Il Touring Club Italiano sostiene Va' Sentiero, il progetto di tre ragazzi che da maggio 2019 hanno iniziato a percorrere tutto il Sentiero Italia. Alla pagina www.touringclub.it/vasentiero tutti gli articoli dedicati al cammino, con resoconti settimanali e approfondimenti sulle varie tappe. Seguite anche voi Va' Sentiero, partecipate a una tappa e condividete i contenuti!

E siamo arrivati in Piemonte. La quinta regione per i ragazzi di Va' Sentiero, dopo Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige e Lombardia, che a Ferragosto hanno festeggiato la prima metà di quest'anno di sentiero (la spedizione arriverà a novembre nelle Marche, dopo di che si fermerà per i mesi invernali per ripartire nella primavera del 2020 verso sud). Con numeri che sembrano già incredibili: uno per tutti, gli oltre 1600 chilometri percorsi, ovvero una distanza pari a due volte il cammino di Santiago! Viene naturale il dubbio che Yuri, Sara, Giacomo, Andrea e Francesco inizino ad accusare una certa stanchezza, dovuta anche ai molteplici impegni logistici, agli eventi organizzati lungo il percorso, alle emozioni provate: invece, li troviamo sempre straripanti di energie. "Ci siamo accorti che il viaggio stesso è una fonte inesauribile di energia, sia fisica sia interiore" dicono all'unisono sulla loro pagina Instagram. "Ci sentiamo - siamo - vivi". 


Tappa Alpe Devero - Rifugio Crosta, passando per l'Alpe Veglia - foto Sara Furlanetto​

Spazio dunque al racconto delle montagne del Piemonte settentrionale, attraversate ad agosto tra un temporale e una schiarita, tra un alpeggio e una diga, in un crescendo di panorami verso i Quattromila. "In generale" racconta Sara "ci ha colpito molto la presenza umana costante in queste valli: il Sentiero Italia Cai, che qui coincide con la Grande Traversata delle Alpi, è un susseguirsi di alpeggi, malghe e ricoveri per pastori, bivacchi per escursionisti, baite di vacanza, tutte con le mura di pietra e il tetto di piode, le lastre di ardesia usate come tegole. Anche i borghi sono ricchi di storie e di persone desiderose di raccontarle". "Uno dei tratti che mi ha più colpito" prosegue Francesco "è la fierezza degli abitanti: un tratto certamente antico, se si pensa anche all'esperienza, breve ma significativa, della Repubblica partigiana dell'Ossola, che per 40 giorni nel 1945 si dichiarò autonoma e indipendente, promulgando tra l'altro una costituzione che servì da esempio a quella nazionale". "E un altro tratto significativo" Yuri conclude l'introduzione "è senz'altro la massiccia presenza di dighe e centrali idroelettriche, costruite per lo più negli anni Venti, che sono servite anche a rendere un po' meno impervia questa zona isolata". 


Paesaggi da Signore degli Anelli nella tappa Re - Rifugio Bonasson - foto Sara Furlanetto

MIRACOLI E MUSEI
Le prime tappe piemontesi hanno portato da Cannobio, sul lago Maggiore, dove avevamo lasciato i ragazzi, verso l'Ossola. "Abbiamo dapprima attraversato la Val Cannobina" racconta Sara "in compagnia di varie persone della locale Comunità Montana, tra cui Mauro, che si è sempre occupato della manutenzione e della cura dei sentieri del luogo, davvero molto ben tenuti. Ci ha colpiti l'orrido di Sant'Anna, mentre abbiamo trovato interessante e istruttivo l'Ecomuseo del lago e dei monti di Lunecco, avviato da un gruppo di donne desiderose di salvaguardare la cultura locale. Al suo interno c'è anche una sezione dedicata alle donne... d'altronde, sono sempre state loro a mandare avanti le attività e le tradizioni dei paesi, mentre gli uomini andavano in giro per lavorare". "Anche il museo geologico di Gurro, aperto da tre anni, è stato molto interessante" le fa eco Francesco. "Pensa, questa zona è unica dal punto di vista geologico: qui affiorano straordinariamente in superficie rocce provenienti dal mantello terrestre, lo strato che normalmente sta sotto i 70 chilometri di crosta superficiale". 


