Sono una ventina i soci e i consoli Tci dell’Emilia-Romagna che in oltre due anni di lavoro hanno realizzato "Aemilia, una via lunga 2200 anni", carta “parlante” per esplorare paesaggi, beni culturali e prodotti tipici della regione seguendo il filo conduttore del percorso storico della Via Emilia, da Rimini a Piacenza. Un progetto sviluppato in prima persona dai soci Tci del territorio, in collaborazione con l’Apt dell’Emilia-Romagna, per proporre un viaggio in sei tappe alla scoperta di piccoli e grandi monumenti, musei, scavi archeologici più o meno strettamente legati al tema della consolare che da sempre rappresenta la spina dorsale della Pianura Padana. Tutte le tappe di "Aemilia, una via lunga 2200 anni" sono sulla nostra pagina dedicata.

 

"AEMILIA, UNA VIA LUNGA 2200 ANNI"
TAPPA 2 - LA VIA EMILIA DA FORLÌ A BOLOGNA
 
L’ingresso della Via Emilia nella città di Forlì (Forum Livii) è il Piazzale della Vittoria, dal tipico impianto razionalista del periodo fascista, con al centro l’imponente colonna coclide e le due are che fungono da Monumenti ai Caduti della prima guerra mondiale. Nel 2017 alcuni scavi hanno riportato alla luce reperti archeologici di grande interesse, relativi all’antica Via Aemilia e ad una necropoli romana, successivamente ricoperti. L’attuale impianto urbanistico-architettonico comprende anche l’ex collegio aeronautico sul cui lato si erge la mitologica figura di Icario.


Piazzale della Vittoria, Forlì - anno 1961

La piazza funge da atrio d’onore per l’ingresso nella città di Forlì, ingentilito da due palazzine gemelle che immettono lungo il percorso rettilineo della Via Emilia, oggi Via della Repubblica; al n. 72 Palazzo del Merenda, Biblioteca Civica ed attualmente in restauro e al n. 77 la seicentesca chiesa di Santa Lucia. Si giunge infine a Piazza Aurelio Saffi, il cuore di Forlì, l’antica Forum Livii fondata nel 188 a.C. L’attuale piazza in epoca romana si trovava al margine della città che nel Medioevo era il campo dell’abbazia di San Mercuriale su cui ancora oggi sorge la chiesa abbaziale, ingentilita nella facciata dalla lunetta dei mesi, conserva all’interno le belle pale d’altare del pittore rinascimentale forlivese Marco Palmezzano.

Il tracciato storico dell’Emilia continua lungo Corso Garibaldi ed assume un andamento tortuoso a causa degli antichi alvei dei fiumi Rabbi e Montone che lambivano i confini del municipium romano. S’incontra al n. 45 il palazzo dell’ex Monte di Pietà, sede di una fondazione bancaria (visitabile il pianterreno durante le mostre temporanee) e successivamente, sulla destra, il Duomo di Santa Croce affacciato sull’omonima piazza al cui centro troneggia la colonna dedicata alla patrona cittadina, la Madonna del Fuoco. Sulla via si affacciano i nobili palazzi delle antiche famiglie forlivesi. Gli edifici, dalle austere facciate in laterizio conservano all’interno pregevoli scaloni marmorei e sorprendenti decorazioni ad affresco, come L’Aurora di Carlo Cignani in Palazzo Albicini oggi sede del Circolo “La Scranna”.

Di qui, con una brevissima deviazione per Via Marcolini, si possono raggiungere i Musei San Domenico, sede di importanti mostre di arti figurative ma anche di un’interessante esposizione permanente. Si giunge infine all’unica sopravissuta delle quattro porte cittadine, Porta Schiavonia che apre il percorso di attraversamento del fiume Montone e attraverso la Via Bologna permette di raggiungere, con un percorso anche oggi rettilineo, la romana Faenza (Faventia).

La città fu certamente fondata poco dopo il tracciamento dell’Aemilia, che andò a costituire l’asse viario principale. Secondo Livio, la colonizzazione dell’Ager Gallicus iniziò nel 173 a.C. e questa data corrisponderebbe pure alla suddivisione centuriale della pianura. La città fu quindi fondata assieme alla centuriazione o poco dopo; significativo come lo scrittore Polibio trovasse “Faenza fervida d’opere”. Pare quindi chiaro che intorno al 150 a.C. la nuova città fosse in piena fase di sviluppo, con la costruzione di numerosi edifici ed infrastrutture. Oltre che a trovarsi sulla Via Emilia, Faventia era pure punto di partenza di un’importante strada per la Toscana lungo la valle del fiume Lamone, sullo stesso tracciato dell’odierna Via Firenze. L’impianto romano è confermato ancor oggi dagli imbocchi di parecchie vie lungo Corso Mazzini posti a distanze regolari, com- patibili con le misure romane. Anche a Faventia c’era un forum, di cui si sa ben poco perché l’area intorno alla bella Piazza del Popolo 4 , che ne continua oggi la primaria funzione aggregatrice, è stata soggetta nel tempo a profonde trasformazioni.


Piazza del Popolo a Faenza

Negli ultimi anni Faenza è stata protagonista di un originale progetto di musealizzazione dei reperti di età romana del suo territorio, un Museo di nuova concezione, al momento non ancora non visitabile, che accoglie una selezione dei mosaici romani di Faenza. La città infatti conserva un patrimonio musivo che copre un periodo ininterrotto dal I al VI sec. d.C., fornendo così una vera e propria antologia di mosaici unica in Emilia Romagna. L’atrio di Palazzo Mazzolani 5 in Corso Mazzini 93, storico edificio del primo ’700 faentino che sarà una sede del nuovo museo e che ospita l’Istituto superiore per le industrie artistiche di Faenza, è stato già oggetto di un importante intervento di riqualificazione che ha consentito di esporre al suo interno una selezione di reperti archeologici faentini.


