Dove non riuscirono le proteste popolari, le petizioni, le interrogazioni parlamentari, l’opportunità politica e il semplice buonsenso poté il mercato. Il prezzo del petrolio cala? Bene, a 30 dollari al barile andar a caccia di nuovi pozzi non è più un’operazione economicamente conveniente. E dunque la società petrolifera Petroceltic rinuncia alle contestate esplorazioni al largo delle isole Tremiti. Lo fa con una comunicazione al ministero dello Sviluppo economico dove semplice, semplice giustifica «il venir meno dell’interesse minerario» visti i cambiamenti delle condizioni del mercato mondiale» come spiega l’Ansa.
Si scrive così la parola fine a una dura battaglia che dura da nove anni, da quando ovvero la società petrolifera aveva presentato l’istanza di esplorazione delle acque antistanti le isole Tremiti. Una vittoria che si aggiunge a quella di cinque giorni fa, quando il ministero dello Sviluppo aveva dato lo stop alla autorizzazioni per la ricerca di idrocarburi in mare entro le 12 miglia, ovvero entro i 22 chilometri dalla costa. Uno stop che è servito a mettere la parola fine anche alla questione dell’Ombrina, che aveva suscitato accese proteste in Abruzzo.
Ovvia la gioia degli amministratori locali e delle tante associazioni, tra cui fin dall'inizio il Touring Club Italiano, che in questi anni si erano battute senza troppo successo per fermare le ricerche petrolifere in mare. Gioia che non li distoglie dall’obiettivo del referendum contro le trivelle, anche se recentemente la Cassazione ha rigettato cinque dei sei quesiti proposti perché nel mentre il governo con la legge di stabilità aveva accolto le eccezioni sollevate dai referendari. A questo punto rimane in piedi solo il quesito che riguarda nello specifico la norma che prevede che i permessi e le concessioni già rilasciati abbiano la "durata della vita utile del giacimento". Vittoria o non vittoria, rimane la constatazione che l’unica legge che sembra sempre avere la meglio è quella del mercato. Il che, oggettivamente, è una magra consolazione.
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