Ecomuseo dei Monti e del Lago, Lunecco - foto Sara Furlanetto

A guidare la spedizione in questi giorni è stata anche Daniela, che dopo aver fatto l'animatrice nei villaggi ha deciso di tornare nei suoi luoghi natii e ha riscoperto il valore del suo territorio: oggi è diventata guida ambientale escursionistica, organizza molte attività, tra cui tour per bambini, facendo appassionare la gente alla montagna. Con lei il gruppo è arrivato in Val Vigezzo, celebre per la tradizione dei pittori e degli spazzacamini, attraversando il borgo dipinto di Craveggia e paesaggi davvero suggestivi. "A me ha colpito particolarmente il bizzarro santuario della Madonna del Sangue a Re: sia per le forme neobizantine - somiglia a Santa Sofia a Istanbul, con tutte quelle cupole! - sia per la leggenda del miracolo. Si racconta che nel 1494 un personaggio perse una partita al gioco della piodella e, stizzito, colpì con una pietra un piccolo affresco della Madonna del Latte: questo iniziò a sanguinare". Inutile dire che il santuario divenne luogo di pellegrinaggio, fu poi ricostruito nelle attuali forme nel 1959".


Interno del Santuario di Re - foto Sara Furlanetto

UN MARE DI PECORE

"Dopo una parziale delusione per lo stato non troppo... idilliaco del rifugio Bonasson, ci siamo rinfrancati con la tappa successiva, dove abbiamo pernottato all'agriturismo di Cimalmotto, appena al di là del confine svizzero, una oasi di pace e pulizia" prosegue Sara. Tappa successiva verso Formazza, sul fondovalle della val d'Ossola. Una tappa funestata da un diluvio universale..."Tutti a testa bassa, nel bosco, pensando solo a camminare" ricordano i ragazzi. A un certo punto, tuttavia, la pioggia si arresta, le nubi si aprono e compare una scena indimenticabile: un mare di pecore che emerge dalla foschia. "Tutto il paesaggio era come ricoperto da questo gregge" ricorda Sara "un'emozione incredibile, anche perché non avevamo mai incontrato lungo il sentiero delle mandrie così grandi... abbiamo invece scoperto che in Piemonte i greggi sono spesso composti da centinaia di animali, in alcuni casi fino a 3000!".
In prossimità del Rifugio Bonasson, Val Vigezzo - foto Sara Furlanetto
 
La serata, trascorsa per fortuna senza acquazzoni, ha visto la partecipazione di Va' Sentiero a un grande festa del paese di Formazza, il Pomattertag, con danze popolari, musica e degustazione di prodotti tipici. D'altronde la Val Formazza fu proprio la prima colonia Walser, il popolo germanico che nel Duecento si stabilì tra queste montagne adattandosi alle difficili condizioni climatiche e alla scarsità di materie prime. "Quando siamo arrivati vedevo tutti questi cartelli in tedesco e mi chiedevo il perché... mistero presto svelato" racconta Francesco. "E' davvero encomiabile di come i Walser abbiano saputo tutelare la loro cultura, dai costumi alle architetture". 
 

Festa del Pomattertag, ovvero la festa di paese di Formazza - foto Sara Furlanetto

GLI ASINI DI VARZO

Ad accogliere i ragazzi nei giorni successivi è stato uno dei parchi naturali più belli dell'arco alpino, almeno per chi scrive: quello dell'Alpe Veglia e Alpe Devero, sul versante occidentale della Val d'Ossola. "Eravamo ben in 14 a camminare verso Devero, in una bellissima giornata" ricorda Andrea "che poi è diventata sempre più brutta, purtroppo, fino al lago Devero". "Paesaggi che a volte ricordano persino le Dolomiti" ricorda Sara, che si sofferma su due incontri belli e significativi: quello con Achille, orginale e appassionato gestore dell'albergo ristorante La baita, nella caratteristica frazione di Crampiolo, famosa anche per il lago delle Streghe; e quello con Enrico e Marina, gestori da 11 anni del rifugio Pietro Crosta all'Alpe Soglio, "lei lavorava nella moda, lui era pizzaiolo, hanno deciso di cambiar vita e si sono innamorati della montagna, soprattutto di un turismo sano e consapevole: cercano sempre di incoraggiare i turisti a camminare e non di arrivare in auto e fare una toccata e fuga...".

