Muovasi la Capraia e la Gorgona, e faccian siepe ad Arno in su la foce, sì ch'elli annieghi in te ogne persona!”. Il 25 marzo si celebra in tutto il mondo il giorno in cui Dante si perse nella selva oscura, iniziando il suo viaggio nell’aldilà della Divina Commedia. 
Il nostro di viaggio è in terre dantesche, ma in selve che di oscuro hanno ben poco, anzi. Entriamo infatti in uno dei parchi più estesi e interessanti del Belpaese, il Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli, una straordinaria area protetta che tra mare e terra si estende dal Tirreno verso l’entroterra toscano, tra le province di Pisa, Lucca e Livorno
Siamo fortunati, perché a mettere le vesti di Virgilio per guidarci passo passo in un territorio tanto complesso e ricco di sfaccettature è Giovanni Maffei Cardellini, che a questo parco ha dedicato una tesi in giovane età, un saggio di architettura del paesaggio (“Parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli : la storia e il progetto, fotografie di Gabriele Basilico) e cinque anni di presidenza dell’Ente, che si chiuderanno il prossimo aprile. Non prima di un passaggio fondamentale, un nuovo progetto per la tenuta di San Rossore, un masterplan firmato nientemeno che dallo studio di Carlo Ratti, architetto italiano apprezzato in tutto il mondo, presentato proprio oggi.
Il presidente del Parco, Giovanni Maffei Cardellini
Presidente, dove ci troviamo e cos’è il Parco di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli?
"Siamo tra Viareggio, Pisa e Livorno. Siamo il cuore verde di un’area metropolitana densamente urbanizzata. Abbiamo una serie di importanti monumenti naturali, tenuti insieme da una visione unitaria di pianificazione del territorio. A nord si trovano la Macchia lucchese sul fronte viareggino, poi il lago di Massaciuccoli, la grande tenuta di Migliarino, la tenuta di San Rossore (che è il cuore del parco). Poi abbiamo il litorale pisano e la tenuta di Coltano. Il parco conviene raccontarlo per luoghi e per ambienti. Nella sua area sono compresi 30 chilometri di spiagge con dune in evoluzione naturale,  diecimila ettari di aree boscate che fanno parte della biosfera Unesco Selve di Toscana e infine 6mila ettari di aree umide inscritte nella lista di Ramsar (Convenzione sulle zone umide di importanza internazionale). All’interno di queste condizioni ambientali sono inserite le riserve naturali più importanti, tenute insieme dal mondo dell’agricoltura che si sta evolvendo, che contiene un’arte di stare sul territorio consolidata nel tempo"
Chi abitava queste terre prima dell’istituzione del Parco, nel 1979?
"Il nostro parco è un parco della natura ma anche della storia. Nel tempo, su questo territorio si insediarono grandi tenute, in genere medicee, dopo il 1406, di cui resta la tenuta di San Rossore, quella dei Salviati e quella appunto di Coltano. Le proprietà sono passate dai Medici, agli Asburgo Lorena e quindi al Re d’Italia sabaudo".
Oggi presentate il nuovo Masterplan della tenuta di San Rossore, che valore avrà per il Parco nel suo complesso?
"Il Parco è attualmente governato da un piano territoriale di coordinamento, realizzato nel 1989 dal professor Cervellati. È stato un piano significativo nella storia disciplinare. Ora stiamo vagliando un piano integrato che riguarderà l’intero territorio. Era quindi il momento ideale per riprogettare il futuro della tenuta di San Rossore con un Masterplan dedicato. 
La tenuta di San Rossore è di proprietà della regione Toscana ed è gestita direttamente dall’Ente Parco. C’è tantissimo patrimonio architettonico ed edilizio e quindi abbiamo pensato che da qui potevano nascere visioni da estendere sull’intero territorio del parco, ma che anche fosse necessario avere una visione integrata dell’intera tenuta per evitare che l’area venisse governata con iniziative singole, legate spesso a interessi particolari"".
Cosa cambierà?
"Innanzitutto l’approccio alla conservazione del territorio. Non dobbiamo seguire la tendenza a lasciare le cose come sono, a fronte di una natura in continua evoluzione. Noi dobbiamo impegnarci in una conservazione attiva, senza lasciare che la natura faccia semplicemente il suo corso". 
Può aiutarci a capire con degli esempi concreti?
"Essere attivi significa intervenire regolando i disequilibri sul nostro territorio. Non possiamo lasciare che i daini devastino 3500 orchidee, che insetti estranei arrivati con le navi attacchino pini marittimi e domestici, o che una cimice americana minacci la produzione di pinoli, un'eccellenza locale".
Qual è l’idea centrale del nuovo Masterplan, che Parco sarà?
"Mettiamo nero su bianco un’idea di gestione del parco che non si limiti a manutenere quello che c’è, ma che invece punti a costruire un parco che sia occasione di lavoro e una vera e propria "fabbrica delle idee”. Noi vogliamo adattare le strutture edilizie di cui disponiamo per accogliere veri e propri incubatori di progetti che incrocino agricoltura, ecologia e innovazione digitale. Pensiamo solo alle potenzialità della nostra azienda agricola di oltre 700 ettari integralmente biologica e pubblica. Vorremmo appoggiarci alle attività già esistenti per costruire nuove modalità di vista del parco che integrino turismo, scuola e lavoro".
