Martina. "Ma a rendere speciale la giornata sono stati gli incontri avuti nel pomeriggio". A Orsara di Puglia, altro borgo certificato dal Touring con la Bandiera arancione, Va' Sentiero ha incontrato Peppe Zullo, il "cuoco-contadino" (come lui stesso si definisce) che ha portato la Daunia sulla mappa della gastronomia italiana. "Un personaggio molto interessante" racconta Martina "che ci ha accolto a Villa Jamele, una grande struttura ricettiva con terreni, orti e frutteti, adibita principalmente a ricevimenti e matrimoni. Peppe ci ha raccontato il suo percorso, che è passato per l'America, dove è diventato un imprenditore e ha aperto diversi ristoranti, per poi tornare in Daunia e dedicarsi alla cucina e alla valorizzazione del territorio. A Villa Jamele ha aperto anche una scuola di cucina internazionale. Con lui abbiamo parlato molto dei modi per rivitalizzare le aree interne". "Peppe ha ripreso anche la tradizione contadina del grano arso" aggiunge Francesco. "I più poveri, un tempo, utilizzavano il grano bruciato che rimaneva dopo il raccolto e ne facevano farina: Peppe non lo brucia, ovviamente, ma ha avuto l'idea di tostarlo per creare pasta e taralli". 

Alla sera altro incontro, questa volta con l'amministrazione di Orsara (sindaco, vicesindaco e assessore al turismo), che ha raccontato a Va' Sentiero i vari eventi per cui il Comune è noto. "Innanzitutto la festa del primo novembre, Fucacoste e Cocce Priatorje, ovvero "falò e teste del Purgatorio", quando il paese si anima con fuochi in onore dei defunti e vengono intagliate zucche che prendono sembianze umane. Un evento che nel tempo è diventato fin troppo conosciuto" spiega Martina "molti abitanti non sono troppo felici dell'affluenza di gente che ne deriva, dal momento che sentono la ricorrenza come personale e intima". Altro evento quello del Festival Fine Confine, in cui Daunia e Irpinia - regioni confinanti, una in Puglia una in Campania - si "fondono" e celebrano la loro appartenenza a un unico territorio con pranzi, letture, spettacoli. In particolare, Orsara e Montaguto (in Irpinia) diventano in quei giorni Montagutorsara. "Pensa che una volta Orsara era in Campania e Montaguto in Puglia, oggi il contrario" aggiunge Francesco. "I bambini di Montaguto vanno a scuola a Orsara, quindi è inevitabile che i confini qui non vogliano dire granché...".


Castelluccio Valmaggiore - foto Sara Furlanetto


La tappa dal Rifugio Casonetto a Orsara di Puglia​ - foto Sara Furlanetto


Peppe Zullo - foto Sara Furlanetto

Proprio da Montaguto sarebbero passati i ragazzi l'indomani, svalicando l'invisibile confine tra le due regioni, sempre immersi tra le pale eoliche che costellano i crinali della Daunia. "Prima Montaguto, poi Panni, di nuovo in Puglia, raggiunto dopo un'altra salita imbarazzante... ma la Puglia non era una terra piatta?" ride Andrea. "I dislivelli sono pochi, ma queste salite per arrivare ai borghi spezzano le ginocchia, specie dopo chilometri e chilometri di lievi pendii". A Panni pioggia, poi via verso il monte Crispiniano - "un'altra salita da gare di vertical...". Nessun panorama dalla cima, ma molto vento e nuvole basse. "Una roba pazzesca, da tanto che non sentivo un vento così forte. E l'atmosfera era parecchio strana, si camminava su un sentiero di cemento immerso nella nebbia, ovunque cartelli di pericolo di morte per cavi di alta tensione... sembrava una scena da film horror". Arrivo serale ad Accadia, dove i ragazzi si sono fermati due notti, dormendo in una palestra. "Paese con un suo fascino nella parte antica" ricorda Giacomo "e meno interessante nella parte moderna, costruita a fianco".

"Vorrei aggiungere un particolare" interviene Francesco "a Panni abbiamo incontrato il signor Luciano Cifaldi, che ci ha voluto regalare la sua raccolta di poesie, intitolata Emozioni. Lo vorrei ringraziare ancora per la sua gentilezza. Tra l'altro a Panni c'è una strana statua dedicata al dio Pan, che alcuni dicono diede il nome al paese, con un'altra poesia di Renato de Michele: "Al luogo desti il nome e a noi pastori,/ ai dubbi, alle ferite e alle paure,/ a selve, all'acque, ai venti ed agli amori./ Coi nostri fiati e affanni qui danzasti,/ per boschi, monti, ripe e valli scure,/ in questa nostra vita poi sfinisti". 