Il Lago Vannino - foto A. Buonopane

Tappa Alpe Devero - Rifugio Crosta, passando per l'Alpe Veglia. In foto, Marina, trevigiana; insieme al marito Enrico conducono con passione il Crosta dal 2008 - foto Sara Furlanetto

Grande accoglienza anche a Varzo, dove Va' Sentiero è stato ricevuto da una folta delegazione comunale, vicesindaco in testa, desiderosa di mostrare le bellezze del paese. "Come in molti altri luoghi dell'Ossola, qui il rapporto con la vicinissima Svizzera è fondamentale" spiega Sara "sia per le vicende storiche, che hanno visto borghi e vallate passare da una parte all'altra del confine, sia per quelle umane, che vedono gli abitanti del luogo emigrare verso il Ticino per ragioni economiche e lavorative. E se il paese diventasse un dormitorio, la vita sociale scomparirebbe... Ma l'amministazione è attenta a scongiurare il pericolo. D'altronde li chiamano asini, i varzesi, per la loro tenacia e il loro orgoglio: e giustamente ne vanno fieri". "Varzo è davvero un piccolo gioiello" prosegue Francesco "ci hanno colpito sopratutto la Chiesa di San Giorgio e la millenaria torre nel centro del paese, che un tempo era parte di un sistema di comunicazione e di avvistamento pericoli che arrivava fino a Milano". 


Scorcio del borgo di Varzo, in Valdivedro - foto Sara Furlanetto​
VIPERE E SORPRESE
Da Varzo gambe in spalle verso Bognanco, nota per le acque minerali e la stazione termale, e poi verso Antrona Schieranco, insieme a tante persone che hanno voluto condividere queste tappe, tra cui la giovane dottoressa romana Federica e il milanese Roberto (ricordiamo sempre che il cammino è aperto a tutti: basta scrivere a Va' Sentiero per partecipare). "Pensa che in un alpeggio abbiamo incontrato una famiglia in vacanza che aveva accolto la spedizione del Camminaitalia nel 1995... e se ne ricordava ancora! Sono subito scattati tè caffè dolcetti e tante chiacchiere..." sorride Sara, prima di ricordare il dialogo con un altro pastore, "dal volto di marinaio e con un tatuaggio di una sirena". Naturalmente la montagna non è un parco giochi privo di (potenziali) pericoli: a sperimentarlo Yuri, Federica e Roberto sul sentiero verso il passo della Preja, fra Bognanco e Antrona, dove hanno incontrato ben tre vipere in poche centinaia di metri. "Tra l'altro un ragazzo piemontese, sul passo, ci ha detto che nessuno sale mai dal versante orientale... in effetti la presenza dei serpenti è un segnale che il tracciato sia poco percorso e tenuto".
 

Tappa Varzo - Bognanco - foto Sara Furlanetto
 
Ad Antrona Sara ha festeggiato il suo 26imo compleanno, in una giornata di relax sul lago a forma di cuore, dove a salutarla sono arrivate, a sorpresa, persino un'amica inglese e una delle isole Cayman... "Non ti dico lo spaesamento e l'entusiasmo di una ragazza caraibica in mezzo a queste sperdute valli ossolane! È stato bellissimo vederla così eccitata in un ambiente totalmente nuovo per lei" commenta Sara. Tra l'altro, queste valli dell'est dell'Ossola sono particolarmente integre e selvagge, spesso aspre, vere e proprie sorprese per chi vi arriva dalla pianura dopo infiniti tornanti. Presentazione del progetto in paese e poi grande festa per l'unica ragazza del gruppo, "la nostra first lady", sorride Yuri.
A MACUGNAGA, SOTTO IL ROSA
Arrivando a Macugnaga, terra di Walser, borgo Bandiera arancione Tci, Va' Sentiero non è stato fortunato con il meteo: la celebre vista sulla parete est del Monte Rosa è stata offuscata da nebbia e nuvole basse. Dapprima i ragazzi si sono mossi verso il lago di Camposecco, poi hanno fatto tappa al rifugio Oberto Maroli, a 2.796 metri di quota. "Una giornata lunga e bella, nonostante la pioggia che ci ha bagnato a tratti" commenta Andrea "tra le rotaie della vecchia ferrovia decauville, costruita per realizzare le dighe della zona, e il tunnel dell'Enel lungo tre chilometri e scavato a mano nella roccia per far passare una lunga tubatura, dove ci siamo fatti luce con le lampade frontali per superare gli ampi tratti invasi dall'acqua". Il sentiero è passato poi dalla diga del lago di Cingino, diventata particolarmente famosa per via degli stambecchi che sfidano la forza di gravità arrampicandosi sulle sue pareti alla ricerca di salnitro. "Non li abbiamo visti sulla diga, purtroppo" commenta Andrea "anche se abbiamo avuto un incontro ravvicinato con uno di loro". 