Palazzo Mazzolani, Faenza

Non può mancare una visita al Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, MIC, in Viale Baccarini 19, uno dei più importanti musei d’arte ceramica del mondo. Nelle sale espositive sono raccolte le opere delle officine di ceramica italiana dal Medioevo all’Ottocento, del vicino Oriente Antico, di area mediterranea in epoca ellenistica, di area precolombiana e islamica. Un’ampia sezione è dedicata alla ceramica moderna e contempo- ranea. Dal 2011 il museo si fregia del riconoscimento UNESCO.

Usciti da Faenza la Via Emilia racconta storie medievali: Pieve Ponte, Ponte del Castello e Castel Bolognese. Questa è terra di confine sul quale si combatté la guerra fra Bologna e le città di Faenza, Forlì e Ravenna. Nel 1388 i Bolognesi costruirono qui un castello, appunto Castel Bolognese. Fin dall’inizio, l’abitato si caratterizzò per l’ampio uso di portici, ad imitazione della città madre. Oggi rimangono anche qualche tratto di cinta muraria e tre torrioni d’angolo. Seguendo la SS9, attraversato il Rio Sanguinario (nome evocativo di cruente battaglie) ed il fiume Santerno, si giunge ad Imola (Forum Cornelii). Qui la Via Emilia attuale, nel suo tratto urbano, ricalca fedelmente il percorso dell’antica via consolare romana costruita nel 187 a.C. e rimane il principale asse stradale con direzione est-ovest (decumano massimo) mentre, ortogonalmente ad esso, è tracciato il cardine massimo, la principale strada con direzione nord-sud, corrispondente all’allineamento delle vie Appia e Mazzini.

Tracce consistenti della Via Emilia si rinvennero alla profondità di circa due metri nel tratto compreso tra l’incrocio della strada con Via Case di Dozza e Piazza Caduti per la Libertà. Il ricco patrimonio archeologico del territorio imolese sarà visibile in un percorso all’interno del Museo di San Domenico che già ospita le collezioni d’arte della città inaugurate nel 2011 e del Museo Scarabelli inaugurato nel 2013.


Museo San Domenico, Imola

È un percorso che toccherà il chiostro rinascimentale costruito durante la signoria dei Riario Sforza e l’antico granaio del convento domenicano, per poi scendere nell’area archeologica della “domus del rasoio”, la casa romana del I sec. d.C. scoperta sotto il complesso di San Domenico. Si procederà quindi nell’enorme spazio delle cantine del convento che si snoda sotto Via Quarto fino a raggiungere il sotterraneo del vicino ex convento di San Francesco, l’attuale Biblioteca comunale. Qui sarà possibile vedere molti reperti di età romana e medievale che costituivano il Museo archeologico realizzato nel 1965 e chiuso nel 1985 per restauri. A poca distanza dalla Via Emilia la Rocca Sforzesca, splendido esempio di architettura fortificata fra medioevo e rinascimento.


Rocca Sforzesca, Imola
Usciti da Imola, s’incontra il Santuario della Madonna del Piratello, una costruzione rinascimentale, sostenuta da Caterina Sforza. Lasciata, alla sinistra, la breve deviazione consigliata per Dozza, sede dell’Enoteca Regionale e famosa per la sua Rocca ed i suoi Muri dipinti da artisti famosi, si giunge a Castel San Pietro Terme. Qui in età romana esisteva una statio, cioè una stazione di posta del servizio postale imperiale, ma anche luogo di assistenza per i viaggiatori. I Bolognesi edificarono, sul vicino colle, nel 1200 il castrum al confine con il territorio di Imola, all’epoca città ghibellina, mentre Bologna era guelfa.

Castel San Pietro Terme

Tra Forum Cornelii (Imola) e Bononia (Bologna), ad Osteria Grande all’inizio del territorio del comune di Ozzano Emilia, si incontrano, affacciati a destra sulla SS9, i resti del municipium di Claterna, sorto nel II secolo a.C. ai lati della Aemilia, fra l’abitato di Maggio e il t. Quaderna, all’incrocio fra la consolare con la via transappenninica diretta in Toscana (Via Flaminia minor). Oggi è parzialmente aperta e visibile un’interessantissima area archeologica con strade, ambienti termali e domus con pavimenti a mosaico. Rimane ancora molto da scoprire di questa antica città, sia sulla sua genesi (vi sono anche alcune evidenze di precedenti insediamenti etruschi e celtici) sia per il fatto che in pochi altri casi in Italia una città di queste dimensioni (l’area archeologica interessa ben 15 ettari) è rimasta dimenticata e sepolta quasi intatta sotto i campi.


Claterna

INFORMAZIONI
- Tutte le tappe di 
"Aemilia, una via lunga 2200 anni" sono sulla nostra pagina dedicata.
- Hanno curato la realizzazione della tappa 2 Carlo Bonfiglioli, Franco Capra, Fabrizia Fiumi, Benedetta Orlati, Romano Zama.
- Scarica la mappa e la descrizione della tappa 2 in formato pdf!
- Scopri nel dettaglio il percorso di "Aemilia, una via lunga 2.200 anni" sulla mappa interattiva di tourer.it/itinerari