Il paese di Montaguto, in Campania - foto Sara Furlanetto (la poesia sul muro è di Mister Caos; l'Ariella una piazzetta di Montaguto)


La tappa verso Accadia - foto Sara Furlanetto​

"La tappa da Accadia a Sant'Agata di Puglia è stata semplice e veloce" racconta Giacomo "non ho molto da segnalare, se non il ricordo di un cane che ci ha seguito per gran parte del percorso ed è arrivato con noi fino a destinazione. Era già successo a Campotosto, in Abruzzo, con un pastore che avevamo chiamato Tosto: qui ovviamente il cane è stato chiamato Accadia!". 

Il borgo di Sant'Agata, in posizione suggestiva e panoramica, è una delle sette Bandiere arancioni della zona. I ragazzi di Va' Sentiero l'hanno visitato l'indomani. "Abbiamo scoperto che è chiamato borgo della lettura, pensa che una vecchia cabina telefonica è diventata un punto per il bookcrossing!" spiega Martina. "Ci hanno spiegato che un tempo era un paese ricco: a testimonianza del fatto che molte famiglie erano proprietarie terriere, sulla porta di varie abitazioni si può trovare il loro stemma in pietra. Devo dire che lo scenario è davvero bello: proprio quando siamo passati noi stavano girando un film, la location si presta assai!". A raccontare di Sant'Agata anche Gerardo, come spiega Sara: "Ci siamo messi a chiacchierare con lui al bar bistro Clio, sul bivio che introduce al borgo. Mi ha colpito subito il suo accento lombardo: Gerardo infatti ci ha raccontato di aver vissuto 40 anni a Milano, per poi tornare in Puglia con l'idea di staccare dalla vita imprenditoriale - aveva una sua azienda di carpenteria metallica. Ha così aperto un agriturismo, la Tenuta Sant'Arcangelo, in bellissima posizione poco fuori dal paese. È stato bello percepire il suo amore per Sant'Agata, anche se ci ha raccontato come le nuove generazioni non abbiano a cuore l'ambiente e non abbiano una visione del territorio". 


Sant'Agata di Puglia - foto Sara Furlanetto

Gerardo Iannuzzi a Sant'Agata di Puglia - foto Sara Furlanetto
"A Sant'Agata abbiamo conosciuto anche Michele, un santagatese infervorato" racconta Martina "che ci ha fatto da guida prima per il paese e poi ci ha accompagnato a Monte Croce, proprio davanti al borgo, un bel punto panoramico che purtroppo reca ancora i segni dell'incendio di due anni fa". Poi il sentiero si è fatto piatto e "non ci sono stati particolari highlight se non le rovine del convento di Sant'Antuono, di cui Michele aveva le chiavi". Si tratta di un convento di grandi dimensioni, oggi totalmente diroccato, che fu nel tempo Monastero, poi ospedale, poi rifugio per i viandanti, poi luogo di cura per i soldati al ritorno delle Crociate. 

Le rovine dell'abbazia di Sant'Antuono, presso Sant'Agata di Puglia - foto Martina Stanga
La meta finale della giornata era Candela, "un borgo molto carino" spiega Martina "dove siamo stati accolti da Benito, ragazzo esperto di storia e arte locale che ci ha raccontato di questo strano nome che porta il suo paese... forse proveniente dalla lingua indoeuropea, potrebbe significare signore dalle colline". Da Candela si vede anche la Petra Longa, un grande monolite che spunta dal terreno sulla strada che collega Candela a Rocchetta Sant'Antonio (altro borgo Bandiera arancione). "La tradizione vuole che fosse la testimonianza del passaggio di Lucifero messo in fuga da San Michele" spiega Martina "certo è che è talmente inusuale che è normale vi aleggi attorno una sorta di misticismo...".
 
"Benito è stato una bravissima guida, competente, appassionato" continua Francesco. "Ci ha fatto vedere tra le altre cose il forno di paglia, dove si cuociono pani morbidi. E ci ha raccontato il fenomeno dell'incastellamento del borgo e la sua evoluzione nei secoli, quando ha visto arrivare varie ondate di abitanti ed è stato distrutto dai terremoti. Pensa che la cittadina è diventata capitale del Natale: si sono inventati casa di Babbo Natale, proprio Benito si traveste da Babbo Natale!". 