Lago di Camposecco - foto Sara Furlanetto​


La ferrovia tra Camposecco e Cingino - foto Sara Furlanetto


Il tunnel dell'Enel - foto A. Buonopane

Anche la tappa di arrivo a Macugnaga, dal rifugio Maroli, è stata funestata dal maltempo. I ragazzi tuttavia si sono rinfrancati con una bella serata alla Congress House locale, dove hanno presentato il progetto davanti a tante persone, tra cui rappresentanti del Cai locale. A introdurli il "mitico" Teresio Valsesia, una delle anime del Sentiero Italia tracciato dal Cai 25 anni fa: "un bel momento di confronto tra generazioni" commenta Giacomo "impressionante constatare come alcune cose sono rimaste uguali a quei tempi, per altre - tecnologia in primis - sembra siano passati anni luce!". A Macugnaga la presenza Walser è particolarmente significativa: "qui si specializzarono soprattutto nel lavorare i minerali, come l'oro, particolarmente abbondanti". 


Macugnaga - foto Sara Furlanetto

LA CULTURA WALSER DI ALAGNA

Ad attenderli, il giorno dopo, il passo del Turlo (dal termine in lingua walser Türli, che significa piccola porta), valico a 2.738 metri che mette in comunicazione la Val Quarazza (Macugnaga) con l'alta valle del Sesia (Alagna Valsesia). "Si cammina su una mulattera costruita negli anni Venti dagli alpini del battaglione Intra" racconta Francesco "ma pensa che in più luoghi si possono scorgere anche tracce del sentiero lastricato di origini medievali e percorso nel XIII secolo dalle popolazioni walser". Lungo il sentiero il gruppo ha incontrato un altro pastore, accompagnato da una cavalla mora, che gli ha confidato un sogno... seguire il Sentiero Italia con la transumanza! "Chissà che un giorno ripercorra le nostre orme" sorride Sara.

Tappa finale Alagna Valsesia, altro bellissimo Comune Walser contraddistinto dalle "pietre gemelle". Ad accogliere i ragazzi Piero (giornalista di Touring in pensione) e la moglie Gianna, in quella che è stata definita "la casa più fotografata della Valsesia", nella frazione di Peccia. Piero, tra l'altro, ha seguito il progetto fino dai suoi inizi, incoraggiando per primo i ragazzi a intraprendere l'avventura. "Ho voluto dare loro il benvenuto come Tci ricordando loro che si trovavano in un borgo Bandiera arancione riconosciuto dal Tci per l’ottima qualità dell’accoglienza turistica eco-sostenibile. Il gruppo si è concesso un giorno di riposo in Valsesia per conoscere il territorio: alcuni di loro hanno avuto anche l’occasione di percorrere il Sentiero dell’Arte della Val Vogna, da Peccia a Oro, per ammirare le architetture originali dei villaggi della Val Vogna". "Sono case bellissime, dette lobbie" spiega Francesco "al piano inferiore c'era la stalla, al primo la camera, sottotetto per il fieno; davanti alla casa c'è una sorta di rastrelliera per farlo seccare". Francesco racconta anche della bellissima chiesa di San Michele a Riva Valdobbia, contraddistinta da un magnifico affresco del Giudizio Universale e da una "gigantografia" di San Cristoforo, protettore dei camminatori, in questo caso degli emigranti verso la Savoia.

Il gruppo a Peccia - foto Piero Carlesi

Con Alagna si chiude il primo tratto piemontese di Va' Sentiero: i ragazzi sono ora sbarcati in Valle d'Aosta, dove seguiranno l'Alta Via numero 1 e parte della 2, prima di ritornare in Piemonte e seguire i sentieri dal Gran Paradiso verso sud. Ma questa - come si dice - è un'altra storia. E vi invitiamo a scoprirla presto sulle nostre pagine.

L'alba da Camposecco - foto Sara Furlanetto