In questa modalità nuova di vivere il parco, a quali attività pensate?
"All’agricoltura, alla paludicoltura, alla forestazione che nella pratica diventa un modo per stare nel parco, rapportarsi con i nostri animali, accompagnarli nelle transumanze. Il parco potrà non essere più solo luogo di passaggio e svago, ma occasione di crescita personale e professionale". 
Il vostro parco è estesissimo, ne verranno migliorate accessibilità e fruibilità?
"Al di la della pandemia, vogliamo ripensare integralmente le modalità di accesso alle aree del parco e alle residenze che ne fanno parte. Con lo studio Ratti stiamo evolvendo l’idea di un “parco delle acque” per salvaguardare il cuore incontaminato della tenuta di San Rossore, inducendo i visitatori ad abbandonare l’automobile per prediligere accessi su vie d’acqua. L’Arno e il Serchio e ovviamente il mare circondano la tenuta di San Rossore. Dalla stazione di Pisa si arriverà sull’Arno e con mezzi elettrici si proseguirà fino al punto di accesso della tenuta a Cascine Nuove. Abbiamo fatto questa sperimentazione durante l’emergenza pandemica e siamo rimasti soddisfatti dei risultati. 
La seconda nuova tappa di questo accesso rinnovato la offre il centro del Boschetto, che ospita i nostri splendidi cavalli. Un luogo ideale per implementare corsi di educazione naturalistica e di approccio all’ippica. Di qui si prosegue fino agli scogli, di fronte al Gombo, dove stiamo valutando interventi per evitare l’invasione di diportisti nella bella stagione". 
Quindi ci sarà anche una via d’accesso sul Serchio?
"Dalla Burlamacca di Viareggio vorremmo agevolare la navigazione sul Serchio fino al lago di Massaciuccoli, dove oltre alla ricchezza di avifauna c’è la possibilità di accedere alla sponda Pucciniana, e di lì entrare nel Barra Barretta, che va di nuovo verso il letto del Serchio per entrare nel parco di Migliarino. Dal Serchio in canoa si può tornare in mare e riapprodare a San Rossore. Una splendida esperienza sulle “venerande fiumane”, che ho provato di persona".
Si può rinnovare il modo di fare turismo quindi, sperimentando nelle aree protette?
"Ci stiamo provando. Per noi il turismo deve incrociare viaggio, scuola, lavoro e fruizione. Il nostro grande obiettivo è trovare un sistema di convivenza tra uomo, piante ed animali che non sia antropocentrico. Si può vivere intelligentemente la natura per conservarla con intelligenza, senza banalizzare le esperienze di visita del parco. Dobbiamo allargare la nostra utenza abituale che viene per svagarsi a due passi da casa a una utenza che vuole vivere tutte le possibilità che un ambiente complesso come il nostro può offrire: dalla potatura di un albero secolare, alla ricerca scientifica su flora e fauna, agli studi sulla agricoltura biologica; dialogando con le università pisane e toscane".
Non potete fare tutto da soli, avete progetti di cittadinanza attiva?
"Stiamo portando avanti il progetto Mayday Earth. L’idea è molto semplice e vuole attivare un ciclo completo dei rifiuti. È un progetto realizzato con il supporto di una applicazione digitale. Un cittadino che sta visitando il parco e nota la presenza di rifiuti, può fotografarli e caricare l’immagine sulla App dedicata: questo è il cosiddetto Mayday. A questo punto noi organizziamo giornate di interventi mirati a raccogliere i rifiuti, risolvendo gli episodi di degrado. Il passo successivo è la piantumazione di nuovi alberi sui luoghi risanati, grazie alla Giorgio Tesi di Pistoia, mentre i rifiuti vengono rimossi gratuitamente grazie alla ricicleria di Scapigliato".
Come state intervenendo su un’area difficile come il lago di Massaciuccoli?
"Abbiamo attivato un programma di recupero. Le acque del lago sono in cattivo stato, dovuto all’eutrofizzazione indotta da pesticidi e anticrittogamici e da residui di sabbie silicee prodotti dalle estrazioni degli anni 70. Una prima ipotesi era stata portare l’acqua del Serchio all’interno del lago, con un conseguente stanziamento di 18 milioni di euro. Il progetto non ebbe seguito ed i fondi sono stati dirottati per miglioramenti agricoli e ambientali intorno al lago. Abbiamo quindi affidato al Sant’Anna di Pisa e all’Università di Firenze lo studio sul bacino. Oggi abbiamo ben otto schede di intervento per riqualificare le reti idriche, l’ambiente in prossimità delle acque, rimuovendo anche i ricoveri dei barchini ormai precari. In ultimo stiamo restaurando il barcone di Puccini, sperando di dargli futura visibilità nella Villa Ginori". 
Ad aprile finisce il suo mandato, cosa si sente di lasciare al Parco?
“Una idea di futuro, e poi come si dice… non muoio mica eh!”.
INFORMAZIONI UTILI
Scopri di più sul Parco di Migliarino San Rossore Masaciuccoli, vai al sito ufficiale parcosanrossore.it