Candela - foto Sara Furlanetto
Candela - foto Sara Furlanetto


Benito a Candela - foto Sara Furlanetto

Una giornata di pausa ha portato i ragazzi a Trani, sulla costa. "Una cittadina bellissima, che non conoscevo" spiega Yuri "il centro è meraviglioso, bianco con piccole vie che si attorcigliano l'una sull'altra, poi l'area sul mare è un vero gioiello, con la Cattedrale di Santa Maria Assunta in posizione spettacolare. Mi ha colpito molto l'interno, tutto spoglio di roccia chiara: mi è sembrato che trasmettesse la presenza di un Dio molto più che altre chiese più sature. La luce era bellissima. E poi, anche camminare fino al faro sul mare è stato stupendo, mi sentivo molto Montalbano...". 
Trani - foto Giacomo Riccobono
UNA DEVIAZIONE LUCANA
Candela non è lontana dal confine con la Basilicata e il sentiero, per un paio di giorni, ha portato i ragazzi ad attraversare l'estrema parte settentrionale della Lucania. Peraltro ricca di borghi e luoghi importanti. "Siamo partiti in una giornata soleggiata, accompagnati da un gruppo del Cai di Melfi. Caldo, poco vento: condizioni ideali" racconta Sara. "Lungo la tappa, ti dirò, abbiamo avuto sensazioni contrastanti. Dapprima un incontro con cinque cuccioli di cane abbandonati ci ha stretto il cuore, non ti dico come hanno bevuto dalla nostra tazza e sgranocchiato famelicamente le nostre barrette... la gente del luogo è abituata a queste scene di randagismo, ma noi non abbiamo potuto non intenerirci! Abbiamo cercato di avvertire i contatti che avevamo sul posto per vedere se si poteva fare qualcosa per questi poveri animali. Poi, alle porte di Melfi, una scena orribile: una discarica abusiva con pezzi di lavatrice, televisioni, sacchi dell'immondizia e pure una pecora morta con la pancia gonfia! Il Cai ci ha detto di avere già sporto denuncia e informato il Sindaco, ma che desolazione vedere dove porta l'incuria e l'ignoranza...".



Lungo la tappa da Candela a Melfi - foto Sara Furlanetto
Per fortuna a rincuorare gli animi ecco l'imponente visione del castello di Melfi, sede del Museo archeologico nazionale, e delle sue mura, le più imponenti del centrosud. E poi l'accoglienza dell'agriturismo Il Riccio, "un luogo spaziale, una realtà bellissima" per dirla con le parole di Sara. "Stefania e Antonio sono due ragazzi locali" continua Martina "che hanno preso in mano un casolare abbandonato da vent'anni e l'hanno ristrutturato da soli per farlo diventare una struttura ricettiva. Pensa: lei lavorava nell'ambito finanziario, lui è un esperto di psicologia animale... e si sono reinventati da zero! Un azzardo e una bella storia di restanza. Si sta benissimo al Riccio, tra tutti gli animali accuditi da Antonio... persino un pavone e un emù, tra oche, cani e galline".
"Qui abbiamo assaggiato alcune specialità della regione" continua Francesco "tra cui l'ottimo vino aglianico e gli strascinati, pasta di lunghezza variabile a seconda delle dita che si usano per farli... li abbiamo gustati ammolliccati con il peperone crusco, uno dei prodotti simbolo della Basilicata, davvero squisiti". L'aglianico, prodotto in tutta la zona, è tipico soprattutto del vicino borgo di Barile, interessante per le cantine scavate nella roccia, che tra l'altro furono set del "Vangelo Secondo Matteo" di Pasolini.


Melfi - foto Sara Furlanetto


L'agriturismo il Riccio - foto Sara Furlanetto

L'indomani, il team di Va' Sentiero si è diviso in più gruppi. Uno, composto da Martina, Andrea e Giacomo, ha percorso una variante che conduceva a Rapolla passando per il Monte Vulture. "Premessa: era il giorno del mio compleanno, ben 26 candeline sulla torta!" ride Martina. "Ho espresso il desiderio di fare questa bella tappa per festeggiare: volevo vedere i due laghi di Monticchio, di origine vulcanica e immersi tra i boschi. Pensa che pur essendo così vicini, quasi gemelli, hanno colori molto diversi: in uno l'acqua è ferrosa". "Su uno dei due laghi si affaccia anche la bianchissima abbazia di San Michele Arcangelo" aggiunge Francesco "costruita intorno a una grotta abitata dai monaci basiliani". 

Nel bosco anche un incontro inaspettato. "Una ciurma di signore locali che lavoravano, stipendiate dalla regione, per la bonifica del sottobosco. Mangiavano merendine e lasagne già alle 9 del mattino... ma erano sveglie dalle 6! Erano tutte sorridenti e contente, nonostante la fatica, e non ti dico quando hanno saputo che era il mio compleanno... si sono scatenate con dolcetti e persino un caffè fatto con la moka sul fornelletto da campo!". Un passo dopo l'altro in mezzo ai castagni e i tre ragazzi sono arrivati sulla cima del Vulture. "Beh, non proprio: diciamo al punto più in alto dove si poteva arrivare, visto che la cima vera e propria è occupata da una base militare" continua Martina. "Peccato che non si veda il panorama, coperto dagli alberi. Tutto il luogo è un po' trascurato, purtroppo: c'è un rifugio, ma è lasciato a se stesso, dopo che un'associaizone che l'aveva in gestione ha subito vari furti... pensa che hanno rubato pure le finestre...". Discesa tra i castagni verso Rapolla e poi spostamento a Venosa, dove erano arrivati gli altri gruppi della giornata.