Fabrizio Ardito, esperto camminatore e amante dei cammini, è autore di numerosi prodotti editoriali Touring (guide, taccuini, libri illustrati).

Ansia (certamente), incertezza (ovvio), preoccupazione (più che giustificata). Le tre sensazioni che accompagnano queste nostre settimane di clausura si alternano velocemente tra loro, nell’arco di ogni giornata. Se siamo così fortunati da essere solamente reclusi – non dimentichiamo mai chi magari preferirebbe restare a casa ma non può – possiamo impiegare tempo a lavorare, a leggere, a scrivere messaggini insulsi su una chat di Whatsapp. Oppure provare a immaginare dove andremo, quando l’emergenza sarà finita e il malefico e microscopico animaletto sarà stato sconfitto.

Il mondo è grande, ma non dimentichiamo mai che anche l’Italia lo è. Per chi, come me, ha sempre amato viaggiare e in tarda età ha iniziato ad amare il passo lento dei cammini, proprio ora la rete delle vecchie vie d’Italia appare (anche se guardata con rimpianto su uno schermo) ancora più estesa, variegata, accattivante e meravigliosa di soli due mesi fa. Il Cammino Francescano della Marca (accidenti, ci volevo andare dopo Pasqua) che da Ascoli Piceno scavalla l’Appennino e cala nella Valle Umbra a Foligno, a giusto una giornata di cammino dalla Basilica di Assisi. Il Cammino Minerario di Santa Barbara (uffa, avevo pensato a giugno, ma di quale anno?), che segna con i suoi tortuosi zigzag coste scoscese e discariche minerarie, spiagge solitarie e cisti fioriti al sole del Sulcis, nel sudovest della Sardegna. Già e che dire del Cammino dei Protomartiri Francescani, che circonda con i suoi passi la piana di Terni, toccando la pieve di Sangemini e il ponte d’Augusto di Narni? Aspettavo solo il bel tempo, avevo quasi fatto lo zaino e immaginato il sapore degli strangozzi alla ternana, molto migliori se gustati al termine di una giornata tra sentieri, sole e vento. 

Poi: eccoci qui.

Allenarsi a camminare non serve, dicevano i saggi esperti del passato: l’unico modo sensato per farlo è, appunto, camminare. E ora non si può, a meno che non seguiate un girotondo in salotto come quello che faceva Zio Paperone quand’era su di giri, lasciando il solco nel suo vecchio tappeto. Però si può pensare, studiare, progettare. Immaginare il prossimo viaggio, il cammino che percorreremo nei mesi futuri. Si sa, il viaggio più bello è sempre quello che vorremmo fare, quello che faremo prima o poi. Quindi pazienza, siamo seri e ragioniamo sulle prossime vie che vedranno i nostri scarponi all’opera. Torneremo tutti a camminare – magari un po’ più grassi e sbuffanti di ieri a causa della reclusione – per le strade, le mulattiere e i sentieri. Che disegnano il sistema nervoso nascosto e antico della nostra bell’Italia. 


Lungo il Cammino minerario di Santa Barbara, in Sardegna​

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