“Nessuno andando a Firenze dovrebbe rinunciare al piacere di visitare questa piccola cappella in cui pare che galleggi ancora qualcosa dell’aroma e del sapore di una vita festosa”. Lo scrive nel 1950 il grande Ernst Gombrich nel suo “The Story of Art”, il libro di storia dell’arte più venduto al mondo. E il suo consiglio vale ancor oggi: perché la Cappella dei Magi, al primo piano di Palazzo Medici Riccardi, è uno di quei piccoli, grandi gioielli di cui l’Italia dovrebbe essere orgogliosa. Eppure questa stanza-capolavoro non è così nota al grande pubblico: forse perché il suo autore è uno di quegli artisti rinascimentali che non sono mai riusciti a entrare nell’immaginario collettivo, soverchiato da geni assoluti del Quattrocento come Donatello e Piero della Francesca. Il suo nome è Benozzo di Lese, meglio conosciuto come Benozzo Gozzoli: a lui e alla sua creazione più grandiosa è dedicata ora una piccola e bella mostra, visitabile a Firenze fino al 10 marzo 2022. 

“È una mostra storica, per certi versi” spiega una delle due curatrici, Valentina Zucchi. “Non ci risulta siano mai state organizzate a Firenze esposizioni dedicate a Benozzo, che pur si è sempre definito “pittore fiorentino”. E ci fa particolare piacere che questo avvenga nel seicentenario della sua nascita”. Già: anche se non abbiamo documenti che attestino la data esatta, si presume che Gozzoli fosse nato a Firenze intorno al 1420-21. Sappiamo con certezza, invece, che visse la sua infanzia e adolescenza in mezzo a stoffe e tessuti: “il nonno era un cardatore, il padre un farsettaio d’Oltrarno, cioè un sarto” racconta l’altra curatrice, Serena Nocentini. “Non stupisce dunque la sensibilità nel rendere le consistenze e le trame di vesti, cappelli e ornamenti: un gusto del decoro e del dettaglio che fu apprezzato all’epoca e che stupisce ancora oggi”. Un fiorentino doc, dunque, che lavorò nella città dei Medici almeno in due momenti della sua vita: fino al 1439, quando probabilmente diede una mano a Beato Angelico nell’ospedale di San Marco; e vent’anni dopo, intorno al 1459, quando fu chiamato dai Medici - che già l’avevano “notato” a Roma - per affrescare la cappella di palazzo. A questi due momenti, in particolare, è dedicata l’esposizione, che vuole fare il punto sui legami di Benozzo con Firenze e i signori dell’epoca, più che affrontare la vita e la produzione dell’artista nel suo complesso.


Benozzo Gozzoli, particolare della Pala della Sapienza Nuova (Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia) - foto Stefano Brambilla​

La mostra è collocata in cinque sale del piano terreno di Palazzo Medici Riccardi: la si raggiunge dopo aver attraversato il magnifico cortile progettato da Michelozzo, capolavoro di simmetria e armonia rinascimentale, che già di per sé meriterebbe la visita. Lo spazio iniziale è dedicato appunto ai primi passi di Benozzo, di cui si conoscono soltanto due o tre opere giovanili; una di queste è esposta, la deliziosa Madonna del Baldacchino con angeli proveniente dalla National Gallery di Londra, quasi una miniatura. A introdurre la biografia dell’artista è una prima proiezione multimediale, ben realizzata, che anticipa un tratto distintivo dell’esposizione: i supporti filmici a cura di Art Media Studio, “un linguaggio che parla a noi contemporanei restituendo un modo nuovo di leggere un prodotto del passato”, nelle parole della curatrice Zucchi. È vero. Le mostre, per lo meno quelle rivolte al grande pubblico, dovrebbero “servire” non solo ad ammirare le opere, ma anche a farci immergere nel mondo dell’artista, a conoscerlo, ad apprezzarlo. E in questo senso la multimedialità, se ben utilizzata come in questo caso, è un supporto vincente.

La prima sala della mostra dedicata a Benozzo Gozzoli - foto Stefano Brambilla

La seconda sala è poi dedicata ai dipinti su tavola: ne sono esposti tre, tra cui una bella Pala proveniente da Perugia e una predella dove Santa Caterina allunga il dito verso il Bambino, entrambi vestiti di rosa, tra un deserto ocra e un cielo turchese. Spazio è dedicato anche a due pilastrini e un’altra predella, elementi di cui è sconosciuta provenienza e appartenenza: una “questione aperta”, per cui la mostra dà “indizi” e offre “proposte” (le virgolette sono riferibili ai pannelli di accompagnamento). “È un altro dei livelli che questa esposizione vuole affrontare, quello dello studio e della ricerca” spiega Zucchi. “Vorremmo che rimanesse una tappa di un percorso di conoscenza”. Nel suo piccolo, ci pare un’operazione riuscita, così come riuscita la contaminazione dei linguaggi e dei materiali: nella sala seguente è in mostra l’antico codice che testimonia la presenza di un’antica iscrizione presso la Cappella dei Magi, una sorta di “chiave d’accesso” per la comprensione dell’intero programma iconografico dell’ambiente; nella quinta e ultima sala sono esposte invece alcune opere su carta, altrettanto interessanti. Si tratta sia di scambi epistolari che riguardano la Cappella e testimoniano i legami tra il pittore e i Medici (fa sorridere l’accenno che al committente quei serafini e quei cherubini non fossero granché piaciuti…), sia disegni che mostrano la capacità di Benozzo nella resa di uomini e animali (bellissimi sia il ritratto dell’uomo con il berretto sia lo studio del cervo, entrambi provenienti dal Louvre).


Benozzo Gozzoli, particolare di predella, Firenze, Museo di San Marco​


Benozzo Gozzoli, Ritratto di uomo con berretto, Parigi - Musée du Louvre, Département des arts graphiques, inv. 772DR r

Prima di salire al primo piano per ammirare la Cappella, qualche parola sulla sala angolare, la quarta della mostra, dove il visitatore è letteralmente avvolto da una proiezione che sfrutta tutte le pareti, soffitto incluso. Il tema è proprio la Cappella dei Magi, con la sua inimitabile processione. Consigliamo di fermarsi per tutta la durata del filmato/racconto: un po’ perché è l’unico sussidio utile per capire il soggetto della Cappella, decifrarne alcuni personaggi, conoscerne la storia; un po’ perché i dettagli ingranditi consentono di apprezzare sfumature e particolarità che altrimenti non si riuscirebbero mai a cogliere, non foss’altro che per l’altezza delle pareti della stanza. Ci si comincia così ad avvicinare al capolavoro vero e proprio: alle espressioni dolci degli angeli, al cipiglio dei cavalli, agli abiti fantasmagorici dei Magi, agli altissimi cipressi. 


La quarta sala della mostra dedicata a Benozzo Gozzoli - foto Stefano Brambilla

È infine venuto il momento di vederla dal vivo, la Cappella. Mentre si salgono le scale, bisogna far mente locale al luogo dove ci si trova: ovvero, all’interno di un palazzo commissionato dal patriarca delle fortune dei Medici, Cosimo il Vecchio; un palazzo che fissò uno dei modelli dell'architettura civile del Rinascimento; un palazzo che alla fine del Quattrocento ospitava le raccolte artistiche medicee, a iniziare dal David di Donatello, che era esposto nel cortile. Ecco, è pensando a quel tempo, al culto della bellezza e dell’armonia dei Medici, al loro sfarzo e alla loro ricchezza che la processione dei Magi dipinta da Benozzo acquista ancor più significato. Nella piccola stanza dalla geometria irregolare, illuminata soltanto da due oculi, l’artista venne chiamato a decorare le pareti con un unico, grande affresco che doveva servire a celebrare il soggetto di un’opera posta nella nicchia dell’altare: l’Adorazione del Bambino Gesù di Filippo Lippi. Così, verso la Natività fa convergere un unico, grande corteo di centinaia di persone che si muovono all’interno di un paesaggio fiabesco, a volte aspro a volte bucolico, sempre descritto con estrema precisione, in un sottile equilibrio tra realtà e fantasia.

L’artista senz’altro si ispirò a un vero corteo, che portò scompiglio e ammirazione a Firenze nell'aprile del 1458: quello che si dirigeva a Mantova, dove papa Pio II Piccolomini aveva chiamato il gotha dell’Italia dell’epoca per progettare una nuova crociata. E lo ripropose su parete con una passerella grandiosa: i Magi sono in realtà gli esponenti della famiglia Medici, seguiti da un corteo infinito di quelli che sono stati identificati – grazie alle evidenti caratterizzazioni - come dignitari, filosofi, letterati, religiosi dell’epoca (c’è anche lo stesso Benozzo, che guarda seriamente gli spettatori). Ma più ancora dei personaggi – che, peraltro, è difficile decifrare nel momento della visita in quanto non vengono fornite spiegazioni di alcun genere, né su pannelli né su carta – a lasciare attoniti sono la composizione, i colori, i particolari, le sfumature, gli sguardi. L’astore che sbrana una lepre, la selva di cappelli rossi, il riflesso del cavallo nello stagno, i riccioli degli angeli. È una fantasia esuberante, che rende Benozzo un grande protagonista dell’arte rinascimentale e la cui "contemplazione" non dovrebbe mai mancare, come diceva Gombrich, in una visita a Firenze. La piccola mostra in corso è un ottimo pretesto per programmarla subito. 

Benozzo Gozzoli, Cappella dei Magi, Firenze - foto Simone Lampredi


Benozzo Gozzoli, Cappella dei Magi, Firenze - foto Simone Lampredi


Benozzo Gozzoli, Cappella dei Magi, Firenze - particolare - foto Stefano Brambilla​


Benozzo Gozzoli, Cappella dei Magi, Firenze - particolare - foto Stefano Brambilla​


Benozzo Gozzoli, Cappella dei Magi, Firenze - particolare - foto Stefano Brambilla​

(Un ultimo pensiero: se Benozzo ha conquistato la vostra ammirazione, ricordate che i suoi capolavori vi aspettano in molte città toscane e umbre, ideali per un itinerario a tema: a iniziare da Castelfiorentino, dove il Museo BeGo è proprio dedicato a lui, da San Gimignano, con il magnifico ciclo in Sant'Agostino, e da Montefalco, con le storie di San Francesco nella chiesa omonima).

INFORMAZIONI
“Benozzo Gozzoli e la Cappella dei Magi”, Palazzo Medici Riccardi, via Cavour 3, Firenze; dal 16 dicembre 2021 al 10 marzo 2022
Tutti i giorni 9-19, mercoledì chiuso; ultimo ingresso alle 18; www.palazzomediciriccardi.it
Il biglietto per la mostra è comprensivo della visita al museo.

Per motivi di sicurezza sanitaria data dal contingentamento causa Covid-19 il numero massimo di persone previsto contemporaneamente all’interno della cappella è di 4 adulti + 2 minori; la permanenza all’interno di essa è prevista per un massimo di 5 minuti.

GLI INCONTRI DI APPROFONDIMENTO

Grazie alla Città Metropolitana di Firenze e a MUS.E, tra gennaio e febbraio è prevista la rassegna “Mezz’ora d’arte. Intorno a Benozzo Gozzoli e la Cappella dei Magi”, un ciclo di quattro incontri per approfondire la vita e l’opera dell’artista, grazie alla narrazione d’eccellenza di grandi voci della storia dell’arte, che si terrà online su piattaforma Zoom con cadenza quindicinale, sempre alle ore 18. La durata, come dice il titolo della rassegna, sarà di trenta minuti e la partecipazione è gratuita.
Il primo appuntamento sarà venerdì 14 gennaio con Serena Nocentini e Valentina Zucchi, curatrici dell’esposizione, e si intitolerà “Benozzo, pittore fiorentino”; il 28 gennaio Diane Cole Ahl, fra le più grandi studiose dell’artista, parlerà su “L’esperienza di Benozzo Gozzoli a San Marco con l’Angelico”; l’11 febbraio sarà la volta di Cristina Acidini, profonda conoscitrice degli affreschi gozzoliani della Cappella dei Magi, che terrà appunto la conferenza “La cappella, con il Viaggio dei Magi di Benozzo Gozzoli”; il 25 febbraio, infine, Laura Llewellyn, esperta della National Gallery di Londra, a cui si deve un prezioso prestito in mostra, parlerà de “La pala d’altare di Benozzo Gozzoli per la Compagnia della Purificazione e di san Zanobi”. 
Per partecipare occorre scrivere una mail a info@musefirenze.it indicando nome, cognome e giorno scelto; è possibile prenotare solo un incontro per volta a partire dal venerdì precedente la data prescelta.